I muri a secco di Modica
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I “muri a secco” di Modica
L’affascinante altopiano ibleo è sicuramente
reso inconfondibile dalle secolari piante di carrubo e dai caratteristici muri
a secco.
In particolare, la campagna modicana è
ricchissima di muretti che ricamano il territorio con un effetto di
spettacolare bellezza, che da sempre ispira grandi pittori ed illustri poeti.
La ragione della fitta ragnatela di
muri a secco va ricercata nella formazione, sin dalla prima metà del '500, di
una classe di piccoli proprietari terrieri che, in seguito alla diffusione
dell’enfiteusi, frazionarono i feudi, confinando con le strutture murarie le
nuove piccole proprietà.
Tale origine è stata confermata da
diversi ricercatori, che nell’Archivio storico di Modica hanno studiato gli
atti relativi al fenomeno socioeconomico.
Significativo appare un bando comitale del
1562, che ai contadini neoproprietari così intimava: “ogne uno che havi
accettato terri, quelli dijano circumdari di mura o di fossati…”
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Gli operosi contadini modicani da secoli spietrano con fatica e determinazione i loro campi, per liberare il terreno da adibire al pascolo e alle coltivazioni arboree.
Le pietre ricavate vengono utilizzate per costruire i muri a secco, eleganti strutture architettoniche rurali, capaci di delimitare le proprietà, permettere la rotazione delle colture agrarie e ridurre i danni delle piogge torrenziali, sostenendo i terrazzamenti.
Delimitando le stradelle interpoderali
(“trazzere”), gruppi di piante da proteggere (mannaruna) e i
grandi cortili delle masserie, tutt’oggi consentono il pascolo brado dei bovini
di razza modicana senza la necessità della custodia.
Il muro a secco modicano è costruito
con pietre di varia forma e dimensione, opportunamente sagomate ed incastrate
da mani sapienti, senza uso di leganti o malte di alcun genere.
I “murassiccari” sono dei
muratori specializzati, veri artisti della lavorazione della pietra grezza, di
natura calcarea, estratta generalmente “in loco”.
Dopo aver predisposto il “letto”,
tramite un fossato, il “mastro”, utilizzando solo il martello da taglio,
sistema prima i conci più grandi, dette “tistati”, ai bordi della base.
Quindi
procede incastrando ai due lati le grosse pietre, che determinano all’esterno
le due facce e un interno vuoto, detto “a cascia”. Questa viene poi riempita
dai giovani apprendisti con pietre piccole di scarto, chiamate “mazzacani”. Gli
interstizi rimasti nelle due facce vengono chiusi tramite scaglie scelte con
perizia per elevare l’aspetto estetico. Raggiunta l’altezza di circa un metro, il
muro viene completato con pietre di chiusura di forma semicircolare dette “traverse”.
Grazie all'utilizzo di pratiche
tradizionali tramandate dai “mastri” di generazione in generazione, la campagna
modicana si presenta disegnata da una fitta rete di muri omogenei in forma e
struttura, che ha permesso di conservare integri molti aspetti naturali del
territorio, testimonianza fedele del paesaggio originario.
Un contributo, questo, che è stato
determinante ai fini della tutela e della valorizzazione del grande patrimonio
storico e naturale dell’ex Contea.