Intervista a Davide Buzzi
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Davide Buzzi: con il
mio libro “Antonio Scalonesi - MEMORIALE DI UN ANOMALO OMICIDA SERIALE” il
lettore scopre il proprio lato oscuro
Di Francesca Ghezzani
Intervistare Davide Buzzi, nato
ad Acquarossa (Svizzera) nel 1968, è come entrare in una sorta di museo
interattivo, in cui i sensi, le arti, le percezioni si fondono tra suoni,
scritte, fotografie, reportage. Sì, mi succede questo nel parlare con lui
perché la sua carriera lo vede spaziare dall’attività di cantautore a quella di
autore, da quella di fotografo a quella di giornalista.
Tutto prende il via nel 1982, poi
nel 1993 pubblica il primo cd e nel 2013 approda al mondo letterario con il
libro di racconti dal titolo "Il mio nome è Leponte… Johnny Leponte".
Negli anni ottiene dei riconoscimenti importanti a livello internazionale per
il suo lavoro cantautorale e nel 2020 torna sul mercato editoriale con “Antonio
Scalonesi - MEMORIALE DI UN ANOMALO OMICIDA SERIALE” edito da 96, Rue
de-La-Fontaine Edizioni, Follonica.
Davide, so che ti è stato chiesto fino allo sfinimento, ma con il
romanzo di Antonio Scalonesi tu hai portato in Italia un genere da noi poco
utilizzato: lo spoof. Che cosa si intende e perché è stato funzionale a questo
tuo lavoro?
Lo spoofing è un genere letterario, ma non solo, che amalgama realtà e finzione fino ad arrivare a
manipolare la realtà e a far passare per vero quello che in realtà non lo è.
Spesso anche la politica ha creato e diffuso delle notizie spoof, magari con
l’intento di distruggere avversari di partito o per scongiurare l’elezione a
presidente di questo o quel personaggio. Anche i servizi segreti di ogni
nazione del mondo creano ogni giorno delle notizie spoof, per confondere il
controspionaggio di altri Stati, per provocare la caduta di qualche governo in
modo più o meno drammatico o anche solo per deviare l’attenzione da altri
eventi “delicati”.
Nel
caso del mio romanzo, “Antonio
Scalonesi - MEMORIALE DI UN ANOMALO OMICIDA SERIALE”, stiamo parlando di
una vera e propria (auto) biografia, che
racconta le gesta di uno spietato serial killer, combinando fatti realmente
accaduti con altri completamente inventati fino a far apparire l’intero
racconto come un fatto realmente accaduto. Per far sì che tutta la costruzione
potesse funzionare, ho creato persino dei documenti “falsi” che vanno ad
avvalorare la testimonianza che il personaggio di Scalonesi rende al
Procuratore pubblico che lo sta interrogando.
In
questo senso è stata fondamentale la collaborazione di diversi specialisti, fra i quali
l’ex capo della polizia scientifica del Cantone Ticino Emilio Scossa Baggi, lo
psichiatra Orlando Del Don, gli avvocati Amanda Rueckert e
Giovanni Martines (già difensore di Bernardo Provenzano durante il processo per
l'omicidio di Mario Francese), un armaiolo,
giornalisti, ecc.
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Quali sono i turning points principali nelle pagine del tuo libro che
danno una svolta alle vicende?
Due
situazioni in particolare sono molto importanti, in quanto segnano
profondamente l’agire di Scalonesi nel contesto dell’intera storia. La prima è
quando due personaggi giungono a fargli visita sul posto di lavoro, affermando
di sapere cosa in realtà faccia durante il suo tempo libero, mentre il secondo
invece è legato alla sua decisione di tentare
un’azzardata impresa all’interno del Museo d'Orsay di Parigi, quando, dopo aver
ucciso uno dei custodi, con grande abilità penetra nella Galleria Françoise
Cachin e si impossessa del dipinto "La
chiesa di Auvers" di Vincent Van Gogh. Questo fatto innescherà un concatenamento di eventi inaspettati che lo
proietteranno all’interno di un
complicato intrigo internazionale e da cacciatore improvvisamente si ritroverà
a diventare lui stesso una preda.
Subito all’inizio del racconto il protagonista, Antonio Scalonesi, il
21 novembre del 2011 si presenta presso gli uffici della Procura Pubblica del
Cantone Ticino di Lugano, in Svizzera, per confessare di essere un assassino
seriale. Quale rapporto si instaura tra lui e il suo interlocutore durante
l’interrogatorio?
Scalonesi
è un personaggio dall’egocentrismo elevato alla massima potenza e che, a causa
della sua salute, non ha più nulla da perdere. Il suo desiderio è solo quello
di rendere note al mondo le sue “opere” realizzate durante l’attività di assassino
seriale. E lo fa a modo suo, senza sconti e senza lesinare nella crudezza dei
particolari. Nel contempo ne approfitta anche per esporre il suo punto di vista
nei confronti della vita, spesso ponendo una vena di cinismo davanti a tutto.
Al
Procuratore pubblico non rimane che accettare il modo di fare del killer, in
quanto è ben cosciente che la sola possibilità di venire a capo di tutta la
storia sia quella di lasciare la massima libertà di parola a Scalonesi, spesso
accettando anche di essere insultato. Anche se a prima vista potrebbe sembrare
che il Procuratore sia succube di Scalonesi, in realtà è proprio grazie alla
sua pazienza e a un pizzico di furbizia che alla fine tutta la storia verrà a
galla, per chiudersi in un finale del tutto inaspettato e che, paradossalmente,
butta in aria ogni certezza.
E tra Scalonesi e le sue vittime?
Antonio Scalonesi è un serial killer anomalo, in quanto agisce
diversamente da come siamo abituati a osservare nella maggioranza degli altri
suoi colleghi, nel senso che le sue vittime sono tutte diverse le une dalle
altre e non hanno alcuna caratteristica comune. Per non dire poi che spesso il
protagonista uccide pure su commissione. Scalonesi differenzia molto il suo
modo di agire a seconda del fatto che l’omicidio che sta per commettere sia
commissionato oppure sia per il suo divertimento personale. Pulito e metodico
quando si tratta di un incarico da portare a termine, crudele e ricercato
invece nell’altro caso.
Con il “MEMORIALE DI UN ANOMALO OMICIDA SERIALE” qual è la recensione o
critica che hai apprezzato di più?
Spesso mi capita di sentirmi dire che l’aspetto più inquietante di
questo romanzo sia quello legato al fascino equivoco emanato da Antonio
Scalonesi, un aspetto questo che porta il lettore a immedesimarsi nel
personaggio, obbligandolo a scavare dentro se stesso fino a portarlo a scoprire
il suo lato oscuro. Questo significa che sono riuscito a raggiungere il mio
obiettivo, ovvero a scrivere una storia coinvolgente e spiazzante.
Infine, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A breve dovrebbe uscire il mio nuovo album discografico, intitolato “Radiazioni sonore artificiali non coerenti” - che sta in rampa di lancio da quasi due anni - e spero di riuscire a pubblicare entro la fine del 2021 un nuovo romanzo. Niente di spaventoso questa volta, si tratta infatti di una storia di paese tinta un po’ di giallo a seguito di un involontario scambio – non vi dico di cosa – che farà precipitare gli eventi come pedine di un domino stravagante.