Tortello amaro di Castel Goffredo
Rubriche > Eccellenze in tavola > Prodotti da forno e pasta

6 settembre 2025
Come sempre la redazione de “L’Astrolabio Online” va a caccia non solo di artisti, autori e libri, ma anche di squisitezze che arricchiscono di bontà, sapere e tradizioni le tavole dei nostri territori. In fondo, quando si parla di cultura possiamo ampliare all’infinito il patrimonio di sapere e conoscenza. Anche, anzi, soprattutto, gli usi e le tradizioni sono la base della nostra cultura, termine che peraltro ha stessa radice etimologica di cultura.
E la cultura e la storia del nostro paese hanno viaggiato molto spesso affiancate alla storia dell’agricoltura, della campagna e del piacere della tavola. Del resto, è risaputo che spesso la storia, le arti, gli intrighi di corte e molto altro si sono consumati mentre si consumavano lauti banchetti. Le grandi dinastie nobiliari del Rinascimento hanno dato grandissimo risalto al loro potere anche grazie ad una “Guerra di sapori e prelibatezze della tavola” che miravano una volta di più ad esaltare il loro potere e la loro grandezza, quasi fossero armi letali per sconfiggere o sottomettere il “nemico”.
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Il “Tortello amaro di Castel Goffredo”
Non è da meno uno dei tanti gioielli della cucina dell’Alto Mantovano che presentiamo oggi: il “Tortello amaro di Castel Goffredo”, del quale scopriremo che era uno dei tanti piatti che arricchivano i lauti banchetti dei Gonzaga che, tra l’altro, anche a Castel Goffredo avevano una loro sontuosa residenza in quella che fu scelta da Aloisio Gonzaga come capitale di un Feudo della loro Signoria.
Ora è davvero il momento di andare a conoscere il protagonista dell’articolo.


Aloisio Gonzaga
La Storia
L’origine dei tortelli ha radici assai lontane: secondo quanto riportato dal Berti, famoso cuoco mantovano, fu Libissa, contadina Lombarda, ad inventare i “raffioli avviluppati in pasta di sfogliata e detti dai Lombardi malfatti” ben otto secoli fa.
La parola “tortei” però, appare per la prima volta nelle cronache gastronomiche delta Corte Mantovana intorno al 1500, e sono chiamati, “fiori ripieni di ogni ben di Dio”.
Non è difficile pensare che, essendo la nostra un’economia rurale, anche la cucina si servisse degli elementi a disposizione nell’orto o nei campi, a seconda delle stagioni.
Le “risidure” (donne che controllavano la gestione della casa), abituate “a fare col poco che avevano”, si industriavano a creare nuovi piatti, poveri negli elementi base ma di grande effetto per l’occhio ed il palato.
Accanto ai famosi tortelli di zucca, immancabili sulle tavole mantovane, si creano altri piatti rustici, sempre utilizzando gli elementi di base come la sfoglia, le uova, il grana, con l’utilizzo di diverse verdure.
Uno di questi è il caso di Castel Goffredo e dei suoi tortelli definiti amari per la presenza, net ripieno, di un’erba comunemente chiamata amara o Erba di S. Pietro. Le massaie piu’ anziane ricordano che in casa loro i tortelli amari si sono sempre fatti con una ricetta custodita gelosamente e tramandata di madre in figlia.



L’Erba Amara
Si tratta di un’erba che è conosciuta con decine di nomi diversi, come sempre accade a seconda delle zone in cui viene raccolta. In Piemonte, ad esempio è l’erba di San Pietro, mentre a Castel Goffredo non rinuncerebbero per nulla al mondo a chiamarla erba amara.
L’idea è quindi quella di una pianta che ha un suo nome, certamente latino, Tenacetum Balsamita, con cui è indicata nella complessità botanica, ma che poi, naturalmente, viene riconosciuta localmente con molte denominazioni.
L’erba amara è una pianta umile insomma, che senza protestare si presta, versatile, a molti giochi in cucina.
Castel Goffredo: storia e curiosità, visita la città
Questa importante cittadina del mantovano è conosciuta come la "Città della Calza". Infatti, Castel Goffredo ha un importante distretto industriale tessile specializzato nella produzione di calze che rappresenta una parte significativa della produzione italiana, europea e mondiale di calze.
Tutto ha inizio negli anni '20, per la precisione nel 1925, con l'apertura del primo calzificio, il “NO. E. MI.”, che produceva calze di cotone e seta. Negli anni '50 la chiusura del calzificio diede origine a un nuovo modello di business, con la nascita di molte piccole imprese che in seguito formarono il distretto.
Ed è proprio a Castel Goffredo che negli anni '60 vengono prodotti i primi collant in Italia.
Oggi Castel Goffredo è un centro di eccellenza per la produzione di calze e rappresenta una quota importante del mercato nazionale e mondiale.

Lo storico calzificio NO.E.MI., foto dell'epoca

Ma Castel Goffredo non è soltanto sinonimo di calze, tutt’altro. Nei secoli l’abitato si è sviluppato attorno ad un centro storico caratterizzato da un impianto architettonico tipicamente rinascimentale, tant’è che alcuni storici dell’architettura lo paragonano a quello della “Città Ideale” di Sabbioneta, voluta da Vespasiano Gonzaga Colonna. Il cuore della città è la nobile e ampia piazza Mazzini dove sono situati gli elementi che attestano i poteri forti e nobili di un tempo: il Palazzo Gonzaga, ora Acerbi, residenza e corte dei marchesi, la Chiesa Prepositurale di Sant’Erasmo, il Palazzo Comunale, casa della “Magnifica Comunità” ed infine i Portici sotto i quali si affacciano le botteghe della borghesia commerciale e dove vengono organizzati gli eventi più importanti che coinvolgono la cittadinanza e molti visitatori

Palazzo Gonzaga, ora Palazzo Acerbi


Il Museo MAST
Una particolare attenzione va riservata all’importante museo della città: il Museo MAST.
Inaugurato nel 2017, il museo nasce dal paziente e appassionato lavoro di recupero della sede e del patrimonio esposto, voluto e attuato dai dell’associazione onlus Gruppo San Luca. Il Museo è la storia della Città di Castel Goffredo, che dal 1511 al 1603 fu capitale di un piccolo stato gonzaghesco comprendente Castel Goffredo, Castiglione delle Stiviere e Solferino.
Il percorso di visita del museo unisce molti temi identificativi della storia locale e dell’Alto Mantovano, Soprattutto l’acqua e la tessitura, attività documentata già nel Duecento che nel Novecento ha garantito a Castel Goffredo il titolo di “capitale della calza”.

