"Cipolla di Breme"
Rubriche > Eccellenze in tavola > Presidi Slow Food
Cipolla di Breme
Presidio Slow Food
Lombardia - Pavia
Sezione: Ortaggi e conserve vegetali
Continua il nostro viaggio
nell’arcipelago dei preziosissimi Presidi Slow Food.
Per questo secondo scalo approdiamo
nuovamente in Lombardia e precisamente nella provincia di Pavia, in Lomellina, al
confine tra Lombardia e Piemonte, una terra pianeggiante dove il riso è il
padrone di casa.
Ma, almeno per ora, non è di riso che vogliamo
parlare, ma di un prodotto dell’orto che, se vogliamo, con il riso può avere
molto a che fare.
Oggi parliamo di una cipolla che oltre
ad essere Presidio Slow Food (lo è dal 2020) ha ottenuto il riconoscimento
De.Co. dal Comune dove avviene la maggiore produzione di questo raro gioiello;
infatti, nel 2014 è stata costituita l’Associazione dei Produttori della
Cipolla Rossa di Breme (questo è il borgo della Lomellina dove viene
coltivata questa prelibatezza). Nel 2018 le sementi di questo prodotto sono
state depositate nella “Banca del Seme” che ha sede in Norvegia, il Fort Knox
delle sementi.
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Breme è un piccolo borgo di meno di
mille abitanti, ovviamente a “trazione integrale agricola”, pensate che fino
alla metà del secolo scorso questo paesino era denominato l’orto delle
Lomellina. Delle tradizioni agricole di Breme possiamo trovare tracce a partire
dal X° secolo. Fu in quel periodo che i monaci benedettini dell’abbazia della
Novalesa iniziarono a insegnare ai contadini bremesi tecniche (assolutamente
innovative per l’epoca) per la coltivazione degli ortaggi, tra questi
ovviamente la cipolla rossa che viene “allevata” nel rispetto della tradizione.
Questa è un’area geografica che,
grazie alla presenza di un microclima unico condizionato dalla confluenza tra
il fiume Sesia ed il Po, circostanza che anticamente aveva creato una palude
poi bonificata, ha reso straordinariamente fertili i terreni grazie anche alle
falde acquifere che scorrono a circa un metro e mezzo al di sotto della
superficie, particolarità che non richiedere l’irrigazione.
L’espandersi della risicoltura, nel
tempo, ha portato alla conversione dei terreni coltivati a orticultura in
risaie e attualmente sono pochi gli “ortolani” rimasti e che, in genere,
coltivano gli orti solo per lo stretto necessario al fabbisogno famigliare.
Unica eccezione la cipolla rossa di
Breme che dopo un periodo di abbandono della sua cultura attorno agli anni ’80,
ha visto lentamente ricrescere l’interesse per questo frutto della terra,
probabilmente grazie anche un nuovo interesse della ristorazione locale che lo
chiedeva per impreziosire i piatti tipici del territorio. Ora “la dolcissima”
(così viene chiamata) vive un momento di grande rilancio, i produttori della
zona, soprattutto i giovani stanno valorizzando questo prodotto. Al momento i
produttori di questo ortaggio dalla storia millenaria sono meno di una ventina.
Come dicevamo poso sopra la cipolla di
Breme è nota come “la dolcissima”, proprio perché alla sua degustazione non
potremo fare a meno di stupirci per la sua dolcezza e delicatezza al palato.
La prima cosa che cattura l’attenzione
a chi “incontra” e prende in mano per la prima volta in mano una cipolla rossa
di Breme è il suo peso che nella media si aggira sui 600-700 grammi, ma può
superare abbondantemente anche il chilo. Sembra che il record spetti ad una
cipolla che ha raggiunto la quarantina di kg.
Abbiamo ribadito e parlato più
volte dell’eccezionale dolcezza di questo prodotto dell’orto e del suo inconsueto
peso, ma la rossa di Brema ci riserva altre sorprese, infatti ancora oggi, in
un mondo dove la tecnologia e la meccanizzazione sono sempre più diffuse in
agricoltura, la coltivazione della “dolcissima” è perlopiù manuale e non si
discosta molto da quella tramandata dai monaci.
Si tratta di un lavoro lungo e
complesso, nel rispetto di un rigido disciplinare che vieta ogni tipo di
pesticida e prevede l’utilizzo soltanto di prodotti consentiti in biologico. Il
ciclo annuale di produzione inizia in concomitanza con la luna calante di
agosto con la messa a bagno in sacchi di iuta dei semi. Appena sono germinati
avviene la semina in vivaio e soltanto tra la fine di ottobre e l’inizio di
novembre le piantine vengono trapiantate in campo dove rimangano fino all’inizio
dell’estate. A giugno inizia la raccolta che si protrae per un paio di mesi: il
momento giusto per toglierle dal terreno è quando il gambo inizia ed essiccare
e si piega su sé stesso. Ma il lavoro non termina con la raccolta. Una volta
raccolte, le cipolle rosse di Breme vengono lasciate per alcune ore sotto il
sole e poi trasferite in un luogo ombreggiato, dove vengono lasciate riposare altri
tre o quattro giorni per completare il processo di maturazione ed essiccazione.
Attualmente i produttori di questo
bulbo sono 15 o 16, nel 2006 erano solamente 4 o 5, ora grazie alla sua
riscoperta la sua produzione va sempre più aumentando passando negli ultimi 15
anni da 150 quintali a superare i mille.
Pensate che queste cifre non si
avvicinano nemmeno lontanamente a quelle di settant’anni fa, quando il
Consorzio locale (fondato nel 1943) poteva contare su duecento soci. Poi il
Consorzio venne sciolto nel 1973 a causa della bassa remunerazione di questa
coltura e della mancanza di manodopera dovuta all’esodo dei giovani verso le
città e le industrie. A questo si aggiunse il sopravvento che prese la coltura
del riso in tutta la Lomellina, una coltura meno impegnativa e molto più
redditizia della cipolla.
Per fortuna anni dopo vi fu una svolta
motivata da un fattore esterno all’agricoltura e per meriti “sportivi”: fu la
squadra di calcio del paese ad organizzare la prima Sagra della cipolla nel 1982
perché aveva bisogno di raccogliere il denaro necessario per iscriversi al
campionato di Terza Categoria. Da quel momento in poi la sagra è diventata un
appuntamento annuale che ora è patrocinato dal Comune. Una tradizione che si è
ripetuta fino al 2020, quando la pandemia ha costretto allo stop l’iniziativa.
La cipolla di Breme in tavola e le proprietà benefiche
Portare la cipolla di Breme a tavola non
è solamente un regalo per il palato, ma fa bene alla salute. Sono diverse le
proprietà che vanta questo saporito bulbo, su tutte quella di abbassare i
livelli di colesterolo cattivo nel sangue. La “dolcissima” di Breme è amica fidata
dell’organismo perché è una vera e propria miniera di vitamina C, vitamina E,
ferro, selenio, iodio, zinco e magnesio. Proprio per il suo bagaglio
nutrizionale, è considerata un antinfluenzale naturale. A tutto questo possiamo
aggiungere che può essere un valido alleato per combattere la cellulite grazie
al suo un elevato potere drenante.
Naturalmente per assaggiare e
degustare al meglio la cipolla di Breme in piatti tipici consigliamo di
raggiungere il borgo medievale lomellino (grazioso anche da visitare). Qui potrete
degustare una gustosissima e tradizionale insalata con nervetti e cipolle oppure
con tonno e fagioli bianchi. Ma sono svariate le possibilità dove possiamo
trovare la “dolcissima” protagonista: anche in zuppe, risotti (da queste parti
rigorosamente Carnaroli), frittate, pizze, la cipolla cruda in insalata con le
acciughe, e persino i dessert. Sì, proprio nei dessert perché con questa
cipolla, dolce per natura, si preparano confetture ottime da accompagnare con
marmellate e mieli, con i formaggi), senza dimenticare un gelato gastronomico, non
solo fantastico per chiudere il pasto, ma anche come abbinamento a secondi di
carne e per chiudere anche la crostata di cipolle rosse.
Se invece vogliamo replicare a casa vostra
le ricette classiche del territorio oppure dare spazio alla vostra creatività
potresti cimentarvi in un carpaccio di pomodoro e cipolla di Breme tagliando finemente
la cipolla e il pomodoro per poi condirli con olio d'oliva rigorosamente EVO,
sale, pepe e qualche fogliolina di basilico.
Ma naturalmente saranno mille le idee
che potranno venirvi in mente per inserire questo ortaggio nelle vostre
ricette. Ormai, e fortunatamente, la cipolla di Breme è molto richiesta e
cercata dai grandi chef perché è un ingrediente perfetto e versatile nella
preparazione di piatti aromatici e sorprendenti.
Viene presentata dai ristoratori locali
in preparazioni che simboleggiano il legame che unisce la “cucina d’autore” e
innovativa con il territorio pavese come, ad esempio, una goduriosa tartelletta
con Cipolla di Breme, Grana Padano, perle di tartufo nero e gelato alla senape
in grani; oppure il maiale nero di Lomellina abbinato al dolceforte alla
cipolla di Breme e tamarindo.