Incontro con Catina Busi, Direttore Generale di Busi Giovanni S.r.l.
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04 febbraio 2023
Incontro con Catina Busi
Direttore Generale di Giovanni Busi S.r.l.
azienda storica di Botticino Sera (BS)
di Aurelio Armio
Il Premio Letterario “Primavera è
Donna 2023: Maddalena, le altre e la metamorfosi” ed i suoi premi speciali “Territorio
& Cultura”, riservati a donne artiste e imprenditrici del territorio
bresciano e gardesano, ci hanno permesso di conoscere un’azienda bresciana che
è attiva da oltre 60 anni, la Busi Giovanni Srl di Botticino
Sera.
L’azienda nasce nel 1958 grazie
all’intuito di un giovane di poco più di trent’anni, Giovanni Busi, che
all’epoca ha 32 anni.
La Busi Giovanni S.r.l.
sarà sponsor ufficiale di “Primavera è Donna 2023”. Saranno infatti offerti
dall’azienda i premi assegnati alle vincitrici delle quattro diverse categorie
dei “Premi Territorio & Cultura”. I premi saranno assegnati a
donne che si saranno contraddistinte nelle loro rispettive attività imprenditoriali
ed artistiche.
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L’azienda inizia la sua attività nella
trasformazione di macchine per calze che, grazie alla genialità di Giovanni,
vengono dotate di un dispositivo (poi brevettato), grazie al quale le macchine
per la produzione di calze da donna vennero convertite alla produzione di calze
sportive in spugna.
La storia di questa azienda, la sua
nascita, la sua crescita e i traguardi raggiunti rappresentano una vera storia
italiana, quella della grande creatività che hanno fatto del nostro paese un’eccellenza
industriale assoluta apprezzata in tutto il mondo… apprezzata e, purtroppo,
spesso anche copiata…
Ma non vedo modo migliore di conoscere
la storia della Giovanni Busi Srl che farcela raccontare direttamente da Catina
Busi, figlia del fondatore e direttore generale dell’azienda.
Catina buongiorno, e grazie di
aver accettato di fare quattro chiacchiere con noi. Inizialmente ho accennato
alla nascita dell’azienda, a quel 1958 dove suo padre Giovanni decise di fare
il grande passo di fondare una sua azienda. Cosa ha spinto un giovane di 32
anni a iniziare quel percorso che è arrivato fino ai giorni nostri e che tanta
strada ancora deve percorrere?
Buongiorno
Aurelio, grazie di avermi dato questa opportunità.
Mio padre
decise di iniziare questo percorso sulla grande spinta innovativa del
dopoguerra. Negli anni ’50 iniziò a lavorare alla LONATI, presso la cascina
Razzica di Rezzato. Emerse presto per la sua spiccata inventiva che, unita ad
una grande passione per la meccanica, gli consentirono di sviluppare numerosi
brevetti.
Dopo qualche
anno, di comune accordo con Francesco Lonati, lasciò l’azienda per iniziare la
propria attività. Mantennero sempre un sincero rapporto di stima ed amicizia,
che tuttora rimangono vivi tra la mia famiglia ed Ettore Lonati, figlio di
Francesco.
Le maestranze della Lonati di Cascina Razzica
La prima
macchina marchiate “Busi” è arrivata diversi anni dopo la fondazione dell’azienda,
precisamente nel 1967. Lei indubbiamente non può avere ricordi diretti di quei
momenti, ma dai racconti di papà e delle sue emozioni per quel primo vero passo
importante cosa può dirci e cosa può dirci dello “sbarco” negli Stati Uniti avvenuto
qualche anno dopo?
Ricordo la
grande tenacia di mio padre. Era sempre alla ricerca della soluzione
migliore, innovativa.
Mio padre
produsse e vendette centinaia di macchine per il mercato americano, senza
sapere una sola parola di inglese: le sue macchine parlavano per lui. Mi raccontò che gli chiesero di fare un
discorso ad una conferenza di imprenditori tessili in North Carolina. Parlò in
italiano e fu applaudito. Ricordo la sua valigia nera, quando partiva per gli
USA: oltre ai vestiti, conteneva sempre qualche pezzo di macchina per calze.
Quando ritornava, c’era sempre un regalo per me e mio fratello Gianmario.
Giovanni Busi ed il figlio Gianmario tra le loro macchine
Mi sembra di
capire che il fiore all’occhiello è progettazione e la ricerca. Anno dopo anno
la produzione si è arricchita sempre di importanti novità dal punto di vista
tecnico e tecnologico. Questa vostra costante crescita nello sviluppo di nuove
macchine vi ha portato a ricevere importantissimi riconoscimenti. Cosa prova un
imprenditore quando raggiunge questi successi?
Il riconoscimento
ufficiale è sempre fonte di grande soddisfazione ma, molto prima di quello, la
vera gioia è veder nascere tra le proprie mani un’innovazione che talvolta
emerge casualmente mentre a volte richiede anni per essere sviluppata e portata
a compimento. Vedere gli occhi dei propri collaboratori illuminarsi per aver
partecipato al progetto è il vero riconoscimento.
Con l’inizio
del nuovo millennio la vostra crescita è continuata e nuovi obbiettivi sono
stati raggiunti con nuovi brevetti e all’ingresso in maniera importante nella
più importante Federazione Sportiva Nazionale, ci racconta come è successo?
A prescindere
da ciò, io risponderei come segue: Mio fratello Gianmario, che aveva ereditato
da nostro padre la passione per la meccanica, sviluppò una calza davvero unica,
a doppio tessuto, nella quale potevano essere create una o più “tasche” per
l’alloggiamento di oggetti di vario tipo. La nostra azienda ottenne il brevetto
europeo per tale innovazione. Intuimmo la possibilità di alloggiare un
parastinchi nella tasca interna dei calzettoni da calcio, senza dover
utilizzare velcro o lacci di alcun tipo, con maggior comfort nell’uso per i
calciatori.
Giancarlo Abete,
che nel 2009 era Presidente della F.I.G.C., ci inviò una lettera con le Sue
congratulazioni, informando che il Settore Tecnico Arbitrale aveva espresso una
valutazione positiva su tale brevetto. Nel medesimo anno, Papa Ratzinger
ricevette in dono da mio fratello alcun calze prodotte con le BUSI® e ci inviò
una bellissima lettera di ringraziamento. Proprio il 2009 fu un annus horribilis
per la nostra azienda in quanto risentimmo pesantemente della crisi di
mercato succeduta al fallimento della Lehman Brothers del 2008. Il
riconoscimento papale e quello della F.I.G.C. furono un grande sprone per noi, fu
la conferma che non bisogna mai demordere, ma sempre perseverare con fiducia ed
ottimismo.
Ma il terzo
millennio ha purtroppo portato gravi perdite e grandi dolori alla famiglia,
come si affrontano momenti tremendi che possono abbattere anche le persone e le
famiglie più forti? E lo possono fare ancora di più se le gravi perdite oltre a
lasciate un vuoto enorme nelle persone, lo lasciano ancora più grande se
correlato alla perdita per l’azienda.
Le gravissime
perdite di mio fratello prima e di mio padre immediatamente dopo segnarono
profondamente sia la nostra famiglia che la nostra azienda. Mi fu chiesto esplicitamente da un cliente
come avrei fatto a continuare. Non seppi rispondere ma, ancora adesso, io sento
la presenza dei miei cari in ogni momento, tangibile e costante. Quando posso
dire ai miei nipoti “Tuo padre avrebbe affrontato così questo problema…” o “Tuo
nonno mi aveva insegnato che…” io sono felice perché è così che loro continuano
a vivere, così come sono presenti in ognuna delle macchine che continuiamo a
produrre ogni giorno e che, grazie a loro, sono considerate l’eccellenza
del mercato.
L'aula dedicata a Gianmario Busi
Anche la
vostra azienda, come tutto il territorio, ha affrontato gli anni terribili del
Covid-19, come avete superato questo periodo e come siete ripartiti?
Sì, anni davvero critici. E
tuttavia, anni di presa di coscienza delle criticità da risolvere ma anche
delle aree di miglioramento in seno all’azienda grazie ad una squadra che è
rimasta unita e motivata a traghettare la BUSI verso acque calme.
Così, per non “buttare via” tempo
prezioso, abbiamo riorganizzato tutti i reparti a partire dalla produzione
rendendola più efficiente ritoccandone il processo.
Ed abbiamo analizzato con più
accuratezza le potenzialità delle nostre macchine. Risultato: i nostri
macchinari, che già erano apprezzati dalla clientela più esigente, ora sono
ancor più performanti.
Insomma, “ci siamo tirati su le
maniche” tutti insieme sempre puntando con ottimismo verso il post-Covid.
Noi ci siamo
conosciuti per “colpa” del Premio “Primavera è Donna 2023”, un’iniziativa che
abbiamo voluto dedicare alle donne, alle donne artiste e alle donne
imprenditrici, quindi le chiedo: cosa si prova ad essere una donna alla guida
di un’azienda dalla storia importante e che porta anche il suo nome?
Innanzitutto, sono grata e
onorata per avermi coinvolto in questa iniziativa.
Molto spesso provo un senso
di inadeguatezza, il peso da portare è tanto e le capacità di chi mi ha
preceduto immense. Tempo fa, qualcuno mi ha riferito di aver pensato che avrei
mollato la presa: non ci ho mai pensato.
Mio padre iniziò il suo percorso 65 anni fa, in
una ex-salumeria, affrontando nel tempo sfide, sconfitte, delusioni ed
insuccessi. Mi ha insegnato tantissimo, in primis la tenacia: sono
determinata a tenere altro il nostro nome ed a trasmettere quanto ho imparato
ai miei nipoti, perché c’è ancora tanto da costruire e da tramandare alla
quarta generazione.