La fabbrica dei chitarristi: The Yardbirds
Arte e Cultura > Musica
23 dicembre 2024
The Yardbirds: la fabbrica dei
chitarristi
di Aurelio Armio
The Yardbirds sono una band storica
inglese, nata nel 1963 nell’epoca dell’undergound.
Il loro sound di basava su R&B e
blues, nonché quella musica psichedelica che stava prendendo sempre più piede
in quel periodo.
Probabilmente il brano che più
indentifica la band è “For you love”, un grande successo e uno dei classici
dell’epoca, ma non vanno dimenticati “I’m a man” brano riproposto da
numerosissimi gruppi di quel periodo e ancora oggi, e soprattutto “Dazed and
confused” diventato a sua volta un cavallo di battaglia degli Zeppelin, ma di
Led Zeppelin parleremo più avanti nell’articolo.
Uno dei grandi fattori di notorietà
che ha avuto la band al di là della loro musica è quella di aver dato inizio alle
carriere di quelli che, insieme a John Mayall e Mick Taylor (colui che fu la
chitarra solista dei Rolling Stones dopo la morte di Brian Jones) possono
essere definiti i più grandi chitarristi bianchi della storia del blues e del
rock: Eric Clapton, Jeff Beck e James Patrick Page, meglio conosciuto come
Jimmy Page.
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La band con Eric Clapton
con Jeff Beck e Jimmy Page
In un certo senso la band si può dire
che abbia gettato le basi per quell’evoluzione nella musica che ha portato
all’hard rock e in seguito all’heavy metal, con l’ascesa del Led Zeppelin (ecco
che ancora ritorna questo nome, ma poi capiremo il perché).
Questi tre chitarristi ebbero ben
presto un ruolo importantissimo nel panorama musicale internazionale, tutto
sommato un ruolo che ancora oggi, nonostante gli anni siano parecchi per loro (anzi
Jeff Beck ci ha lasciati nel gennaio 2023), rimane inalterato.
Ai tempi furono musicisti di primo
piano nell’affermazione di quello che venne definito “British blues” e del rock
psichedelico; aprirono la strada a importanti innovazioni di tecnica chitarristica
degli anni sessanta, come il fuzz tone, il feedback e la distorsione, oltre ad
un notevole miglioramento dell'amplificazione e soprattutto furono tra i primi a dare un ruolo primario di maggior
enfasi e creatività al virtuosismo e alla sperimentazione, naturalmente in
studio ma, nel caso di Jimmy Page anche sul palco (all’epoca degli Zeppelin), a
tal riguardo voglio riportare una citazione che fece Robert Plant qualche anno
dopo: “i riff di Page, sono i riff di Page”.
Ma torniamo ai nostri Yardbirds, il primo
nucleo gruppo è nato nel 1963 dalla fusione di due band, cioè la Metropolis
Blues Band, in cui militavano Keith Relf (voce e armonica) e Paul Samwell-Smith
(basso e voce), e i Suburban R&B cui appartenevano Chris Dreja (chitarra
ritmica e voce), Jim McCarty (batteria) e Anthony "Top" Topham
(chitarra solista). Nel mese di settembre del 1963 The Yardbirds ebbero l'onore
di sostituire i Rolling Stones come "house band" del Crawdaddy, un
notissimo locale di Richmond, specializzato in Rhythm & Blues, fu l’inizio del
loro repentino successo, lì la band ottenne i primi consensi di pubblico tra
gli appassionati del genere. Nell'ottobre successivo Topham, che essendo il più
giovane del gruppo, frequentava ancora le scuole superiori, si ritirò
immediatamente dalle scene musicali perché i suoi familiari non volevano che
trascurasse gli studi per la musica e il nuovo lead guitasist che entrò nel
gruppo fu un certo Eric Clapton.
L’ingresso di Clapton portò nuova
energia al sound della band e dopo numerosi concerti arrivò il primo contratto
discografico con la Columbia, etichetta con cui pubblicarono, nel 1964, alcuni
singoli con non entusiasmanti riscontri nelle vendite. Sempre in quell’anno
parteciparono al Beatles Christmas Show, uno speciale televisivo dei Fab Four,
che servì a farli conoscere al vasto pubblico britannico.
Infatti, poco dopo raggiunsero il
successo con For “Your Love”, un brano pop, pubblicato nel febbraio 1965 ed
alla cui incisione prese parte il tastierista Brian Auger. Questo singolo
raggiunse la prima posizione nella classifica britannica dei 45 giri e la sesta
in quella statunitense ed è ancora oggi nella storia della musica.
Questo
spostamento dei contenuti musicali del gruppo divergeva dagli orientamenti
musicali di Clapton, purista del blues, e il suo distacco dalla band fu
inevitabile.
La perdita di uno dei membri di
maggior talento rischiò di essere fatale per il futuro della band, fu allora
che Clapton consigliò come suo sostituto il giovane turnista Jimmy Page, che
tuttavia rifiutò l'offerta non volendo perdere il lavoro da session man e
raccomandò a sua volta un amico, perché nella seconda metà degli anni ’60 le
chitarre di Page erano praticamente presenti almeno nel 70% delle produzioni in
studio londinesi, comprese registrazioni di Beatles, Rolling Stones e altri
artisti di primissimo piano. Fu quindi scelto l'allora sconosciuto Jeff Beck
che a marzo entrò ufficialmente nella formazione.
In seguito, Page dichiarò che la sua rinuncia
fu determinata dal timore di poter incrinare il reciproco rapporto d'amicizia e
stima artistica nei confronti di Slowhand, nel caso di un suo ingresso nel
complesso.
Gli Yardbirds di Beck
viaggiarono spediti verso un rock decisamente innovativo e sperimentale, ricco
di distorsioni e wah wah, e in questo periodo ottennero una nutrita serie di
successi, sono di questo periodo i loro due album migliori: “Having a Rave Up”
e “Roger the Engineer”. The Yardbirds con Bobby Solo
Nel 1966 capita quello che gli
estimatori della band definiscono un clamoroso passo falso: a fine gennaio di
quell’anno parteciparono al Festival di Sanremo, cantando le canzoni “Questa
volta” e “Pafff... bum!” abbinati rispettivamente a Bobby Solo e a Lucio Dalla.
Quello stesso anno la rivista musicale “Beat Instrumental” decretò Beck miglior
chitarrista dell'anno e il suo lavoro influenzò numerosi altri musicisti del
periodo.
Nonostante il successo raggiunto,
la band affrontò importanti cambiamenti, il carattere umorale di Beck cominciò
ad essere mal tollerato dai compagni e mal tollerato era anche il suo
incostante modo di suonare dal vivo: sul palco alternava serate in particolare
stato di grazia con esibizioni fiacche ed incolori.
Proprio in quel periodo il bassista e
leader musicale Paul Samwell-Smith abbandonò il gruppo con la motivazione di
dedicarsi al lavoro di produttore: in realtà era stanco dell'atmosfera di
estrema litigiosità che si era creata all'interno della formazione e che fu la
caratteristica della band nel tempo che seguì. La sua decisione fu
definitivamente influenzata dopo una disastrosa esibizione negli Stati Uniti.
Jimmy Page, questa volta si offrì come
sostituto al basso e la sua prima apparizione live coi nuovi compagni fu il 21
giugno al “Marquee Club” di Londra. Nell’agosto successivo il gruppo fece un
tour americano; alla vigilia di un concerto a San Francisco, per un’assenza
improvvisa di Beck, Page dovette sostituire il compagno alla chitarra solista
ed ebbe modo di mostrare tutto il suo immenso talento. Al rientro di Beck,
Chris Dreja venne quindi spostato definitivamente al basso e la band continuò
con un'inedita e avveniristica (per l'epoca) formazione a due chitarre soliste.
Ma di questa formazione, certamente una delle più brillanti e avveniristiche del
periodo, è rimasto pochissimo materiale.
Da segnalare che sempre in quell’anno
il gruppo fece un cameo nel film “Blow-Up” di Michelangelo Antonioni.
A fine ottobre parteciparono al “Dick
Clark's Caravan of Stars”, un "tour collettivo" statunitense che li
vedeva condividere la ribalta con altre celebrità pop. In una delle prima date Jeff
Beck abbandonò il palco ad esibizione in corso, dopo aver dato in escandescenze.
Pochi giorni dopo, raggiunto a Los Angeles dal resto del gruppo, fu licenziato
per il suo comportamento poco professionale, per quanto la motivazione
ufficiale fu per motivi di salute.
Jeff Beck, in seguito, formò un suo
gruppo: il “Jeff Beck Group”, con Rod Stewart alla voce, Ron Wood (ora chitarra
dei Rolling Stones, passando prima dai Faces insieme a Rod Steward) e Nicky
Hopkins alle tastiere.
Page restò quindi come unico
chitarrista, implementò le sperimentazioni, aggiungendo anche alcuni assoli di
chitarra suonati con un archetto da violoncello: restano famose le sue
interpretazioni di “Dazed and Confused”, cover non dichiarata di un pezzo di
Jake Holmes, che divenne come abbiamo già accennato, Page eseguì
successivamente anche con i Led Zeppelin (questo nome che ritorna sempre),
giungendo perfino ad inserirla nel loro primo album.
Nonostante l’enorme talento di un Page
che nella sua rapida e incredibile crescita tecnica era ormai il leader della
band, il successo degli Yardbirds iniziò a scemare, l’ultimo album fu un flop e
stessa sorte toccò ai singoli.
In pratica il 1968 si creò un clima di
autodistruzione all'interno del gruppo: liti furiose, divergenze di
orientamento musicale, l’assunzione di marijuana e LSD di alcuni elementi che
volevano portare la band verso un sound psichedelico con influenze folk e
classiche.
Jimmy Page invece preferiva un hard
rock di derivazione blues, il genere con cui si sarebbero affermati come
capofila i Led Zeppelin. Chris Dreja era l’unico ad essere orientato verso la
musica di Page, e allo stesso tempo sviluppò anche una grande passione per la
fotografia.
Fu così che la band iniziò a
sfasciarsi: a marzo Relf e McCarty abbandonarono gli Yardbirds per fondare
quella che sarebbe stata la prima formazione di progressive folk i “Renaissance”,
ma furono convinti dal manager Peter Grant a restare per un ultimo tour.
L'ultima esibizione degli Yardbirds si tenne il 7 luglio 1968.
A
tutti gli effetti quel concerto sanciva lo scioglimento della band, come
dicevamo appena sopra il cantante Keith Relf e il batterista Jim McCarty
andarono a formare i Renaissance, per abbracciare sonorità più morbide.
I due transfughi cedettero a Page e
Chris Dreja i diritti del nome Yardbirds affinché completassero gli impegni
contrattuali presi (una tournée in Scandinavia nel settembre 1968) con una
nuova formazione, sotto il nome di New Yardbirds. Ma Dreja decise di
abbandonare la musica, lasciando nelle mani di Page una grossa patata bollente:
c’erano i contratti delle tournée in Scandinavia da rispettare e per evitare
grane legali Page dovette ripensare a una rifondazione della band almeno per portare
a termine quei programmi e onorare gli ultimi impegni. Fu qui che nacque il
nome di New Yardbirds.
Contattò un bassista e
polistrumentista di talento, con cui aveva lavorato moltissimo come turnista,
John Baldwin (solo più avanti adottò su suggerimento del suo manager il nome
con cui tutti lo conosciamo oggi: John Paul Jones).
Page inizialmente pensò a Terry Reid
come nuovo cantante, ma questi rifiutò, come in seguito rifiuto anche i Deep
Purple, Reid però segnalò a Page un cantante di Birmingham al tempo poco
conosciuto che era il vocalist di un gruppo sconosciuto, gli “Hobbstweedle”,
tale Robert Anthony Plant, che a sua volta raccomandò il suo amico di infanzia
John Bonham alla batteria e con il quale aveva suonato nei “Band of Joy”.
A questo punto il nuovo gruppo era
pronto e furono portati a termine gli impegni contrattuali in Scandinavia
utilizzando provvisoriamente il nome The New Yardbirds.
In realtà già dalle esibizioni dei New
Yardbirds qualcosa di diverso nell’energia di quella band stava emergendo.
I quattro subito mostrarono capacità
inusitate nel gestire il palcoscenico nel corso dei concerti: quella serie di
concerti fu l’atto di nascita della più feroce band di rock che il panorama
musicale possa ricordare.
La scaletta dei brani suonati durante
quella tournée corrisponde più che altro ai pezzi contenuti in “Led Zeppelin”,
il primo album ufficiale del gruppo che decise di assumere proprio quel nome:
Led Zeppelin, leggende narrano che il nome sia nato dal suggerimento di Keith
Moon, batterista degli Who e giudicato dai lettori della rivista “Rolling
Stone” il secondo miglior batterista di tutti i tempi della musica rock.
In realtà Keith Moon e il suo compagno
negli Who, il bassista John Entwistle erano stati interpellati anni prima da
Page per formare un gruppo insieme, fu lo stesso Moon, così si dice, che dopo
aver sentito suonare i New Yardbirds, disse che il nome più adatto da dare alla
band era “Lead Zeppelin”, ovvero uno Zeppelin di piombo, poi fu decisa la
contrazione di Lead in Led.
Per cui ecco perché il nome Led
Zeppelin è sempre ricorrente nella storia degli Yardbirds, quella band non è
stata solo una fucina di chitarristi, ma anche la forgia del “Martello degli
Dei”, così ha definito gli Zeppelin nel libro biografia del gruppo, lo
scrittore giornalista Stephen Davis.
Ma questa è un’altra storia che
sicuramente avrà un seguito sulla pagine dell’Astrolabio Online.