Assunta Corbo ed il suo giornalismo sano, costruttivo e controvento per cambiare la società.
Rubriche > Interviste, cronaca e notizie

17 aprile 2025
Assunta Corbo, la giornalista candidata al "Premio Nadia Toffa 2025", giunto alla sua seconda edizione.
(intervista di Francesca Ghezzani)
Giornalista freelance e autrice, nel 2019, insieme ad altri colleghi giornalisti, ha fondato il Constructive Network, primo network di professionisti dell’informazione e della comunicazione impegnati nella divulgazione del giornalismo costruttivo.
È direttrice responsabile di «News48», magazine indipendente e non profit, che ospita articoli di giornalismo costruttivo e delle soluzioni. È LEDE Fellow del Solutions Journalism Network e Trainer Certificata di solutions journalism.
Per Do It Human Editori è autrice del libro Dire, Fare…Ringraziare (2015), un manuale per allenare la gratitudine nella propria quotidianità, di Empatia Digitale (2020), saggio sulla comunicazione sui social media e co-autrice di Inversione a U. Come il giornalismo costruttivo può cambiare la società (2023).
Sul suo blog www.assuntacorbo.com riflette sulla comunicazione e sul giornalismo con particolare attenzione ai valori umani.
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Tutto questo e ancora di più è Assunta Corbo, in corsa per l’assegnazione del “Premio Nadia Toffa 2025”, la seconda edizione del premio per il giornalismo d’inchiesta intitolato alla giornalista bresciana che ci ha lasciati troppo presto. Il "Premio Nadia Toffa" è uno dei tanti premi assegnati in “Primavera e Donna 2025”, l'iniziativa promossa da Swanbook di Desenzano del Garda.
Assunta, cosa significa essere una giornalista freelance oggi, tra difficoltà e opportunità?
Essere giornalista freelance oggi significa camminare in equilibrio costante tra incertezza e libertà. Non è un mestiere facile, ma è un mestiere vero, che invita ogni giorno a mettersi in gioco, a cercare il senso profondo di ciò che raccontiamo.
Per me significa avere la possibilità di scegliere i temi che sento più urgenti e umani, di coltivare uno sguardo indipendente, libero da condizionamenti editoriali, e allo stesso tempo di accettare che la strada sia meno battuta, meno protetta.
La vera opportunità sta nella possibilità di proporre nuovi approcci, come il giornalismo costruttivo, e contribuire al cambiamento culturale dell’informazione. Di certo occorre avere la consapevolezza che serve coraggio, costanza e un forte senso di responsabilità.
Essere giornalista freelance oggi significa camminare in equilibrio costante tra incertezza e libertà. Non è un mestiere facile, ma è un mestiere vero, che invita ogni giorno a mettersi in gioco, a cercare il senso profondo di ciò che raccontiamo.
Per me significa avere la possibilità di scegliere i temi che sento più urgenti e umani, di coltivare uno sguardo indipendente, libero da condizionamenti editoriali, e allo stesso tempo di accettare che la strada sia meno battuta, meno protetta.
La vera opportunità sta nella possibilità di proporre nuovi approcci, come il giornalismo costruttivo, e contribuire al cambiamento culturale dell’informazione. Di certo occorre avere la consapevolezza che serve coraggio, costanza e un forte senso di responsabilità.
Nel 2019 fondi, insieme ad altri colleghi, il Constructive Network. Da quale esigenza è nato e come si sta sviluppando in Italia, anche in rapporto ad altri Paesi?
Il Constructive Network nasce da un desiderio profondo: contribuire a un'informazione che non si limiti a raccontare i problemi, ma che sappia anche restituire contesto, complessità e possibili soluzioni.
L’urgenza è nata dal sentire, da giornalista e da cittadina, che c’era bisogno di un cambiamento. Di parole che uniscano, non che dividano. Di narrazioni che offrano strumenti, non solo titoli ad effetto.
In Italia siamo ancora in fase di sensibilizzazione, ma il fermento è grande. In altri Paesi europei e del mondo il giornalismo costruttivo è già una realtà consolidata. Il nostro obiettivo è contribuire a rafforzarne la presenza nel panorama italiano, con formazione, ricerca e collaborazione tra professionisti.
Quali sono gli errori più comuni che commettiamo noi giornalisti e noi fruitori nel processo di informazione?
Uno degli errori più comuni, da entrambe le parti, è la fretta.
Noi giornalisti spesso rincorriamo la notizia senza prenderci il tempo per approfondire, verificare, contestualizzare. Il pubblico, d’altro canto, si ferma spesso al titolo, non si pone domande, condivide contenuti senza spirito critico.
Un altro errore è credere che l’informazione debba sempre scioccare per essere rilevante. Ma la verità è che ciò che aiuta davvero le persone a comprendere e orientarsi è la narrazione completa, rigorosa, empatica. Costruttiva, in una parola sola.
Credo che oggi più che mai serva un patto di consapevolezza tra chi informa e chi si informa. Siamo tutti parte dello stesso ecosistema.

Veniamo alla tua veste d'autrice: potremmo dire che le parole chiave sono "gratitudine" ed "empatia". Raccontaci.
Sono le mie due parole-faro.
La gratitudine è una postura interiore, un modo per restare presenti e riconoscenti anche nella complessità. L’empatia, invece, è la chiave per connettersi davvero agli altri, per raccontare storie in cui le persone si possano riconoscere.
Credo siano strumenti potentissimi anche nel nostro lavoro di comunicatori: ci permettono di portare più umanità e ascolto nella comunicazione digitale ma anche nelle relazioni e nel lavoro.
Sono convinta che le parole che scegliamo possano cambiare non solo una narrazione, ma anche una direzione.
Sono le mie due parole-faro.
La gratitudine è una postura interiore, un modo per restare presenti e riconoscenti anche nella complessità. L’empatia, invece, è la chiave per connettersi davvero agli altri, per raccontare storie in cui le persone si possano riconoscere.
Credo siano strumenti potentissimi anche nel nostro lavoro di comunicatori: ci permettono di portare più umanità e ascolto nella comunicazione digitale ma anche nelle relazioni e nel lavoro.
Sono convinta che le parole che scegliamo possano cambiare non solo una narrazione, ma anche una direzione.

Sul tuo blog poni particolare attenzione ai valori umani. Quale ritratto di società ne emerge?
Un ritratto imperfetto, ma pieno di possibilità.
La società che emerge dalle storie che raccolgo è fatta di persone che cercano di fare la differenza, di professionisti che vogliono comunicare meglio, di realtà che, nonostante le difficoltà, continuano a scegliere l’ascolto come valore.
C’è tanta fatica, ma anche tanta speranza.
Il blog è uno spazio in cui coltivo uno sguardo fiducioso, non ingenuo. Credo che raccontare anche il buono – con rigore e profondità – sia un atto necessario per nutrire una visione più completa del mondo in cui viviamo. Senza perdere mai di vista il problema, che rappresenta un punto di partenza, e anche il contesto in cui si inserisce la storia.
Per concludere, parlaci della neonata Associazione costituita per promuovere in modo ancor più ufficiale il Giornalismo Costruttivo nel nostro Paese.
Il Constructive Network oggi è un’Associazione a tutti gli effetti. Un’evoluzione naturale e necessaria per dare forza e struttura a un movimento che ha già seminato molto.
Vogliamo essere un punto di riferimento per chi, in Italia, desidera formarsi e praticare un giornalismo più attento, completo e utile per la società.
Proporremo percorsi di formazione, eventi, incontri con esperti nazionali e internazionali.
Ma, soprattutto, vogliamo costruire una comunità. Perché il cambiamento di paradigma non si fa da soli: si fa insieme, con passione e con visione.