Il lagotto romagnolo
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Andiamo per tartufi, ma chi può accompagnarci?
Come chi? …Il Lagotto Romagnolo ovviamente
Il tartufo è certamente una delle
eccellenze della gastronomia del nostro paese. L’Astrolabio Online, con questo
breve articolo, non vuole parlare di tartufi, ma di chi potrebbe essere un
affidabile compagna per la ricerca di questo prezioso dono della terra: il lagotto
romagnolo.
Il lagotto romagnolo o più
semplicemente lagotto, è una razza canina,
dalle antiche origini italiane, che si è sviluppata nelle zone paludose del sud
del delta del Po:
specificamente nel ravennate e nelle pianure di Comacchio.
Questo simpaticissimo cane è dotato di
un olfatto eccezionale, oggi è l'unica razza al mondo
specializzata nella cerca del tartufo, ma non è sempre stato così, anzi anticamente la sua “specializzazione”
era di tutt’altra natura.
Il lagotto in
origine era un cane da riporto d'acqua, il suo utilizzo era simile a
quello di noti retriever.
Nel tempo
questa sua attitudine si è andata perdendo.
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Che si tratti
di una razza con origini molto antiche lo si desume anche dal fatto che immagine
di cani rassomiglianti all'attuale lagotto sono state ritrovate
nella necropoli di Spina, città dell'Etruria padana.
In epoca
romana e nelle epoche successive, i cani si diffusero nella zona che va
da Ravenna e dalle valli di Comacchio fino
alla pianura friulana.
In epoche più
recenti, o per meglio dire, meno lontane, in numerosi dipinti del Mantegna,
specialmente in affreschi della Camera degli Sposi in Palazzo Ducale a Mantova
(XV° secolo), si possono osservare cani del tutto simili all’attuale lagotto
romagnolo.
Il nome della
razza trae origine dalla lingua romagnola: “Càn Lagòt”; che significa:
“cane da acqua” o “cane da caccia in palude dal pelo riccio e ispido”.
Secondo altre
fonti le origini del nome ha origine da espressioni dialettali, si ipotizza,
infatti, che derivi dal termine dialettale con il quale si chiamano gli
abitanti di un paesino delle valli di Comacchio: Lagosanto, detti appunto
"lagotti".
Questa teoria
viene confermata in una pubblicazione del 1761 intitolata: “Della
città di Comacchio, delle sue lagune e pesche”, dove si racconta che i
valligiani usavano per il riporto della selvaggina dei cani bianchi dal pelo
folto e riccio. Infatti, prima delle bonifiche del '800, nelle valli di Comacchio
e nelle zone paludose della Romagna, il cane veniva utilizzato per il
riporto della selvaggina volatile (specie le folaghe). Per questa attività
un ruolo decisivo lo hanno avuto il pelo e il sottopelo della razza che
proteggono l'animale dal contatto dell'acqua, spesso gelida, consentendogli una
capacità di lavoro insuperabile.
Parallelamente
all’attività venatoria il lagotto svolgeva un'utile, ma meno nota, attività di
ricerca del tartufo, allora ben più abbondante. Questa attività
successivamente ha preso il sopravvento fino a specializzare la razza in questa
attività in modo esclusivo nell'intero panorama mondiale; anche e soprattutto
perché la razza è ottimamente addestrabile e possiede
un'ottima cerca e un notevole olfatto. Con la scomparsa, ad
opera delle bonifiche, delle valli paludose si è persa la
necessità ad utilizzare il lagotto come cane da riporto. Inoltre,
parallelamente con la scomparsa nelle vigne dei supporti in legno a favore di
quelli in cemento e con l'impoverimento dei boschi in pianura, si è avuta la
scomparsa dei tartufi nelle zone pianeggianti.
A
seguito di questa circostanza la cerca del tartufo si è spostata in zone più
collinari e boschive, ed ancora una volta l'adattabilità della razza si è
mostrata preziosa: il pelo e sottopelo proteggono infatti l'animale dalle spine
spesso presenti nel sottobosco.
Il
lagotto e la sua ribalta internazionale
Il Lagotto
Romagnolo dopo un importante e attento lavoro di recupero svolto
dal “Club di Razza”, il lagotto romagnolo è tornato prepotentemente
alla ribalta, affermandosi come cane da lavoro.
Le sue eccelse
doti di cercatore di tartufo vengono sempre più valorizzate e preservate dagli
allevatori, dai tartufai professionisti ed hobbisti che siano, e dalle
istituzioni cinofile.
L'essere cane
da lavoro vuol dire principalmente essere perfetto ausiliario dell'uomo.
Compagno, collaboratore, esecutore, amico e braccio destro. Secondo il
sillogismo classico potremmo dire che il miglior amico dell'uomo è il cane che
collabora con esso. Il Lagotto è il cane da lavoro per l'eccellenza, quindi
non può che essere il miglior amico dell'uomo.
Ora, dopo aver
vissuto per anni tra l'oblio mediatico ed il costante e perfezionamento delle
sue attitudini da cercatore di tartufi in Romagna e nelle
altre zone vocate alla ricerca del prezioso tubero, il nostro lagotto si gode
la ribalta.
Il mondo della
cinofilia lo celebra come l'unico, il migliore ed insostituibile "Cane
per la ricerca del tartufo".
Ma il nostro “beniamino”
è diventato ambizioso e non si accontenta più di essere solo la miglior razza
canina per la “caccia al tartufo”, si prende anche un altro palcoscenico perché
parallelamente viene sempre più apprezzato per le sue doti di cane da
compagnia.
Le famiglie
italiane, ma anche quelle di tutta Europa e del mondo, hanno scoperto con
sempre maggiore entusiasmo questa splendida razza nelle sue vesti più
domestiche. Il Lagotto diventa sempre più spesso cane da focolare, da serate
passate in famiglia con un amico peloso che ci osserva, che in maniera allegra,
ma non invadente, festeggia le nostre entrate e uscite, e che fa il
giocherellone quando è necessario.
Ma quali
sono le caratteristiche che rendono unico il Lagotto Romagnolo come cane da
lavoro?
E’ sicuramente
un eccellente cane da lavoro, sono le sue caratteristiche fisiche ed
attitudinali. Il suo temperamento, la sua dedizione e la sua infinita smania di
soddisfare il suo amico conduttore tartufaio. Il Lagotto vanta ottime
performance atletiche che lo rendono quasi instancabile quando si tratta
di perlustrare irti dirupi collinari e profondi valloni appenninici. Il suo
ottimo fiuto, abbinato alla sua memoria, riesce a far compiere al cane azioni
di cerca davvero peculiari.
Pur senza
riscontro scientifico, viene facile pensare al Lagotto che si muove nel bosco e
che scatta istantanee del territorio più col naso che con gli occhi, creando
delle mappe olfattive che lo rendono poi talmente puntuale e preciso nella
cerca tanto da essere definito "Il re dei boschi". Il suo mantello
fitto, riccio e duro che crea una corazza naturale a protezione delle insidie del
sottobosco compie il resto.
E quali sono le caratteristiche che rendono unico il
Lagotto Romagnolo come cane da famiglia?
Anche se ai
puristi della razza definire il lagotto cane da compagnia può sembrare un’eresia,
questa razza è davvero a tutti gli effetti uno straordinario cane da compagnia.
Nelle vesti di
cane da salotto lo si assimila spesso ad un barboncino, pur essendo molto più
rustico.
E' strano
pensare che cinofilia e opinione pubblica italiana facciano riferimento alle conoscenze
che si hanno del barboncino, che non è sicuramente una razza italiana, per
avere un'idea delle caratteristiche del nostro Lagotto, ma tutto sommato, questo
abbinamento, alquanto azzardato, ha un suo perché.
Il Lagotto è
un cane di piccola-media taglia, come un barbone o barboncino che si voglia.
Ha
un mantello simile a quello della razza citata, un'ascendenza comune dal barbet
francese, e una spiccata intelligenza ed addestrabilità. Tutte queste
caratteristiche però non sono assolutamente abbinabili ad altre del barbone, da
cui il Lagotto si discosta notevolmente.
Per concludere
questa nostra presentazione di una razza canina straordinaria e per lo più
sconosciuta, possiamo fare una sintesi di quanto raccontato.
Il Lagotto è
un cane rustico, forte, vero, adatto alla vita di tutti i giorni e dalla
spiccata socievolezza e socialità. Il suo proprietario si godrà l'ebrezza di un
cane allegro ma non distruttivo in casa, pronto a sfogare tutte le sue energie
giocando e socializzando con allegria nei parchi delle nostre città, al mare,
al fiume e in montagna al fianco del proprio padrone.