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Roberto Zucchi ci svela il personaggio di Pietro D'Abano

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LO SCRITTORE E GIORNALISTA ROBERTO ZUCCHI CI SVELA IL PERSONAGGIO DI PIETRO D’ABANO
 
 
Di
Francesca Ghezzani

Pietro d’Abano è un genio avvolto nel mistero. Uno di quei pionieri della scienza, quando ancora si chiamava magia, che propiziarono l’uscita dal Medioevo e l’avvento del Rinascimento. A lungo perseguitato dall’Inquisizione, che ben tre volte cercò di condannarlo al rogo come eretico e negromante, in un’epoca in cui il solo viaggiare era un azzardo dopo l’adolescenza tra Abano e Padova fuggì a Costantinopoli, dove imparò le lingue e le arti mediche, quindi visse dieci anni nella nuova capitale d’Europa, Parigi, da insegnante alla Sorbona, e infine tornò a Padova, dove diede inizio alla sua famosa scuola medica, prima di sparire letteralmente dalla faccia della terra.
“Mago bianco – Vite e segreti di Pietro d’Abano medico ed eretico”, il nuovo libro dello scrittore e giornalista Roberto Zucchi pubblicato con Il Prato Edizioni, ci regala degli spunti interessanti e inusuali di questo personaggio.
Roberto, perché si tratta di una vicenda incredibile?

Perché ci troviamo di fronte a un personaggio che, per quanto è ufficiosamente noto, fugge da Padova diciottenne in seguito a un delitto, vive diciassette anni a Costantinopoli, dove diviene un medico così famoso da essere chiamato a Roma, al capezzale di un papa. Poi passa altri dieci anni a Parigi, alla Sorbona, da insegnante di filosofia naturale, come allora venivano definiti gli studi medici. Infine torna a Padova dove ispira Giotto per le sue opere più famose e si confronta perfino su questioni astronomiche con Marco Polo. Questo settecento anni fa, quando anche solo mettersi in viaggio era un rischio fatale. Perciò il sottotitolo del libro parla delle vite, al plurale, di Pietro d’Abano.
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Veniamo, invece, al titolo. Perché “Mago bianco”?
Così Pietro stesso definisce il medico. Distinguendo tra la magia bianca, vale a dire dedicarsi alla cura degli altri usando le risorse della natura (il suo motto era “In natura naturaliter”), e la negromanzia, che ricorre al soprannaturale per danneggiare qualcuno o fare i propri interessi.


Quanto c’è di storico e quanto di fantastico nel libro?
Questa è una narrazione in gran parte di fantasia ma, per quanto possibile, ancorata a testimonianze e fatti storici. Un esempio: dei 112 personaggi, più di metà sono reali. Vale a dire uomini, donne, papi e sovrani che Pietro d’Abano ha incrociato o conosciuto. Per alcuni come Giotto, Marco Polo o Raimondo Lullo, è documentato, per altri siamo nell’ambito del verosimile.


In chiusura: alla fine l’hanno portato sul rogo... o no?
Si sa che per tre volte l’Inquisizione l’ha messo sotto accusa per eresia e negromanzia. A Parigi, dove pare gli abbiano contestato 55 capi d’accusa, se la sarebbe cavata grazie ad appoggi politici. Poi a Padova, due volte, quando era già avanti con gli anni. Ma se la prima denuncia, opera di alcuni medici concorrenti, è subito sfumata per l’intervento a difesa di Pietro delle autorità comunali, l’ultima, a sentire gli Inquisitori, è terminata con l’esecuzione della condanna capitale. Però circolano anche altre versioni: che sia morto per malattia e ne siano state bruciate le ossa, che sia stato arso in effige e, perfino, che possa essere sfuggito al rogo con uno stratagemma. Io fornisco la mia soluzione dell’enigma. Naturalmente romanzesca.
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Redazione: Desenzano del Garda
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