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"Mais Rostrato Rosso di Rovetta"

Rubriche > Eccellenze in tavola > Orto e coltivazioni
31 agosto 2025

L’antica storia del Mais Rostrato Rosso di Rovetta

L’attenzione di Swanbook verso i prodotti della terra di nicchia che rappresentano l’eccellenza della produzione dei nostri territori è risaputa. Oggi, cari lettori, vi parliamo di un mais che sopravvive alle colture intensive e a mais spesso manipolati geneticamente grazie alla passione ed al sapere antico degli agricoltori rovettesi, sono questi agricoltori che ci permettono di gustare ancora oggi questa preziosa ed unica qualità di mais.
Il protagonista di questo articolo è il Mais Rostrato Rosso di Rovetta.
Ma molti di voi si chiederanno dove si trova Rovetta, giustamente.
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Notizie geografiche e suggerimenti per una visita a Rovetta

Rovetta o Ruèta [ɾuˈɛta] in dialetto bergamasco è un comune italiano di circa 4.200 abitanti. Come facilmente intuibile da quanto scritto poco prima siamo in provincia di Bergamo.
Il territorio comunale si estende su un altopiano, l’altopiano di Clusone, cittadina da cui dista un paio di Km.
Siamo nel cuore della Val Seriana a circa 600 m. s.l.m. Rovetta dista meno di 40 chilometri dal capoluogo orobico. La cittadina è circondata da diversi rilievi quali il monte Blum, il monte Parè, la Presolana, il monte Falecchio, il monte Pora e il Pizzo Formico. Rovetta è la classica cittadina da seconde case per chi vive in città e cerca momenti relax e pace nei fine settimana.
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Chiesa Parrocchiale
Chiesa Parocchiale
Prima di dedicarci al nostro mais, diamo qualche altra informazione su questo borgo dove oltre all’aria buona si respira anche molta storia e tanto altro.
Se deciderete di fare un viaggetto in Val Seriana, a Rovetta potrete visitare la Casa Museo Fantoni, dimora storica di un’antica famiglia di artisti del legno. Da non dimenticare la Chiesa Parrocchiale di Rovetta dove potrete ammirare una splendida pala del Tiepolo e per finire la Chiesa dei Disciplini dove è conservato lo splendido gruppo scultoreo in legno del “Compianto su Cristo Morto” realizzato proprio dai Fantoni.
Non va dimenticata anche la “patata bianca” di Rovetta e come non assaporare il piatto tipico di questa cittadina: i Bertù di San Lorenza, una variante dei casunséi bergamaschi da cui i bertù si differenziano per una variante nel pieno (semplice e a base esclusivamente di salumi).
Casa Museo Fantoni
Chiesa dei Disciplini
Il Mais Rosso Rostrato di Rovetta

Direi che è arrivato il momento di dedicarci al protagonista del nostro articolo: il Mais Rostrato Rosso di Rovetta.
Questa varietà di mais è caratterizzata dal seme piccolo e vitreo o semi-vitreo e la spiga allungata, con chicchi arancioni rossastri ed il caratteristico rostro. All’inizio del XX secolo i coltivatori rovettesi, primo fra tutti Giovanni Marinoni, hanno iniziato a sviluppato la selezione che ancora oggi viene coltivata.
Il Marinoni, rovettese, classe 1935 e alpino, che purtroppo ci ha lasciati proprio nel gennaio 2025 è stato il depositario della tradizione cerealicola rovettese, era chiamato il “Custode del mais”. Il padre Vincenzo e il nonno Bortolo gli insegnarono le regole d’oro per avere un raccolto di qualità: scegliere solo le spighe più belle, forti e sane, conservandone solo i chicchi centrali. Grazie alla cura, alla dedizione e al sapere degli uomini e delle donne di un tempo, il Rostrato Rosso di Rovetta si è via via sempre migliorato, sviluppato, conservato per giungere fino a noi, acquisendo nel tempo proprietà nutrizionali e organolettiche esclusive.
Questa prezioso prodotto si ottiene grazie a scelte mirate, figlie di un sapere antico. I campi di coltivazione di questo mais devono essere distanti da campi di altri campi di mais per evitare l’impollinazione incrociata e quindi l’ibridazione del chicco.
Dalla semina allo sviluppo della pianta trascorre circa un anno durante il quale viene monitorata la crescita, lo sviluppo delle radici, l’uniformità dell’altezza, le dimensioni del fusto. Nella sgranatura sono scelti i chicchi centrali, da seminare l’anno successivo dando vita a un nuovo ciclo.
In origine questa coltura era diffusa nei “difficili” territori montani del nord Italia. Col tempo, ebbe però una costante evoluzione acquisendo caratteristiche alimentari eccellenti e molto particolari riconosciute in tutto il mondo. Alcuni semi sono infatti conservati nelle banche del germoplasma del CREA di Bergamo e dell’Università di Pavia, mentre altri si trovano nel deposito globale dei semi situato sull’isola norvegese di Spitsbergen.
Nel 2011 è stato istituito il nuovo marchio “Denominazione Comunale – De.C.O.” e, nel 2015, è nata l’Associazione “Rosso Mais” che attualmente preserva questo prezioso seme.
Dal chicco di mais alla tavola

Fino a pochi anni fa il Mais Rostrato Rosso veniva utilizzato solo per preparare la polenta. Dalla molitura a pietra si otteneva una farina giallo scuro striata di rosso, priva di glutine, molto nutritiva e con la granulosità tipica dei chicchi vitrei e con un gusto eccezionale.
Negli anni si è dato vita ad una vera e propria “filiera del gusto”, ricca di prodotti a base di mais Rostrato Rosso di Rovetta come la classica farina integrale per la polenta, le gallette integrali, la pasta, gli gnocchi, i dolci, i biscotti (come i brutti di mais ed i lingotti) e persino il gelato.
L'Astrolabio di Swanbook
Redazione: Desenzano del Garda
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