L'ultimo dei Crémant: Lenza Brut Crémant 2006
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L’ULTIMO DEI CRÉMANT
di Aurelio Armio
Siamo stati sabato 26 novembre all'Azienda Agricola Lenza di Coccaglio (Bs) per un evento davvero singolare e altrettanto importante.
Ora non vorrei che sembrasse
un’abitudine quella di parlare sull’Astrolabio Online di vitigni e
denominazioni “vietate”, già perché non molto tempo fa abbiamo parlato del buon
vecchio “tocai… che non è più tocai”.
In questo articolo parleremo invece
della definizione Crémant che riguarda alcune tipologie di spumanti.
Parafrasando un celeberrimo romanzo di
avventura scritto da Lames Fenimore Cooper che ha fatto sognare migliaia di
ragazzini, mi piace dare come titolo all’articolo “L’ultimo dei Crémant”.
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Già, perché anche la denominazione Crèmant in Italia non può più essere utilizzata, ma il perché e il per come ce lo spiegherà, con l sua solita competenza e precisione, la nostra esperta in vini e food marketing, la sommelier Adele Gorni Silvestrini, che coinvolgeremo in questa storia, giacché grazie a lei sono stato coinvolto in un evento speciale e, azzardo a dire, celebrativo dell’ultimo Crémant esistente in Italia.
Il luogo del delitto, per così dire, è
Coccaglio, o per essere precisi, il versante del Montorfano che si affaccia
sulla sottostante cittadina della Franciacorta.
Siamo all’Azienda Agricola Lenza, un
esempio di virtuosi e appassionati vignaioli di razza, di quelli veri.
Un’azienda che è prossima a compiere i 60 (accadrà nel 2024): 60 anni di grandi
vini e di grande passione che viene tramandata di generazione in generazione.
Abbiamo avuto il piacere di essere
ospiti di Vittorio e Matteo Lenza, padre e figlio, uniti non solo dall’esserlo
padre e figlio, ma anche dal grande amore per la loro terra e il loro vino.
Siamo nel cuore delle Franciacorta, ma
in quella che potremmo definire un’enclave, perché Vittorio e Matteo
rivendicano con orgoglio di non essere nel consorzio che raccoglie la maggior
parte dei produttori di bollicine della zona.
L’evento programmato per sabato 26
novembre è quello che ho definito come un evento celebrativo per “l’ultimo
Crèmant”, si trattava della presentazione di un’asta dedicata al Brut Crèmant
riserva 2006.
Un evento per pochi a cui ho avuto la
fortuna di partecipare, riservato solo ad addetti ai lavori e stampa.
La cornice in cui ci siamo ritrovati è
quella di un’azienda di rara bellezza, dove l’accoglienza della famiglia Lenza
ha saputo rendere tutto quasi magico, ma, in fondo, chi sa fare grandi vini non
è un po’ mago?
E vi posso garantire che abbiamo
assistito a diverse magie quel sabato, o meglio… le abbiamo degustate le magie.
Ma io non sono qui per entrare nei
dettagli tecnici e sensoriali dei diversi vini che abbiamo assaggiato, preferisco
affrontare l’esperienza vissuta con un po’ di romanticismo, raccontando le
emozioni, perché il vino è emozione: una bottiglia di un grande vino è come un
libro, entrambi devono saper creare emozioni, devono far vivere momenti
indimenticabili. Io non sono in grado di dare giudizi da esperto in materia sui
vini degustati, non posso usare terminologia usate dagli addetti ai lavori,
sono quello che potremmo definire l’uomo comune che entra in un’enoteca per
scegliere un vino e tra migliaia di bottiglie esposte ne scelgo una: “Mi dia
quella!” dico al gestore. La scelta, in questo caso, è il Lenza Brut Crémant,
apriamo la bottiglia, riempiamo i bicchieri: assaggiamo, dico io, degustiamo mi
riprendono gli esperti. Si tratta di uno spumante che ha riposato 120 mesi in
bottiglia sul lievito.
Vittorio e Matteo Lenza
Questo è il momento che si compie la
magia, quando il vino fa il suo dovere, cioè esplode nella sua grandezza e ti
regala emozioni, ti inonda con il suo sapore e la sua fragranza, si
impadronisce della tua bocca e sembra non volersene più andare tanto è
persistente l’aroma che rimane a lungo.
Il guaio serio è che questa magia si
ripetuta per altre tre volte, perché dopo il Brut Crémant hanno sortito lo
stesso risutlato il Cuvéè Rara (60 mesi di riposo in bottiglia sul lievito) e
dopo di lui il BaLì, una produzione limitata maturata in bottiglia almeno 30
mesi e per ultimo il Tesi 44 riserva 2007, uno spumante di sole uve chardonnay
dalla lavorazione complesso a anch’esso in produzione limitatissima.
Quattro magie in una giornata, o
meglio in poche ore che ci hanno presentato il meglio della produzione
dell’Azienda Agricola Lenza, un’azienda davvero particolare per i suoi metodi
di produzione che sembrano amare in particolar modo le “riserve”.
Ma ora poniamo alcune domande ad Adele
Gorni Silvestrini, la nostra esperta in materia, la prima cosa che le
chiediamo è di spiegarci che cos’è un Crémant e perché in Italia non sono più
ammessi vini con questa denominazione dal 2008. Quindi, Adele, a te la parola.
“Crémant è il termine utilizzato per
identificare i vini spumanti metodo classico prodotti in altre regioni della
Francia, che non siano quella più celebre dello Champagne (Alsazia, Loira e
Borgogna, per citare le più celebri), più qualche piccola produzione in
Lussemburgo. Le uve con cui si vinificano questi pregiati spumanti sono spesso
le stesse utilizzate per la produzione dei vini fermi delle rispettive
denominazioni. I Crémant de Bourgogne, a base di Pinot Noir e Chardonnay, sono
quelli più vicini allo Champagne… da qui, un primo elemento comune con il
nostro Crémant di Lenza: Chardonnay in purezza con 120 mesi di riposo sui
lieviti. A proposito di lieviti, la
pressione che sviluppano durante la fermentazione in bottiglia è intorno alle 4
atmosfere, mentre negli Champagne tradizionali arrivano a 6.
Questo rende il Crémant più delicato,
meno gasato e più morbido rispetto agli altri spumanti. Per avere un termine di
paragone italiano, lo possiamo accostare al Franciacorta Satén, appunto perché
il termine Crémant è da diversi anni appannaggio esclusivo dei francesi. La
vendemmia 2008 è stata l’ultima in Franciacorta a poter riportare questa
dicitura in etichetta.
Un’altra peculiarità del Crémant è
quella di essere nella maggior parte dei casi un millesimato, cioè di essere
prodotto con vini della stessa annata, e non avere quindi nel suo assemblaggio
una parte di vini di riserva. L’annata 2006 di cui stiamo parlando ci ha
regalato un’autentica esperienza di grazia. C’è “tutto” in un calice di Crémant
Lenza! Trovando un parallelo con le Dive del cinema, ha la sensualità morbida e
burrosa di Marilyn Monroe, accompagnata dal carisma algido e austero di Greta
Garbo. Un composto di fascino di livelli siderali, insomma.”
Dopo le preziose ed esaudienti spiegazioni
di Adele Gorni Silvestrini torniamo a parlare dell’azienda che ci ha accolti
deliziandoci con il top della loro produzione.
Come dicevamo all’inizio l’Azienda Agricola
Lenza ha una lunga storia sulle spalle, ma è anche vero che dalla loro storia i
Lenza traggono tutta la voglia e l’entusiasmo per guardare avanti, e Vittorio e
Matteo in questo sono maestri.
I loro vigneti sono collocati sulle
pendici del Montorfano, uno sperone emerso dal fondo marino milioni di anni fa,
è un monte unico nel suo genere nel territorio bresciano. Entrando nella cantina
scavata nella roccia si possono vedere e toccare con mano tutti gli strati di
roccia che si sono sovrapposti nei millenni: ci si trova di immersi non solo in
un santuario ma in un monumento geologico che ha dell’incredibile.
E su questo sperone roccioso che
sovrasta la pianura della Franciacorta e la cittadina di Coccaglio, si
distendono i vigneti Lenza.
Sembra quasi uno strano scherzo del
destino, ma se sotto gli strapiombi del monte ci fosse l’acqua anziché la
pianura, sembrerebbe di trovarci tra quei vigneti eroici che si incontrano in
molte zone della Liguria o delle isole del Tirreno. Vigneti dove solo l’uomo
può accedervi e tutte le operazioni di manutenzione e vendemmia possono essere
eseguite solo a mano… e a spalla.
E come sempre da vigneti “eroici” nascono
grandi vini, ma prestissimo nascerà anche un grande olio, ebbene sì, perché
l’olio Lenza è una scommessa di Matteo che crede fermamente in questo suo
progetto: noi, che siamo statti testimoni olfattivi e papillari, possiamo
garantire che la produzione di quello che abbiamo battezzato “anno zero
dell’olio Lenza”, fa ben capire cosa potrà diventare in futuro.
Ma chiacchierando con Matteo prima dell’inizio
dell’evento, ho scoperto altre cose che fanno di questo luogo qualcosa davvero
di diverso dal resto della Franciacorta.
Proprio perché i vigneti sono come
aggrappati con le unghie al crinale quasi a strapiombo del Montorfano, è
necessaria una costante e precisa manutenzione dei muretti a secco che contengono
i terrazzamenti dove di distendono i filari. Ho chiesto a Matteo quanto fosse
complicata la manutenzione e la pulizia delle erbe infestanti, e qui ho
scoperto un’altra cosa interessante, cioè l’utilizzo del tagliaerba più
ecologico che esista: le pecore, che con la loro voracità è risaputo che sono
ottimo “tagliaerba ecologici”. Inoltre, la lana delle pecore viene utilizzata
per la pacciamatura del terreno al posto della paglia o del fogliame che
vengono spessi utilizzati.
Che cosa possiamo dire dopo questa piacevole,
istruttiva e soprattutto gioiosa per il palato, visita all’Azienda Lenza?
Vignaioli appassionati, uomini
appassionati della loro terra e del Montorfano. Persone attente a rispettose
dell’ambiente, che è il loro vero patrimonio, ma soprattutto grandi creatori di
vini, quindi grandi artisti.