L'aratro del Lavagnone: il più antico del mondo al Museo Rambotti di Desenzano del Garda
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2 febbraio 2025
L’aratro più antico del mondo al Museo Civico Archeologico Rambotti di Desenzano del Garda
(di Rossana Prest)
I molti turisti e visitatori occasionali che arrivano a Desenzano del Garda per una vacanza o una semplice gita domenicale spesso non conoscono l’esistenza di questo sito la cui storia risale a millenni prima di Cristo.
Infatti Desenzano del Garda ha origini molto antiche, nel suo territorio è stato rinvenuto un insediamento palafitticolo risalente al secondo millennio a.C.: il sito palafitticolo del Lavagnone.
Moltissimi sono i reperti emersi dagli scavi in questo antico insediamento, tra cui vari oggetti in selce e in bronzo rinvenuti nel XIX secolo.
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Desenzano del Garda è stata un importante insediamento romano, questo grazie anche alla vicinanza all’antica via Gallica. Nel Medioevo fu un’importante diocesi della chiesa eretica catara e in seguito divenne feudo dei Confalonieri. Nel XV secolo fu sotto il dominio della Repubblica di Venezia, rivestendo un ruolo importante negli scambi commerciali grazie alla sua posizione strategica sul lago di Garda.
Nel 1859 in località San Martino fu combattuta una battaglia molto cruenta, decisiva per la seconda guerra di indipendenza, la battaglia di Solferino e San Martino.
Nel patrimonio storico-architettonico della cittadina rivierasca spiccano la villa romana databile al III-IV secolo d.C., con splendidi mosaici; il sarcofago di Atilia Urbica; il castello, di cui restano le mura, le torri e i fossati; la chiesa parrocchiale, che conserva numerosi dipinti e affreschi, fra cui l'Ultima Cena del Tiepolo; la chiesa di San Zeno in località Rivoltella e infine, a San Martino della Battaglia, l'altissima torre eretta in ricordo del noto evento bellico.
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L'aratro del Lavagnone
Per ricollegarci al sito palafitticolo del Lavagnone, non possiamo dimenticarci di citare il Museo Civico Rambotti dove si possono ammirare tantissimi reperti portati alla luce negli scavi al Lavagnone, tra i quali spicca un ritrovamento importantissimo: l’aratro più antico del mondo, risalente al 2000 a.C., un aratro in legno di quercia che i visitatori possono ammirare nelle sale dell’importante Museo Civico Archeologico.
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Ma torniamo a parlare del protagonista del nostro articolo, cioè l’insediamento più antico di Desenzano, quando ancora non era Desenzano: Il Lavagnone.
Questo sito è un importante abitato palafitticolo risalente all’età del Bronzo, che pare fosse frequentato già in età mesolitica e neolitica (tra il 6500 e i 4500 a.C.). Deve il suo nome a una piccola conca lacustre di origine glaciale, che si trova a 3,4 km a sud del lago di Garda tra i comuni di Desenzano e di Lonato. Lo stesso toponimo, “Lavagnone”, che significa “bacino d’acqua”, “luogo umido”, conserva la memoria del posto.
Oggi dell’antico lago sopravvive solo una piccola zona paludosa invasa dalla vegetazione. Il bacino, che si era progressivamente trasformato in torbiera già in età preistorica, è stato bonificato e messo a coltura all’inizio del Novecento.
Il sito del Lavagnone è stato occupato ininterrottamente durante tutto il II° millennio a.C.
A partire dagli anni ’70 del secolo scorso sono state avviate indagini scientifiche sistematiche sia della sequenza degli stati archeologici, sia del deposito torboso che aveva conservato numerosi resti lignei che si sono poi rivelati utili per effettuare analisi dendrocronologiche.
Nel 1978 fu scoperto in uno strato torboso, incastrato tra i pali dell'insediamento palafitticolo risalente ad una fase iniziale della cultura di Polada (circa 2000 a.C.) “l’aratro del Lavagnone” che, come dicevamo, è il più antico aratro giunto sino a noi.
Realizzato interamente in legno di quercia (il giogo è invece in faggio) ha potuto conservarsi in ottime condizioni grazie alle caratteristiche del deposito archeologico: la torba, infatti, è anaeorobica e non permette pertanto che il legno si decomponga. Unitamente all’aratro, al Museo Rambotti sono esposti numerosi altri manufatti in legno provenienti dal Lavagnone. Il metodo di datazione basato sullo studio delle piante fossili e dei loro anelli di accrescimento ha permesso di ricavare importanti informazioni sulle datazioni assolute che hanno ricondotto all’età del Bronzo il sito, facendo del Lavagnone uno dei contesti archeologici tra i più importanti d’Italia.
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L’abitato del Lavagnone ci ha restituito una documentazione storica e, se vogliamo, anche sociale per la vita delle popolazioni che lo abitavano molto articolata. Gli aspetti che si sono conservati meglio riguardano l’epoca della sua fondazione gli inizi del Bronzo Antico. In una prima fase, databile tra il 2100 ed il 2000 a.C. circa, le abitazioni erano costruite su piattaforme lignee sostenute da lunghi pali di quercia. Verso est e verso la terra asciutta, il villaggio era delimitato da una palizzata ed era raggiungibile percorrendo una passerella composta da assi di legno stese sul suolo torboso.
L’insediamento ha cambiato aspetto nel corso del tempo e si è continuamente ampliato. Inizialmente l’area occupata dalle abitazioni era superiore ai 6000 mq, forse raggiungeva l’ettaro. Ma col tempo l’insediamento, ampliandosi, ha raggiunto almeno i 3 ettari con un incremento demografico lento ma costante.
I primi ritrovamenti archeologici al Lavagnone di cui si ha notizia risalgono agli anni Ottanta del 1800 in seguito ai lavori di estrazione della torba che portarono alla luce ceramiche e manufatti in selce scheggiata. Ma in realtà nessuno si occupò di questo sito fino alla fine degli anni ’50 del 1900 quando il dr. Ferdinando Fussi insieme al Gruppo Grotte di Milano effettuò raccolte di superficie e cinque piccoli saggi di scavo in diversi punti del bacino, pubblicando relazioni con le prime notizie di questo sito preistorico.
Le ricerche si intensificarono poi negli anni Settanta del secolo scorso: nel 1970 Ornella Maria Acanfora, Soprintendente al Museo Preistorico-Etnografico Luigi Pigorini di Roma, fece un primo sopralluogo al Lavagnone a cui seguì un limitato saggio di scavo per accertare le potenzialità del deposito archeologico.
Giogo e piroga rinvenuti negli scavi
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Nel 1971 furono eseguiti due scavi sotto la direzione di Barbara Barich e le ricerche proseguirono a partire dal 1974 sotto la direzione di Renato Perini per conto della Soprintendenza al Museo Pigorini e della Soprintendenza Archeologica della Lombardia con l’apertura di quattro aree di scavo e sei campagne, dal 1974 al 1979.
Proprio in quegli anni, lo studio delle stratigrafie di uno dei settori del sito portò Renato Perini a definire, per il Lavagnone, 7 fasi di occupazione definite dalla presenza negli strati archeologici di alcune peculiari tipologie di oggetti utilizzati durante l’età del Bronzo. Queste hanno permesso a Perini di scoprire un aratro in legno degli inizi del Bronzo Antico: “l’aratro del Lavagnone” di cui abbiamo già parlato poco sopra.
Inutile dilungarci a raccontare di questo sito, quello che possiamo invece suggerire è di fare visita al Museo Civico Rambotti in occasione di una vostra gita o vacanza a Desenzano. La Città ed il lago non sono solamente un’oasi di svago, relax e divertimento.
Sono tantissime le scoperte che può riservare a visitatori e turisti curiosi la cittadina gardesana.