"Dieci giorni a Ronchecourt" (M. Menzogni e D. Nucci)
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Recensione di “Dieci giorni a Ronchecourt”
Di Elenia Stefani
Titolo: Dieci giorni a Ronchecourt
Autori: Monica Menzogni e Danilo Nucci
Casa editrice: Swanbook
Buongiorno cari lettori, mentre una torta di mele giace in forno a cuocersi, mi trovo qui in cucina a scrivere di un romanzo che ho terminato ieri sera.
Ci troviamo in Francia nel 1954
dove si percepiscono i sentori del dopoguerra nella zona delle Ardenne. Una
serie di omicidi porta a bizzarre indagini per scovare la persona che si è
prodigata a commettere questi efferati gesti proprio in una casa di riposo.
È qui che i protagonisti si
addentrano alla scoperta ci segreti scoprendo anche qualcosa di intimo che
riguarda proprio loro due.
In questo romanzo scritto a
quattro mani ci troviamo a confronto con i legami famigliari più intimi, le
relazioni che s’instaurano nella vita di ognuno di noi e le sensazioni che
spesso ci indicano la strada o e soluzioni a nostri quesiti.
Di capitolo in capitolo, ovvero
di giorno in giorno, ci addentriamo nella sensazione di abbandono e solitudine
che ancora oggi, a distanza di quasi settant’anni rispetto al periodo della
narrazione, divampa e forse è ancora maggiore.
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L’idea di lasciare a sé stessi i
nostri anziani, la differenza di trattamento in base alla classe sociale, la
discriminante e la freddezza della Chiesa. Ne esce una critica sincera ma non
pesante, una descrizione minuziosa ma spesso implicita e ben inserita nella
trama.
Scopriamo i dolori di molte
persone, le conseguenze dell’abbandono, l’attaccamento ai soldi, la parvenza di
bontà, ma soprattutto l’empatia che spesso caratterizza coloro che hanno una
vena artistica e che si distaccano dalla comunità.
Con una scrittura delicata gli autori descrivono sensazioni
intime, realtà dell’epoca quanto odierne e delineano ogni caratteristica dei
personaggi; questo non è scontato soprattutto se si pensa al numero di pagine
che caratterizzano questo romanzo giallo.
Altrettanto intrigante è l’epilogo che io non mi aspettavo
minimamente e che mi ha davvero sorpresa sia per la teatralità che per ciò che
ne evidenzia: nessuno è mai come si pensa e ogni individuo cela dolori, passati
difficili e non è immune a follie, decisioni improvvise e insane.
La realtà di molte personalità si estende di pagina in
pagina e, oltre a un giallo intrigante, ne esce uno spaccato di vita del
passato ma anche del presente (come già espresso in precedenza).
Ciò che incornicia questo romanzo è anche la copertina che,
per poetica, delicatezza, raffinatezza ed eleganza, racchiude i personaggi e
porta subito a pensare a un tempo passato e alla Francia.
Insomma, cari miei lettori, un giallo direi molto elegante,
raffinato e sincero.
Un libro delicato ma potente.
Alla prossima recensione, la vostra Ele