Le api e l'ambiente
Rubriche > Archvio > Luoghi e viaggi > Varie
Il ruolo delle Api per l’uomo
e l’ambiente: una presenza fondamentale per tutte le forma di vita.
Le api si stanno riducendo
velocemente a causa delle attività umane: l’agricoltura intensiva e l’utilizzo
di pesticidi nocivi alterano l’habitat di questa specie e la indeboliscono.
Come se non bastasse oggi hanno un nuovo terribile nemico: i cambiamenti
climatici.
Aumentando la frequenza di
eventi estremi, con ondate di calore e siccità, i cambiamenti climatici stanno
creando una situazione di “caos climatico” che porta le temperature sopra il
livello di tollerabilità di molte specie di api, minacciando così la loro
sopravvivenza. I cali più rapidi e significativi di api e insetti
impollinatori, infatti, si stanno registrando proprio in quelle aree in cui le
temperature sono più calde o gli eventi estremi più frequenti, come Spagna e
Messico.
Questi effetti, tra l’altro,
sono visibili anche nel nostro Paese: le temperature sopra la norma e le
ripetute giornate di sole dei mesi invernali risvegliano con almeno un mese di
anticipo 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale. Il rischio è che
un possibile ritorno del freddo faccia morire molte di queste api, con
conseguenti danni anche alla produzione di miele e frutta.
E noi cosa stiamo facendo?
Per salvare le api
dall’estinzione c’è bisogno innanzitutto di un’agricoltura più sostenibile.
Sostieni L'Astrolabio Online
Dona con PayPal
un piccolo contributo
per noi è un grande tesoro
ci aiuterai a fare informazione
un piccolo contributo
per noi è un grande tesoro
ci aiuterai a fare informazione
Le api rappresentano il primo
gradino della catena alimentare. Grazie al loro prezioso contributo
all’impollinazione, sono indispensabili per colture come, ad esempio, il
pomodoro e la zucca, tutti gli ortaggi e le piante da frutto.
Rappresentano i principali
alleati della varietà della nostra alimentazione e della biodiversità del mondo
vegetale.
Il numero di queste importanti
specie animali negli ultimi decenni si è ridotto drasticamente: per alcune,
come i bombi, di oltre il 30 per cento in soli 40 anni in regioni del pianeta
come l’Europa e il Nord America, secondo uno studio dell’Università di Ottawa.
Per gli scienziati si tratta
di un tasso di declino “coerente con un’estinzione di massa”: a questo ritmo,
sostengono, molte specie di api rischiano di scomparire per sempre nel giro di
pochi decenni, causando la sesta estinzione di massa a livello mondiale e la
più grande crisi globale di biodiversità da quando una meteora ha messo fine
all’era dei dinosauri.
Davanti a questo spaventoso
declino non possiamo restare indifferenti! Insieme, possiamo ottenere delle
misure necessarie per salvare i più importanti impollinatori della Terra: è
nell’interesse di tutti noi farlo, così come delle altre specie con cui
condividiamo il Pianeta.
Più del 40% delle specie di
invertebrati, in particolare api e farfalle, che garantiscono l’impollinazione,
rischiano di scomparire; in particolare in Europa il 9,2% delle specie di api
europee sono attualmente minacciate di estinzione (IUCN, 2015).
Spesso ci dimentichiamo, oppure
molti di noi non se ne rendono conto o, peggio ancora fingono di ignorare
questo problema di enorme gravità che senza le api (e le farfalle) molte specie
di piante si estinguerebbero e gli attuali livelli di produttività delle
coltivazioni agricole potrebbero essere mantenuti solamente ad altissimi costi
attraverso l’impollinazione artificiale.
Le api domestiche e selvatiche
sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie
vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35% della produzione
globale di cibo.
Negli ultimi 50 anni la
produzione agricola ha avuto un incremento di circa il 30% grazie al contributo
diretto degli insetti impollinatori.
Su scala mondiale, più del 90%
dei principali tipi di colture sono visitati dagli Apoidei e circa il 30% dai
ditteri (tra cui le mosche), mentre ciascuno degli altri gruppi tassonomici
visita meno del 6% delle colture.
Alcune specie di api, come l'ape occidentale
(Apis mellifera) e l'ape orientale del miele (Apis cerana), alcuni calabroni,
alcune api senza pungiglione e alcune api solitarie sono allevate
(domesticate); tuttavia, la stragrande maggioranza delle 20.077 specie di apoidei
conosciute al mondo sono selvatiche.
Gli insetti impollinatori
svolgono in natura un ruolo vitale come servizio di regolazione
dell'ecosistema.
Si
stima che l'87,5% (circa 308.000 specie) delle piante selvatiche in fiore del
mondo dipendono almeno in parte, dall'impollinazione animale per la
riproduzione sessuale, e questo varia dal 94% nelle comunità vegetali delle
zone tropicali al 78% in quelle delle zone temperate (statistiche IPBES del
2017).
E’ dimostrato
che il 70% delle 115 colture agrarie di rilevanza mondiale beneficiano
dell’impollinazione animale (Klein et al., 2007); inoltre l’incremento del
valore monetario annuo mondiale delle produzioni agricole ammonta a circa 260
miliardi di euro (Lautenbach, 2012). In Europa la produzione dell’80% delle coltivazioni
agricole dipende dall’attività degli insetti impollinatori (EFSA, 2009).
Pertanto la protezione degli
insetti impollinatori, in particolare apoidei e farfalle è di fondamentale
rilevanza, poiché essi svolgono un importante ruolo nell’impollinazione di una
vasta gamma di colture e piante selvatiche.
Le api forniscono inoltre
preziosi prodotti quali: miele, polline, pappa reale, cera, propoli, veleno, da
sempre utilizzati ed apprezzati dall’uomo nell’alimentazione, nella medicina e
nella cosmetica.
La maggior parte delle piante
di interesse agricolo necessita degli insetti per l’impollinazione. A causa di alcune scellerate scelte
della moderna agricoltura come la monocultura, l’eliminazione delle siepi e
l’impiego dei pesticidi e dei fitofarmaci, nonché l’alterazione e la
frammentazione delle aree naturali, l’ambiente è divenuto inospitale per la
maggior parte degli insetti pronubi.
Il declino della presenza dei
pronubi selvatici ha fatto si che l’importanza delle Apis mellifera sia
diventata fondamentale per alcune colture.
In Europa, quasi metà delle
specie di insetti è in grave declino e un terzo è in pericolo di estinzione. Il
cambiamento dell'habitat e l'inquinamento ambientale e soprattutto l’inquinamento
causato dall’uomo con l’utilizzo di prodotti di origine chimica molto
aggressivi, sono tra le principali cause di questo declino.
In particolare,
l'intensificazione dell'agricoltura negli ultimi sei decenni e l'uso diffuso e
inarrestabile dei pesticidi sintetici rappresenta uno dei principali fattori di
decremento delle popolazioni e di perdita di biodiversità degli insetti pronubi
negli ultimi tempi.
La conclusione è chiara: o
cambieremo subito il nostro modo di produrre cibo, oppure la maggior parte
degli insetti arriveranno all’estinzione entro pochi decenni.
Le ripercussioni che ciò avrà
per gli ecosistemi del pianeta nei prossimi anni potrebbero essere molto gravi,
poiché gli insetti sono la base strutturale e funzionale della maggior parte
degli ecosistemi del Pianeta.
Il ripristino degli habitat
naturali, insieme ad una indispensabile e drastica riduzione degli input agro-chimici
e alla "riprogettazione" agricola, è il modo più efficace per evitare
ulteriori diminuzioni o scomparse degli insetti impollinatori, in particolare
nelle aree ad agricoltura intensiva.
Perché non tornare, ad
esempio, ai filari, alle siepi che impiantati ai margini dei campi aumenterebbero
esponenzialmente la presenza di impollinatori selvatici. Anche un ritorno alla
rotazione delle colture con trifoglio o altre leguminose può incrementare
l'abbondanza e la diversità dei bombi, che a loro volta migliorano la resa
delle colture e la redditività dell'azienda.
Queste pratiche di
"ingegneria ecologica" non solo favoriscono gli impollinatori, ma
conservano anche i nemici naturali degli insetti che sono essenziali per
contenere le specie di parassiti erbivori che attaccano numerose ed importanti
colture.
Tuttavia, affinché queste
misure siano efficaci, è fondamentale che gli attuali modelli di utilizzo dei
pesticidi, principalmente insetticidi e fungicidi, siano ridotto sempre più,
giungendo alla completa eliminazione, per consentire il recupero delle
popolazioni di insetti e dei relativi servizi di "controllo
biologico" dei patogeni.
Il controllo biologico
costituisce un mezzo sottoutilizzato ma economicamente efficace e a basso
impatto ambientale per risolvere i problemi dei parassiti delle colture, in
grado di preservare la biodiversità sia all’interno che al di fuori delle
aziende agricole.
Ricordiamoci sempre che la
sopravvivenza del pianeta, e quindi anche la nostra, dipende dagli insetti impollinatori.