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"La Valle di Pezzola", ovvero: la storia delle devozione di due figlie per il padre"

Rubriche > Vino, cibo e dintorni
LA VALLE DI PEZZOLA, OVVERO: “LA STORIA DELLA DEVOZIONE DI DUE FIGLIE PER IL PADRE”
di A. Armio

La bellezza di essere curiosi è che questa curiosità, atavica nel mio caso, di girare per cantine e vigneti spesso si trasforma in magia. Quello che vi racconterò oggi in effetti si avvicina a qualcosa di simile alla magia o alle trame del destino.
Ho parlato di racconto… non di intervista, per quanto di questo pur sempre si tratta, ma mi piace definire quello che leggerete “un racconto”: capirete voi stessi il perché!
Dunque: il racconto inizia nel giorno in cui inizia la primavera… che sia un presagio o un segno del destino?
Chi può dirlo!
E guarda caso ciò che è stato all’origine di questo incontro è nato da un legame stretto con la primavera, o meglio con “Primavera è Donna 2023”, perché in un certo senso le due protagoniste di questo racconto sono più o meno coinvolte nell’iniziativa di Swanbook.
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Già… proprio così… oggi, in questo giorno di inizio della primavera, ho incontrato nella loro cantina, Francesca e Cristina Pezzola, due sorelle, due giovani donne, alla guida di una prestigiosa azienda vinicola: La Valle di Pezzola, in Franciacorta.
Fin da subito si è capito che l’oggetto della conversazione non era solo quello previsto, ma è diventato fin dai primi momenti di tutt’altra natura.
Quale?
Immagino che a questo punto siate curiosi di scoprirlo, ma sveleremo il mistero man mano… prima dobbiamo tornare al nostro racconto… e per farlo voglio iniziare nel riportare parola per parola la prima pagina del catalogo presentazione dell’Azienda La Valle di Pezzola che mi è stato dato:
“Francesca e Cristina Pezzola,
due figlie;
femmine come la vite,
sinonimo di vita.
Una tradizione tramandata e custodita nel sogno di Eugenio: produrre vino e dare continuità al nome della famiglia.”
Per quanto mi riguarda queste poche frasi valgono tutto il racconto che andrete a leggere.
“Due figlie” dice già molto: sottolineare quell’essere figlie racchiude in sé tutto il senso della famiglia.
“Femmine come la vite, sinonimo di vita”; femmina non è solo sinonimo di vita, ma molto di più: tutti noi nasciamo da una “femmina” e, tutto sommato “vite” è il plurale di “vita” (le due figlie… femmine di Eugenio sono due… plurale quindi…).
Se poi ci pensiamo bene: non è forse vero che la storia dell’uomo, dell’umanità, da millenni ha camminato affiancata a quella della vite e del vino? Il vino compare sempre nei momenti più importanti della storia dell’uomo…
Oh… diamine… voi vi state sempre aspettando il racconto… ma io, invece, vado avanti a commentare la prima pagina del catalogo di “La Valle Franciacorta” che prosegue così:
“Un nettare di-vino, che racchiude l’essenza della tradizione e di anni di appassionato lavoro.
La Valle di Pezzola sarà la più importante eredità che lasceremo al nostro mondo”;
così inizia il racconto (con un titolo davvero bellissimo secondo me): “La storia della devozione di due figlie per il padre”
E noi adesso, finalmente, iniziamo a raccontare la storia dell’azienda vinicola La Valle di Pezzola, anche e soprattutto, con l’importante aiuto di Francesca e Cristina.
Parleremo di un’azienda relativamente giovane, e non solo perché alla sua guida ci sono due giovani donne, ma perché la sua storia inizia nel 1991 a Rodengo Saiano, nel cuore della Franciacorta. Ma ora viene il momento di farci raccontare da Francesca e Cristina come è nata “La Valle”.
Come dicevo la cantina è “relativamente giovane”, nata su terreni che hanno una storia molto antica: raccontateci come è iniziato il vostro viaggio… il vostro racconto… quello della famiglia…
La nostra storia inizia nel 1991, a Rodengo Saiano, nel cuore della Franciacorta in una zona collinare molto cara alla famiglia Pezzola; un territorio magico con una particolare conformazione geologica e terreni davvero antichi di epoca giurassica.
Il protagonista del nostro racconto è papà, Eugenio Pezzola, che grazie alla sua volontà nel portare avanti il suo sogno e incredibile progetto, ha realizzato quello che oggi è la nostra realtà.
La nuova cantina è nata anni dopo la nascita dell’azienda, cosa ha determinato questa decisione?
Come detto poco prima, siamo nati per passione, ma negli anni la passione si è trasformata in un vero e proprio lavoro. C’è stato un incremento di produzione da 3.000 a 60.000 bottiglie.
Avevamo la necessità di ingrandirci, sempre Eugenio, nel 2010 progetta, essendo ingegnere, la sua NUOVA CANTINA, uno spazio interamente dedicato alla vinificazione; un modello di innovazione e tecnologia all’avanguardia.
Prima, nel guardarmi in giro durante la visita all’azienda, poi, sfogliando il vostro catalogo e navigando sul sito web, quello che mi colpisce è la costante simbiosi tra vino, storia e cultura: sul catalogo oltre alle vostre “etichette” si alternano e si rincorrono senza soluzione di continuità il “ragazzo morso da un ramarro” di Caravaggio, un autoritratto di Frida Khalo, la “nascita della Venere” di Botticelli, spaccati di vedute di Firenze e anche immagini di una intrigante sensualità. Questo alternarsi dei vostri vini con l’arte incuriosisce molto, ma non credo che sia un accostamento casuale, come del resto non è casuale il vostro interessarvi a eventi culturali particolari. Da dove nasce questa fusione vino/arte?
Visto che la nostra realtà è puramente passionale, diventando adulte, ci siamo avvicinate sempre più a questa magica attività. La verità è che abbiamo fatto entrambe studi, Francesca è un architetto e Cristina restauratrice. Essendo giovani donne, il lato sensibile e amante del bello è fuoriuscito. “Si usa l’arte per guardare la propria anima”. Ecco perché abbiamo deciso di dare un’anima ai nostri vini.
Spesso alternate e unite fra loro termini come poesia e tecnica, oppure passato e futuro: è corretto affermare che questi accostamenti, che in apparenza sembrano degli ossimori, in realtà si fondono insieme e simboleggiano le linee guida del vostro cammino?
Assolutamente sì, tu hai colto appieno l’essenza di chi siamo.
L’obbiettivo di oggi è che senza passato arte, passione e cultura non si può creare un futuro, fedeli da sempre a questa frase, “dalle radici alle ali” ci piace anche pensarci, come “dei nani, sulle spalle dei giganti”, e i giganti in questo caso sono la storia e le nostre radici.
Parliamo dei vostri vini. Molti millesimati di vostra produzione vengono affinati per 60 mesi sui lieviti, alcuni sono monovitigno, altri sono miscele di uve diverse (mi piace molto il vostro definirli assemblaggi armoniosi… è poetico). Raccontateci qualcosa di queste vostre creature. Per ogni vostro vino oltre al suo nome avete coniato una specie di soprannome (anche questo è poesia se vogliamo): per esempio il “Blanc de Noirs” lo definite “Tenace”, il “Regium” Regale, “Eugenium” invece si racconta da solo. Come mai questo vezzo, ammesso che di vezzo si tratti?
Vista l’armonia tra passato e futuro, abbiamo denominato i vini in latino per il passato, e descritti tramite un aggettivo semplice e di uso comune per il futuro.
Questo è sembrato a noi un modo diverso e diretto per idealizzare i nostri prodotti e raccontarli in modo differente.
Uno su tutti mi ha particolarmente incuriosito e me lo sono tenuto per ultimo: “Zerum”! Quello dove io, nel nostro incontro, ho esordito citando che “il suo affinamento sui lieviti è di ben 16 anni”, ma subito Cristina mi ha simpaticamente bacchettato dicendo che i sedici anni sono diventati 18. In pratica “Zerum” è diventato maggiorenne! Naturalmente ci sto giocando su questo particolare, in realtà stiamo parlando di qualcosa di importante davvero, di un dosaggio zero riserva che voi definite “Di un’altra epoca”. Spiegate ai nostri lettori perché di un’altra epoca, ma soprattutto quel “dosaggio zero” che per gli esperti di vini è chiaro, ma non per i comuni mortali.
Ah… Ah… Ah... “di un’altra epoca” tocca più significati o punti di vista.
“Un vino che non modifica quel che la natura ha creato in aromi e sentori, è la grande riserva, espressione dell’effetto intramontabile del tempo sulla sublime bellezza, un’anima eterea di un’altra epoca; ma ancora incredibilmente attuale, simbolo del tempo passato ma tuttora prepotentemente perfetto”.
In FRANCIACORTA è introvabile trovare una riserva ancora oggi disponibile sul mercato, davvero datata e di questa rara annata; questa è magia.
Faccio un passo all’inizio del racconto e torniamo a quel “La storia della devozione di due figlie per il padre”. Quanto è importante per voi quella frase? Quanto è importante papà Eugenio?
Partendo dalla parola devozione, dal latino “DEVOTIO”, voto o sacrificio.
Questa parola se la analizziamo dal profondo spiega da sé l’essenza del suo significato, né da testimonianza “EUGENIUM”, il vino dedicato a nostro padre.
Ora voi siete il presente e il futuro di “La Valle di Pezzola”. Come vi distribuite e suddividete le responsabilità e i compiti? Chi fa cosa? (Sebbene ho la netta impressione che siate perfettamente in simbiosi)
Per l’ennesima volta hai afferrato appieno la risposta…
È giusto avere dei ruoli, ma la nostra filosofia di lavoro ci porta a non avere dei ruoli specifici, essendo un’azienda famigliare, il lavoro a prescindere dai doveri, a fine giornata deve essere portato a termine, con amore e dedizione.
Ecco, generalmente le nostre interviste, i nostri racconti, a questo punto terminano, ma in questo caso è necessario aprire un secondo capitolo, e si tratta di un capitolo che subito è apparso importante tanto quanto quello delle bollicine dei Franciacorta.
Probabilmente è vero che il destino disegna strani percorsi nelle vite di tutti noi, e anche in questo caso l’incontro con Francesca e Cristina sembra essere stato architettato dal destino, che sapeva benissimo quale sarebbe diventato un altro argomento principe del nostro incontro.
Proprio così! Sempre per la mia curiosità, ho affrontato un argomento che è nato dal mio profondo amore per un territorio, una regione italiana dove davvero ho lasciato tanti pezzi del mio cuore e non solo: le Marche. Luoghi tanto a me cari, specialmente la provincia di Ancona e il Conero, da farli diventare palcoscenici principali in due miei romanzi gialli.
Ma torniamo a “bomba” (pare si dica anche così): La Valle di Pezzola produce “Verdicchio”!
Verdicchio vi domanderete?
Si “Verdicchio”, proprio quel grande vino dei Castelli di Jesi, e con lui anche olio EVO marchigiano: un argomento che per uno che ama la Marche vale molto di più di un invito a nozze!
Perciò dobbiamo continuare a coinvolgere Francesca e Cristina per farci raccontare tutto.
Allora! Che c’entra il “Verdicchio” con la Franciacorta. Come è iniziata questa avventura? Come ci siete arrivati a San Paolo di Jesi?
Sempre è solo per le idee irrefrenabili e incontenibili di nostro papà...
Innamoratosi perdutamente della terra marchigiana, ha deciso di ampliare l’azienda “La Valle” anche nel territorio incontaminato delle Marche.
Fin da subito ho capito che entrambe tenete moltissimo alla recente avventura “nelle Marche”. Dico recente perché è una “storia” ancora giovane tutto sommato. Cosa vi coinvolge e appassiona così tanto di questa strada parallela alle bollicine nostrane?
L’obbiettivo che ci piacerebbe raggiungere sarebbe quello di espanderci, portando il marchio “La Valle”, a diventare simbolo di qualità e ricercata eccellenza, e toccando più territori della nostra amata Italia.
Il vostro “Verdicchio” non solo ha un nome che evoca la storia, ma a quanto sembra è un “Verdicchio” che può lasciare segni importanti nella storia di uno dei vini bianchi più apprezzati del panorama enologico nazionale. Raccontateci tutto su questo vino, iniziando proprio dal suo nome…
Il nostro verdicchio è un ottimo prodotto con una storia davvero particolare…si chiama “Marca Albente”.
Nel 2019 la prima vendemmia, imbottigliato in pieno COVID, il suo nome sta a significare proprio una rinascita, come un’alba luminosa proiettata verso un nuovo inizio, ecco il perché di “MARCA” che significa in latino Marche, e “ALBENTE”, che significa albeggiare, ovvero che evoca un ricordo ai colori dell’alba, che si rispecchiano nella luccicante brillantezza di questo bianco fermo che viene da questa terra a noi cara.
… e già che ci siamo raccontateci il vostro olio…
L’azienda nelle Marche, nasce proprio grazie a questo prodotto “nobile” che produciamo già da diversi anni. Un olio EXTRAVERGINE di Oliva Biologico.
Entrambi, Verdicchio e Olio, hanno la certificazione BIO… parlatecene….
Entrambi sono Biologici, l’olio da più di 10 anni, mentre per quanto riguarda il Verdicchio da questa ultima vendemmia.
Se doveste raccontarvi, chi sono Francesca e Cristina Pezzola? Che sogni avevate da bimbe?
Sogni da bambine tanti... ma irrealizzabili.
La ragione ci ha portate entrambe a tutelare e difendere con devozione quello che con fatica la famiglia ci ha donato...
Non potremmo chiedere altro.
Cosa vi aspettate dal presente e dal futuro?
Che il lavoro e la nostra vita privata possano sempre essere in completa armonia.
E non dimentichiamoci di citare che nel podere marchigiano, vengono raccolti anche i tartufi!
Per concludere (finalmente direte) la nostra ultima richiesta:
ognuna di voi si descriva in tre soli aggettivi:
Francesca per Cristina: Frizzante come una Bollicina, Spontanea, Originale.
Francesca da Francesca: Riflessiva, perdendosi tra i propri pensieri…
Cristina per Francesca: Intelligente, Comprensiva, Diligente.
Cristina da Cristina: un solo oggettivo, ”l’abbondanza”...
L'Astrolabio di Swanbook
Redazione: Desenzano del Garda
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