La stella di Babbo Natale
Arte e Cultura > Racconti e poesie
LA STELLA DI BABBO NATALE
racconto di Monica Menzogni
disegni di Andrea Rugi
questo racconto à la strenna di Natale che Monica Menzogni, la nostra signora del cielo, regala a tutti i lettori
dell'Astrolabio.
Un racconto che è l'anteprima di un grande progetto con finalità importanti che presto verrà reso noto e ufficializzato.
È già
notte fonda quando Babbo Natale suona la campana. Gisberto, il suo fedele
aiutante, solleva lo sguardo verso il grande calendario.
Di
solito, l’allegro tintinnio segna la fine dei lavori annuali; montagne di
pacchetti fanno capolino dal grande sacco, le renne, strigliate a dovere,
indossano paramenti che brillano come stelle nel deserto, ma stavolta il
rintocco ha colto tutti di sorpresa.
È il venti
dicembre. Troppo presto. Davvero troppo presto.
Babbo
Natale sale nel punto più alto del giardino e attende con pazienza che cessi il
brusio prima di parlare.
«Gisberto,
Elvina, amici miei tutti. Vi ho convocati per dirvi che anticiperò la partenza.
Non intendo trascorrere un Natale di più sulla Terra.», il silenzio dei
presenti si fa denso come un panetto di burro congelato.
«È mio
desiderio raggiungere al più presto un altro pianeta della galassia.»
Un
mugolio di sgomento si leva dalla folla.
«E
quando avete intenzione di partire?»
Babbo
Natale risponde senza alzare lo sguardo: «Molto presto.»
«Finalmente sei arrivato! Menomale, perché il vecchio è un po’
nervoso.»
Gisberto ansima come una vaporiera.
Trascina un grosso sacco e lo deposita davanti a Elvina.
«Nervoso? Qui se c’è qualcuno che dovrebbe
innervosirsi sono io! Ore e ore di fila nei negozi e guarda qua…», si toglie i
guanti, «ho le mani tutte rovinate a furia
di strofinarle con i disinfestanti.»
«Disinfettanti. Senza la s, somaro!»
Elvina scuote la testa: «Sei sicuro di aver preso tutto?»
«Sicurissimo!», apre il sacco e inizia a tirare fuori il
contenuto, «Mutandoni, magliette della
salute, dentifricio, sapone, schiuma da barba, lamette…»
«Lamette? Mi dici cosa se ne fa il vecchio delle lamette?»
«Che ne sai? Magari dove andrà non si trovano.»
«Il cibo per le renne lo hai trovato?»
Le mostra una pila di buste. La
moglie inforca gli occhiali e legge a voce alta la scritta sul retro della
confezione: “liofilizzato
di lichene surgelato.”
Gisberto, rosso come un tizzone,
si affretta a metterle una mano sulla bocca.
«Shhh! Vuoi che Rudolph ti
senta? Sai quanto è
schizzinoso. Se si accorgesse che gli diamo da mangiare cibo congelato è capace
di spedirci a galleggiare in mezzo alla galassia con un calcione!»
«È proprio una renna viziata.», Elvina impila le
buste in bell’ordine
dentro un grande baule rosso.
«Dov’è
Babbo Natale?»
«È
chiuso nella sua stanza da stamani. Ho provato perfino a portargli una tisana
con lo cherry, ma mi ha liquidata in malo modo.»
Gisberto non si lascia
scoraggiare dalle parole della moglie. Infila le mani sotto il gilet e la
guarda sornione: «Ora glielo faccio passare io il
malumore!»
Le sventola davanti agli occhi
una busta di bel colore rosa acceso come un’alba d’inverno. «Vedrai!»
«Non dirmi che l’hai aperta, sai che è una cosa che non sopporta.»
«Ho dato solo una sbirciatina… È una richiesta così insolita! Devo fargliela leggere subito.»
Si avvia
con passo deciso verso lo studio. Sta per bussare, ma la porta è socchiusa.
Si
affaccia con prudenza.
Il
grande camino è spento, l’aria odora di cenere fredda. Senza il crepitio del
fuoco, l’unico rumore che si sente è il battito regolare dell’orologio a cucù
sulla parete.
Il
calendario è ancora aperto sulla data del quindici dicembre. Sul pavimento sono
sparse centinaia di buste alla rinfusa, come se un tornado si fosse divertito a
mettere a soqquadro la stanza.
Babbo
Natale è sprofondato nella poltrona dorata.
«È
permesso? Posso entrare?», chiede sottovoce.
«Vieni,
amico mio.»
Gisberto
sospira. Si china per raccogliere una letterina e la legge a voce alta.
“Caro Babbo Natale, scusa se
quest’anno non ti chiedo niente. Mamma e papà mi hanno detto che Babbo Amazon
li fa risparmiare e che i regali devo chiederli a lui. Però, voglio mandarti un
saluto perché mi sei sempre stato simpatico.”
«Mettila
via. Sono tutte così. Come vedi, il mio lavoro è inutile ormai.»
«Ne siete proprio certo? Stamani sono sceso al mercato per
gli ultimi acquisti e ho sentito una bambina che discuteva con la madre.»
«I bambini d’oggi non sanno più cosa sia il rispetto per i
genitori.»
«Aspettate a giudicare. La ragazzina voleva spedirvi una
lettera, ma la madre l’ha gettata via.» Gli porge la busta facendo l’occhiolino: «L’ho recuperata di nascosto.»
Babbo Natale assesta bene gli
occhiali sul naso.
Gisberto continua a tormentare il
bottone del panciotto.
«Allora, che regalo vuole la bambina?»
Per
tutta risposta Babbo Natale, assorto nei propri pensieri, va alla finestra. I
vetri sono bagnati dalla pioggia di lacrime degli abeti millenari che svettano
nel giardino: la neve che li ricopriva fino a qualche tempo prima si sta
sciogliendo in mille rivoli d’acqua.
«Se gli uomini continueranno a
scaricare tutti quei gas nell’aria, ben presto non avremo più neppure un filo di
neve.»
«Perché?»
«Devi sapere che l’atmosfera è come una coperta che
protegge la Terra dai raggi più forti del sole e dal freddo dello spazio.»
«Forse è una coperta troppo
pesante.»
«In un certo senso hai ragione, ma
non è sempre stato così. È composta da diversi gas e ognuno ha il proprio
compito. Ad esempio, l’ossigeno ci serve per respirare, ma anche l’anidride carbonica è
utile. Riesce a intrappolare il calore e a mantenere il pianeta alla giusta
temperatura.»
«Come le piante dentro a una serra?»
«Sì, proprio così. Solo che, per
funzionare bene, tutto deve essere in equilibrio. Da quando gli uomini hanno
iniziato a bruciare enormi quantità di carbone, petrolio e gas è come se fosse
stato aggiunto un altro strato alla “coperta”.»
«E così, la Terra rischia di morire di
caldo…», allarga le braccia, «Tutto ciò
è molto
triste e istruttivo, ma cosa c’entra con la letterina?»
«Tu che ne sai? L’hai forse letta
prima di me?»
Gisberto diventa rosso come un tramonto
d’estate: «Io? Leggere la vostra posta? Non mi
permetterei mai! Gli ho dato solo un’occhiatina.»
Babbo Natale lo guarda storto:
«Non farlo mai più!»
«Certo, scusatemi. Però la
bambina parlava di certe isole che non conosco. Che c’entra l’atmosfera?»
«Vedi Gisberto, l’uomo non ha
fatto solo danni all’aria che respiriamo, ma anche a tutta la natura. Animali,
piante, fiumi, perfino i mari e gli oceani sono in pericolo.»
«D’accordo, ma Babbo Natale non è
mica Superman che da solo può salvare il mondo!»
«Non tirare in ballo i supereroi!
Quelli sono personaggi di fantasia, io, al contrario, sono vero. In carne e
ossa!»
L’aiutante ride sotto i baffi.
«Va bene, più carne che ossa…
Comunque, la bambina vuole che trovi il suo papà e lo riporti a casa per
Natale. È un ricercatore che è partito tanti mesi fa per studiare il modo di
ripulire il mare e non tornerà prima di aver terminato il lavoro.»
«Originale come richiesta, non
c’è dubbio.»
«Vorrei tanto accontentarla, ma
non posso farlo da solo.»
«Posso vedere?», prende la letterina e scorre le parole a una
a una con l’indice poi, biascica tra sé e sé: "eppure deve
esserci un modo…"
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Gisberto stringe la busta rosa tra le mani quando raggiunge il
laboratorio di elfo ingegnere.
«Frentarbino, a che punto sei
col lavoro?»
L’elfo trotterella soddisfatto verso
il bancone, sale sullo
sgabello e solleva una
sfera trasparente come una
bolla di sapone. Poi, tira fuori un fischietto dal taschino ed emette
due suoni. Blitzen si presenta all’istante. La renna recalcitra un po’, ma
riesce a calmarla offrendole una zolletta di muschio selvatico di cui è
ghiotta.
Come per
magia, il casco spaziale le calza alla perfezione.
«Sono o
no un genio?»
«Sei un
po’ antipatico, ma davvero bravo!»
«Beh,
che ci fai ancora lì impalato? Non vai a dirlo subito al vecchio?»
Gisberto
si schiarisce la voce e gli porge la lettera.
«Leggila
e dimmi che ne pensi. Possiamo fare qualcosa?»
Il piccolo
elfo si toglie il cappello e inizia a grattarsi la testa.
«Posso
provarci. Mi è venuta una certa idea... Tu, intanto, chiedi a tua moglie di
cucire il sacco più grande che abbia mai realizzato.»
Gisberto
deglutisce a vuoto, immagina fin troppo bene la reazione di Elvina.
«Hai
idea di quanto tessuto occorra per cucire un sacco così grande? Non se ne parla
proprio! Con tutto il da fare che abbiamo non c’è tempo.»
«Elvina
cara, hai visto quanto è triste Babbo Natale? Se almeno riuscisse a esaudire il
desiderio della bambina, partirebbe felice. Se lo merita dopo tanti anni di
lavoro.»
«Devo
ammettere che, per una volta, hai ragione tu.»
«Posso
contare sul tuo aiuto?»
«D’accordo. Dirò alle ragazze di
mettersi subito all’opera.»
«E io chiamerò tutti a raccolta.
Insieme ce la faremo!»
Nel giro
di qualche ora, il villaggio di Babbo Natale si anima di nuova vita.
La
letterina rosa ha prodotto lo stesso effetto di una pioggia nel deserto. Elfi,
gnomi, giganti e ogni altro abitante sembra essersi risvegliato dal torpore che
lo affliggeva.
Elvina
impartisce le istruzioni alle nane tessitrici col piglio di un generale
dell’esercito, Gisberto fa la spola dal Polo Nord al Polo Sud passando per
l’Equatore per reperire i materiali necessari, mentre i troll assemblano i
nuovi motori della slitta veloce e puntuali come un treno giapponese.
«Frentarbino,
la mia slitta è pronta vero?», Babbo Natale appare all’improvviso nel
laboratorio.
Il
piccolo elfo si gratta un orecchio.
«Sì, sì…
ehm… devo solo reperire ancora un po’ di propellente atomico di scorta. Per non
rischiare di farvi rimanere a secco. Non so se ci siano distributori nello
spazio interplanetario.»
«Molto
bene, ma fai in fretta. Non voglio partire in ritardo.»
Il
mattino dopo, di buon’ora, Frentarbino attacca le renne alla slitta e la porta
davanti al suo cancello.
Dopo qualche minuto, il vecchio
panzone, infagottato in una larga tuta simile a uno scafandro per sommozzatori,
gli va incontro camminando con le gambe inteccherite e il passo incerto.
L’elfo ingegnere,
con la teatralità degna di un bravo prestigiatore, solleva il grande mantello
dorato. La linea filante come quella di un razzo, di un bel colore rosso acceso
e così lucida da potersi specchiare: la nuova slitta spaziale è fantastica!
Babbo
Natale resta a bocca aperta per qualche istante.
«Riuscirò
a guidarla?» chiede
preoccupato.
«Ci sono
solo due pulsanti. Uno per la salita e l’altro per la discesa. Semplice, no?»
«In
effetti, non sembra tanto difficile.», risponde lisciandosi la barba.
«Il vero
gioiello è il pedale del freno. È fondamentale per non finire alla deriva nello
spazio!»
In quel
momento arrivano Gisberto ed Elvina. Nonostante il freddo sono tutti sudati. I
due trascinano un sacco così grande che potrebbe contenere una nazione intera.
«E questo cos’è?», chiede Babbo Natale
stupefatto.
«È il
sacco per i doni. Non vorrete mica andare su un altro pianeta senza portarlo
con voi.»
«Ma è
enorme! Come farò a riempirlo tutto?»
«Veramente
il sacco può contenere un dono soltanto.», Gisberto gli porge la lettera della
bambina.
«Adesso
potrete esaudire il suo desiderio!»
Il volto
di Babbo Natale si illumina. Le lacrime sotto le palpebre pungono come spilli,
ma il suo è un pianto di felicità.
«Come si
chiama la ragazzina?»
«Rosa,
come il colore della busta.»
«Dite a
Rosa che avrà il suo regalo! Mi mancherete, ragazzacci… Fatevi abbracciare.»
Sale nella slitta e sparisce tra le nuvole a gran
velocità senza voltarsi indietro.
Nell’aria
risuona l’inconfondibile «oh, oh, oh!»
Arrivato
sopra il Pacifico, aziona il pedale del freno. Durante i suoi viaggi gli era
capitato spesso di sfrecciare sopra i mari, ma non si era mai soffermato a
osservarli con attenzione.
Solo ora
si accorge che sull’immensa distesa d’acqua galleggiano grandi
isole di rifiuti.
L’oceano
sembra una gigantesca pattumiera.
Rudolph,
col naso più rosso del solito, lo guarda con aria interrogativa.
«La
spazzatura di plastica non si decompone nella natura come una buccia di banana
o un pezzo di carta. Rimane nell’oceano per moltissimi anni. Più di quanti tu
ne riesca a contare, vecchia renna.»
Si
avvicina ancora un po’. L’immondizia è diventata cibo per gli animali.
Le tartarughe marine scambiano
sacchetti di plastica per meduse e, una volta ingerite, non riescono più a
respirare. I gabbiani mangiano gli oggetti più piccoli e non possono più
volare, i pesci soffocano nelle reti abbandonate dai pescatori. Sulle isole
d’immondizia, la natura sta morendo.
Babbo
Natale non riesce a credere ai propri occhi.
«Al
galoppo, ragazze! Abbiamo del lavoro da fare.»
Appena
calato in mare, il grande sacco comincia a riempirsi di bottiglie, sacchetti,
accendini, giocattoli, cannucce, contenitori di polistirolo di ogni misura.
I
delfini sono i primi a fare il passaparola. Attirati dal loro richiamo, balene,
orche, squali e anche i più piccoli abitanti dei mari accorrono in aiuto.
Persino il vento cessa di soffiare e il moto delle onde si placa per agevolare
le operazioni.
Non molto distante da lì, si
trova la Manta.
Il grande catamarano a vela trasporta i ricercatori che studiano il modo
di rimediare al disastro ecologico.
Al
capitano trema la voce quando lancia l’appello via radio.
«È
incredibile! Ba… Babbo Natale sta ripulendo il mare!»
L’equipaggio, incredulo, si riunisce
sul ponte.
«Che aspettiamo?
Andiamo ad aiutarlo!»
Altre
navi, allertate dal viavai, si uniscono ai lavori. In poco tempo, l’oceano
pullula di uomini e animali impegnati nella pulizia.
Appena
calato in mare, il grande sacco comincia a riempirsi di bottiglie, sacchetti,
accendini, giocattoli, cannucce, contenitori di polistirolo di ogni misura.
I
delfini sono i primi a fare il passaparola. Attirati dal loro richiamo, balene,
orche, squali e anche i più piccoli abitanti dei mari accorrono in aiuto.
Persino il vento cessa di soffiare e il moto delle onde si placa per agevolare
le operazioni.
Non molto distante da lì, si
trova la Manta.
Il grande catamarano a vela trasporta i ricercatori che studiano il modo
di rimediare al disastro ecologico.
Al
capitano trema la voce quando lancia l’appello via radio.
«È
incredibile! Ba… Babbo Natale sta ripulendo il mare!»
L’equipaggio, incredulo, si riunisce
sul ponte.
«Che aspettiamo?
Andiamo ad aiutarlo!»
Altre
navi, allertate dal viavai, si uniscono ai lavori. In poco tempo, l’oceano
pullula di uomini e animali impegnati nella pulizia.
«Il
primo che getterà ancora i rifiuti in mare dovrà fare i conti con noi!» Gridano
tutti in coro.
Alla
fine, il sacco è così pieno che pare stia per scoppiare.
Finalmente
libero dai rifiuti, l’oceano sembra ritrovare il blu cristallino che aveva
perduto. I pesci guizzano felici, gli uccelli festeggiano con rapidi volteggi
sopra le onde, anche gli uomini, nonostante la stanchezza, improvvisano una
danza.
Babbo
Natale si arriccia i baffi e offre doppia razione di cibo alle sue renne.
Un
marinaio lo avvicina e gli tende la mano. La barba lunga e incolta, la pelle
bruciata dal sole, lo sguardo buono.
«Grazie,
grazie, a nome di tutta la Terra. Grazie.», ripete senza sosta senza
distogliere gli occhi da lui per un istante.
«Lei ha
figli?»
«Sì, una
bambina e non vedo l’ora di riabbracciarla.»
«Parta subito, allora. Non
faccia aspettare la piccola Rosa.»
L’uomo spalanca gli occhi ma non ha il tempo di fare
alcuna domanda.
Le renne
galoppano a vuoto, il carico è così pesante che la slitta pare più volte sul
punto di rovesciarsi finché Babbo Natale preme il tasto salita e, in un lampo, raggiunge lo spazio buio,
freddo e inospitale.
«Rudolph,
vecchia renna scorbutica, all’opera! Adesso tocca a te!»
Babbo
Natale sgancia dalla slitta il grande sacco di rifiuti; la renna alza la coda
e… lo ricopre con una scia di polvere magica.
Scintille
di luce si propagano dall’involucro. L’enorme sacco inizia a roteare sempre più
forte e, in pochi attimi, si trasforma in una stella brillante che illumina a
giorno il buio dello spazio profondo. L’incantesimo si è compiuto davanti agli
occhi di un Babbo Natale felice e soddisfatto.
«Bel
lavoro Rudolph! È il nostro regalo per il pianeta.»
La
Terra, vista da lì, sembra una grande pallina di Natale. Starebbero ore ad
ammirarla. Una pioggia di lacrime galleggia dentro ai loro caschi.
«Forse
laggiù hanno ancora bisogno di noi. Che ne dite, ragazze?»
Le renne
scalciano impazienti.
«A
proposito… Qual è il pulsante da premere? Ah! Eccolo qui: discesa. Reggetevi forte! Amici accendete i camini
che arriva Babbo Natale! Oh, oh, oh!»