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Il Castello Visconteo di Pandino (Cr)

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settembre 2023

IL CASTELLO VISCONTEO DI PANDINO
Oggi facciamo un’escursione nel cremasco, a Pandino. Siamo ovviamente in provincia di Cremona. Pandino è latipica cittadina di provincia, nel cuore della pianura lombarda dove l’agricoltura storicamente è la padrona incontrastata del territorio.
In realtà Pandino non è il classico borgo agricolo, come tanti se ne incontrano tra Milano, la bergamasca e Cremona, tutt’altro: questa cittadina racchiude in sé tanta storia, cultura e non ultima geologia del territorio.
«Geologia del territorio?», vi starete certamente chiedendo.
«Si! Si! Altroché!», vi rispondo io.
Infatti, dove ora è situato questo florido comune, moltissimo tempo fa si suppone esistesse un grande specchio d’acqua stagnante (il lago o Gerundo o Gerondo) che si estendeva a cavallo del corso dei fiumi Adda e Serio. Di questo “lago” risalente almeno all’epoca romana, già il grande naturalista comasco Plinio il Vecchio ne parla in alcune sue opere; ma anche lo storico Paolo Diacono e altri “cronisti” ne parlano dettagliatamente nel IV° secolo D.C.
Ma noi non siamo venuti a Pandino per parlare del lago Gerundo, almeno per ora, per quanto la storia sia davvero affascinante, come è affascinante la leggenda di Tarantasio, un drago che pare vivesse nel lago facendo strage di uomini e soprattutto di bambini e infestando poi l’aria della zona con il suo fetido alito. Ma passiamo oltre, riproponendomi di dedicare in futuro un articolo su questo argomento.
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il drago Tarantasio
Ma torniamo a bomba: dunque, le prime notizie certe e documentabili di Pandino risalgono al 1144, dalle quali si evince che a quei tempi l’abitato era formato davvero da pochissime case, Un piccolo villaggio situato in un territorio molto ricco di boschi inframezzato da pascoli e, pensate un po', da vigne, una notizia quasi incredibile per i giorni nostri.
La storia di questa località cambia in maniera radicale nel XIV° secolo, quando Bernabò Visconti, signore di Milano, fa costruire un castello, una residenza di caccia, come era in uso nelle dinastie nobili nel medioevo: siamo alla metà circa del 1300. Da quel momento in poi possiamo affermare che ebbe inizio la storia di Pandino. La presenza di un castello e per di più di una delle casate più potenti dell’epoca, ha rappresentato un punto di riferimento per le popolazioni della zona che vedevano nelle aree circostanti al castello un luogo sicuro e protetto dove stabilirsi. Fu proprio in quel periodo che, sotto l’impulso dello sviluppo demografico, Pandino ha iniziato a crescere e ingrandirsi.  
Oggi Pandino non è solo una cittadina dedita esclusivamente all’agricoltura, che comunque ha rappresentato, e rappresenta ancora, il volano attorno al quale si sono sviluppate numerose attività imprenditoriali, ovviamente con attività collegate all’agricoltura; quindi, sono sorti diversi caseifici e salumifici e parallelamente anche altre attività produttive e del settore terziario. Inoltre, questa virtuosa cittadina, ospita un Istituto Caseario, l’Istituto d’Istruzione Superiore “Stanga” che vede arrivare studenti da ogni parte d’Italia e del mondo. Una struttura che, proprio per questa variegata affluenza di giovani aspiranti casari, si è dotato di una efficiente e attrezzato convinto all’interno del Campus.
Scorcio di Gradella
Ma il territorio del comune non è circoscritto al solo abitato principale, fanno parte di Pandino due frazioni di una certa importanza, Gradella e Nosadello. Soprattutto Gradella è una frazione ricca di storia e tradizioni e anche a questo piccolo ma interessante borgo dedicheremo uno spazio dedicato in futuro, ora dedichiamoci all’argomento principale della nostra escursione a Pandino: il Castello Visconteo, uno straordinario edificio che è sotto la tutela dei Beni Culturali.
Come dicevano il primo complesso edificato dell’imponente fortezza risale al XIV°. Con il passare del tempo i vari feudatari che si sono succeduti nel possesso del castello hanno aggiunto man mano nuove costruzioni, fino a che, nel XV° secolo, gli Sforza, divenuti nel frattempo Signori di Milano, e quindi anche del territorio di Pandino, ordinarono ai pandinesi di costruire la cerchia muraria. Una costruzione necessaria per proteggere il villaggio dai Veneziani che erano sempre più vicini.
Tanto per capirci, a Crema ancora oggi esiste un hotel che si chiama “Ponte di Rialto” (il nome evoca assonanze con la Serenissima) e di cui si dice abbia origini antiche e che pare essere nato in origine come punto di ristoro e stazione di cambio per i cavalli. Del resto, in Crema sono ancora oggi evidenti numerosi degni della dominazione veneziana. Risale ai primi decenni del XV° secolo anche la costruzione della Chiesa di Santa Marta, proprio situate di fronte all’ingresso principale del castello, oggi sede del Municipio, della Biblioteca e della Polizia Locale, oltre a numerose sale e spazi espositivi.
Sta di fatto che i pandinesi non riescono a ultimare la cinta muraria e i Veneziani ne approfittano e conquistano il borgo. Queste lotte di conquista hanno portato truppe francesi e veneziane ad affrontarsi nella feroce battaglia di Agnadello (località confinante con Pandino) nel 1509. Nonostante la sconfitta, i Veneziani dopo pochi anni riconquistano e saccheggiano Pandino.
Mi permetto di fare una simpatica precisazione: nelle truppe francesi vi erano molti cavalieri di grande valore, uno di questi era quel La Palisse (o La palice), proprio quello da cui è nato l’aggettivo lapalissiano.
Come abbiamo già detto, fu Bernabò Visconti che fece erigere il castello. Era un grande appassionato di caccia e scelse Pandino per costruire una fortezza come residenza di caccia dove poter risiedere comodamente e dedicarsi alla sua attività prediletta. A quei tempi la zona era ancora ricca di boschi e di conseguenza la selvaggina vi prosperava.
Una caratteristica molto interessante del castello di Pandino è quella di essere decorato praticamente in ogni suo spazio. Lo era anche la scuderia (che oggi è occupata dalla Biblioteca Civica). Gli affreschi, ancora in parte conservati, propongono immagini decisamente variegate. Diverse forme geometriche si alternano a decorazioni di tipo architettonico alle quali si aggiungono quasi ovunque gli stemmi dei signori del castello, ovvero il biscione di Bernabò Visconti e la scala della famiglia Della Scala, quella della moglie di Bernabò, Regina Della Scala, figlia del signore di Verona.
Non sono molti i dipinti che riproducono figure umane, tra essi, ora, si distinguono appena un Sant’Antonio e San Cristoforo posizionati sui lati di quello che era il salone dei banchetti.
Nel XV° secolo sui due ingressi del castello vennero costruiti due torrioni di difesa, necessari per difendersi dai soliti veneziani.
Nei secoli le vicissitudini dei nobili che dominavano Milano e di conseguenza anche Pandino furono piuttosto contorte. Bernabò fu eliminato con quello che possiamo definire un vero e proprio colpo di stato dal nipote GianGaleazzo, e guarda caso anche lui amava questa residenza per la stessa passione di Bernabò: la caccia. Dopo di lui prese il potere il figlio Filippo Maria, che fu l’ultimo Visconti a dominare Milano. Dopo di loro il potere passò nelle mani degli Sforza e anche il castello di Pandino “cambia proprietario”. Dal 1470 fu conte di Pandino quel Ludovico Maria Sforza, cioè colui che divenne il “Moro” duca di Milano. In seguito, il castello passo nelle mani di diverse famiglie, fino agli ultimi proprietari, i D’Adda che poi diedero in affitto il castello nel XIX° secolo, fino al 1947, quando il Comune lo acquistò e iniziando begli anni ’50 i lavori di restauro.
Tutt’ora il castello è una delle residenze meglio conservate di tutta la Lombardia, anzi proprio in questo periodo sono in corso. È bene sottolineare che ancora oggi la struttura della costruzione è molto simile al suo aspetto originario, e di questo dobbiamo dare merito alla virtuosità delle diverse amministrazioni comunali che si sono susseguite in Pandino.
Sicuramente grazie all’integrità del suo impianto originario ci troviamo di fronte ad uno dei più importanti esempi dell’architettura fortificata viscontea che fonde armonicamente le esigenze difensive con quelle residenziali. Lo schema architettonico molto semplice, una pianta quadrata di una settantina di metri per lato, circondato da un profondo fossato, ora ovviamente prosciugato ma del quale si vedono ancora molto nitidamente i resti. Quattro torri angolari a base quadrata. Edificato completamente in mattoni.
Potremmo andare avanti ancora all’infinito a celebrare questo gioiello dell’architettura militare e abitativa medievale, ma credo che l’unico modo per capire esattamente quanto sia prezioso questo castello sia quello di programmare un’escursione a Pandino.
L'Astrolabio di Swanbook
Redazione: Desenzano del Garda
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