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Sylvia Plath: "Il Candidato" di Lucia Lobianco

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Come una bambola vuota
Analisi de “Il Candidato” di Sylvia Plath (1932 – 1963)

di Lucia Lobianco
Essere donna è un tuffo nel mare dell’incertezza, uno slancio vitale per colmare i vuoti non voluti con abitudini e consuetudini non cercate ma imposte. Nella sua produzione letteraria la poetessa americana Sylvia Plath si pone al centro di questa ricerca tesa a valorizzare la donna ed il suo io più profondo con dei versi tra i più originali nel quadro della letteratura americana del secondo dopoguerra.
In una fase storica in cui la donna non ha ancora raggiunto la pienezza dei propri diritti e in cui la condizione femminile di certi paesi continua a tormentare le nostre coscienze, “Il Candidato” si pone come un testo quanto mai attuale il cui messaggio mira a scuotere la mentalità di una società ancora brutalmente patriarcale.
Ragazza intelligente e precoce, profondamente toccata dal ricordo del padre autoritario, nel 1955 si trasferisce a Cambridge per i suoi studi uniiversitari. Qui conosce il famoso poeta inglese contemporaneo Ted Hughes che sposerà nel 1956 per divorziarne nel 1962. Matrimonio burrascoso che accrescerà il latente senso di angoscia e depressione di Sylvia conducendola infine al suicidio nel 1963.
Sylvia Plath non si considerava una femminista ma, nella ricerca di una affermazione personale pur consapevole della distanza tra gli individui, è la società patriarcale che lei attacca, quella dei padri autoritari e dei mariti infedeli: un mondo maschile dove persino Dio si è eclissato non garantendo certezze nemmeno dopo la morte.
Ed è proprio la morte a dominare molti suoi versi, una inevitabile perdita che finisce per accrescere tematiche legate alla malattia, oppressione e pazzia. La sua identità femminile emerge così come una voce di denuncia, quasi una confessione che lascia trasparire le sue emozioni più intime.
“Il Candidato” segue lo stile di un monologo in cui protagonista è l’uomo alla ricerca di un bene da comprare e possedere. La storia si sviluppa a tratti e scatti come in una sequenza cinematografica e in un crescendo che lascia trasparire una dominante e spietata mentalità patriarcale drammaticamente presente nel mondo e, ancora oggi, tristemente attuale. Le risposte date durante l’intervista cui l’uomo si sottopone nella poesia lasciano intravedere solo alla fine che il “bene” da possedere è in realtà una “moglie” desiderata come una bambola vuota, come un essere meccanico da programmare secondo esigenze strettamente maschili.
Il linguaggio sensoriale è il tratto distintivo dello stile della poetessa, un mescolarsi di occhi, denti, sensazioni tattili, zucchero e tazze di tè, tra assurdità e dolore necessario, simboli sessuali e soddisfazione di fronte alla creazione finale di un contenitore vuoto da riempire e da sposare. Una bambola viva, sotto ogni aspettativa.
Sa cucire, sa cucinare. Sa parlare, parlare, parlare.”
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First, are you our sort of a person?
Do you wear
A glass eye, false teeth or a crutch,
A brace or a hook,
Rubber breasts or a rubber crotch,

Stitches to show something’s missing? No, no? Then
How can we give you a thing?
Stop crying.
Open your hand.
Empty? Empty. Here is a hand

To fill it and willing
To bring teacups and roll away headaches
And do whatever you tell it.
Will you marry it?
It is guaranteed

To thumb shut your eyes at the end
And dissolve of sorrow.
We make new stock from the salt.
I notice you are stark naked.
How about this suit——

Black and stiff, but not a bad fit.
Will you marry it?
It is waterproof, shatterproof, proof
Against fire and bombs through the roof.
Believe me, they’ll bury you in it.

Now your head, excuse me, is empty.
I have the ticket for that.
Come here, sweetie, out of the closet.
Well, what do you think of that?
Naked as paper to start

But in twenty-five years she’ll be silver,
In fifty, gold.
A living doll, everywhere you look.
It can sew, it can cook,
It can talk, talk, talk.

It works, there is nothing wrong with it.
You have a hole, it’s a poultice.
You have an eye, it’s an image.
My boy, it’s your last resort.
Will you marry it, marry it, marry it.

From: The Collected Poems
Il candidato            

Punto primo, lei è il tipo di persona che noi trattiamo?
Ha
occhio di vetro, gruccia o dentiera?
Protesi o uncino,
Seni o inguine di gomma,

Suture comprovanti asportazioni? No, no? E
cosa possiamo darle a queste condizioni?
Basta piangere.
Apra la mano.
Vuota? Vuota. Ecco una mano

Per riempirla, disposta
A portare tazze di tè e fugare emicranie
E fare tutto quel che le dirà.
Vuole sposarla?
Con garanzia

Che le chiuderà gli occhi nel finale
E si squaglierà di dolore.
Rimpolperemo le scorte con quel sale.
Lei è proprio nudo, noto.
Che gliene pare di questo vestito?

Nero e stecchito, ma non male.
Vuole sposarlo?
È impermeabile, infrangibile, inattaccabile
Da fuoco e bombe in caduta libera.
Mi creda, ci si farà seppellire.

La testa ora, mi scusi, è vuota.
Ho quel che ci vuole.
Vieni qui, zuccherino, esci dall’armadio.
Bene, che ne pensa?
Nuda come un pezzo di carta al momento

Ma in venticinque anni sarà d’argento
In cinquanta, d’oro
Una bambola viva, sotto ogni aspettativa
Sa cucire, sa cucinare
Sa parlare, parlare, parlare.

Funziona, non ha nessun pezzo rotto.
Ha un buco? È un cerotto.
Ha un occhio? È una visione.
Ragazzo mio, è la sua ultima occasione
La vuole sposare, sposare, sposare.
L'Astrolabio di Swanbook
Redazione: Desenzano del Garda
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redazione@lastrolabio.swanbook.eu
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