Tappa 1: Il Conero e Ancona
Rubriche > I luoghi della tartaruga: racconti di viaggio o giù di lì
In passato, qualche mese fa, avevamo già parlato del romanzo giallo di Aurelio Armio “La tartaruga di giada”.
Avevamo definito il romanzo “un giallo itinerante”, nulla di più esatto. L’autore infatti colloca gli eventi della vicenda in luoghi da lui conosciuti, stimolando il lettore non solo nel seguire la vicenda ma anche per conoscere, nel limite del possibile alcune belle località del nostro paese.
In occasione delle riedizione del romanzo che continua a ottenre importanti successi nelle venedite, ci è venuto in mente di creare un percorso virtuale che chiameremo “i luoghi della tartaruga”.
Andremo a scoprire insieme i palcoscenici dove si sono susseguiti i fatti del romanzo.
La prima tappa parte dal Monte Conero, dall’Hotel Monteconero, dove ha preso il via tutta la vicenda. E' proprio in una delle suite dell'hotel che è ambientato l'inizio del romanzo, con la scoperta del primo delitto.
Quindi partendo dall’hotel situato sulla vetta del monte, nella località Badia San Pietro. L’hotel è ricavato in quella che è una vecchia abbazia Camaldolese del 1100, conservandone intatta la struttura esterna.
Le prime notizie che parlano della Badia di San Pietro, la chiesetta nel cuore della struttura, risalgono al 1038.
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Ma il nostro viaggio sul Conero non si
limiterà all’hotel, toccheremo siti che compaiono nella narrazione nel susseguirsi
della narrazione. Quindi conosceremo il Parco del Cardeto, la Mole
Vanvitelliana, passando per i ristoranti “Al Mandracchio”, “Trattoria
Irma” e “Osteria de Poggio”, tutti nel comune di Ancona. Ma il
viaggio proseguirà per Sirolo, la splendida località simbolo della Riviera
del Conero. A Sirolo visiteremo il suo centro storico, le sue magnifiche e
selvagge spiagge “Sassi Neri” e “San Michele”; ceneremo nello
storico “Ristorante della Rosa” e “Da Silvio”.
Ora possiamo iniziare questo viaggio atipico
e lo facciamo posando la prima pietra del nostro percorso.
Il Monte Conero è uno dei “gioielli”
delle Marche, un promontorio sul mare adriatico a metà della regione, in
provincia di Ancona. Famoso per il mare limpido, le acque cristalline e le meravigliose
spiagge, il Parco del Monte Conero è anche natura, sentieri, trekking,
escursioni.
Monte Conero visto da spiaggia Urbani di Sirolo
Il Conero è un promontorio
dell’Appennino umbro-marchigiano alto 572 m s.l.m. posto a strapiombo sul Mare
Adriatico, in provincia di Ancona. L’intera area dal 1987 è diventata Parco
Naturale del Monte Conero e si estende su 6011 ettari dislogati nei comuni di
Ancona, Camerano, Numana e Sirolo.
All’interno del maestoso monte si
snodano 18 sentieri da intraprendere a piedi, a cavallo o in mountain bike,
tutti ben segnalati da pannelli informativi.
Il parco naturale è lo scrigno della
macchia mediterranea. Un territorio molto variegato e tutto da scoprire, ricco
di ambienti assai diversi tra loro che vanno dalle falesie costiere a boschi,
torrenti, laghetti salmastri, zone agricole, zone collinari e spiagge. Lungo le
pendici del monte troveremo tantissime piante che costituiscono l’essenza della
macchia mediterranea. Molte di queste specie sono protette e rappresentano
addirittura un terzo dell'intero patrimonio floristico delle Marche.
Sono circa 1000 specie e sottospecie
di piante che incontreremo addentrandoci nel bosco. Possiamo trovare: pini,
cipressi, cedri, ed alcuni tipi di latifoglie, tra cui domina il leccio
introdotto dall'opera di rimboschimento dell'uomo iniziata agli inizi del
secolo scorso.
Nelle falesie costiere sono ospitate
alcune delle specie vegetali più preziose del parco: il ginepro rosso,
l'euforbia arborescente e l'euforbia veneta. Una pianta tipica che cresce sulle
aspre pendici a picco sul mare è il finocchietto marino, che i locali chiamano Peccasassi
o più diffusamente Spaccasassi. Una specie abbastanza diffusa nel nostro
paese, ma è proprio sul Conero che le sue caratteristiche organolettiche
trasformano questa specie arborea che oserei definire “eroica” per il suo
crescere in angoli impervi e scoscesi, in una prelibatezza gastronomica.
Ma non dobbiamo dimenticarci delle
maestose fioriture delle ginestre, un arbusto che è stato celebrato da Leopardi
in una delle sua più celebri liriche.
Il parco del Conero comprende un
territorio con ambienti assai diversificati: falesie costiere, boschi,
torrenti, laghi salmastri, zone agricole, rilievi collinari e spiagge.
Caratteristica questa che, unita alla tutela del territorio, consente la
presenza di 20 specie di mammiferi, 8 di anfibi e 13 di rettili.
Anche la fauna del parco è di grande interesse.
Tra i mammiferi del Parco troviamo il ghiro, il moscardino, la volpe, la faina,
il tasso, la donnola, il riccio e la lepre. Tra gli anfibi sono da segnalare la
presenza del raro ululone dal ventre giallo, del rospo smeraldino e della rana
verde e tra i rettili più frequenti, il geco verrucoso e diverse specie di
colubro. Ma sono senza dubbio gli uccelli a rappresentare la parte più
rilevante della fauna del Conero e negli ultimi anni sono state censite oltre
200 specie tra stanziali, svernanti e migratrici. Il promontorio è un
importante punto di riferimento per le rotte di uccelli migratori (falchi
pescatori, aquile, cicogne, ecc).
tasso comune
ululone dal ventre giallo
L'istituzione del Parco ha altresì consentito la tutela e la conservazione della popolazione del falco pellegrino, questo anche grazie all'aumento di altre specie di uccelli che fanno parte della sua dieta.
L'uccello più veloce del mondo.
Questo uccello è stato scelto come simbolo del Parco. Nei boschi e nelle radure vivono
fagiani, upupe, ghiandaie, tortore e colombacci.
L’Hotel Monteconero è il luogo dove ha inizio la vicenda della “tartaruga di giada”.
E' proprio in una suite dell’hotel si è compiuto il primo omicidio e in seguito è sempre nell'hotel che le indagini giungono ad una svolta importante.
L’hotel è immerso nella vegetazione del parco, ne è una parte integrante per la sua storia, per la sua bellezza. Sono rare le strutture alberghiere che sono in perfetta sintonia con la natura che le accoglie e le ospita. I viaggiatori e i turisti che raggiungono Badia San Pietro possono anche pensare di aver sbagliato destinazione e di essere realmente capitati in una vera abbazia. In effetti può sembrare di essere avvolti da un aere intriso di misticismo. Per chi avrà la possibilità di trascorrere qualche giorno di vacanza sul Conero, oltre ovviamente a inoltrarsi nei meravigliosi sentieri del parco che spesso si affacciano sul mare con panorami mozzafiato, consiglierei anche una visita all’hotel per ammirarne la bellezza architettonica e stupirsi una volta di più dell’abilità ingegneristica dei monaci nei secoli passati.
Ebbene, dopo averci raccontato del
primo omicidio del romanzo, l’autore ci porta in Ancona, città di grande
storia, fondata dai greci di Siracusa. Una città di chiara tradizione
marinara, uno dei porti più importanti dell’Adriatico e trampolino di lancio
per i collegamenti marittimi per la Grecia. Ma Ancora è anche una bellissima
città d’arte. Alle vestigia greche sono susseguite quelle della dominazione
romana.
Ci vorrebbe moltissimo tempo per
descriverne ogni bellezza, quindi ci soffermeremo nei luoghi di Ancona che lo
scrittore ha citato in diversi episodi.
Sono diversi i luoghi di questa città ricca di storia dove Astryd, Cristina e soci sono passati nel corso delle loro indagini,
Iniziamo dal Parco del Cardeto.
È a tutti gli effetti un parco cittadino, ma nella realtà sembra di essere
lontani anni luce dalle città. Il Parco del Cardeto sorge sulla sommità dei
colli Cappuccini e Cardeto che occupano tutta la parte alta della città di
Ancona. 35 ettari di terreno che riuniscono luoghi storici, una fauna e flora
caratteristici e scorci mozzafiato a picco sul mare.
Tratto distintivo del parco è
sicuramente la vegetazione, il nome stesso deriva dai cardi un tempo tipici di
questa zona dei cui semi erano ghiotti i cardellini. Oggi purtroppo sia cardi
che cardellini sono davvero rari nel parco; tuttavia piante e fiori sono così
rigogliosi che riescono a creare una grande suggestione.
Le mura antiche degli edifici sono
ricoperte di violacciocche, capperi e bocche di leone che con la fioritura
primaverile diventano un muro fiorito, sempre in primavera non potete perdervi
una passeggiata nel rosa scenografico di via del Faro offerto dalla fioritura
del siliquastro, il famoso albero di Giuda.
E' in questo rigoglioso parco che Astryd Rosciani nei primi capitoli del libro avverte strane sensazioni che poi troveranno conferme nel tempo.
Lasciato questo polmone verde quasi
nel cuore della città non ci rimane, prima di spostarci in altri luoghi della
Riviera del Conero, che entrare in città e andare a scoprire dove “La tartaruga
di giada” ci ha portati.
Gli eroi del racconto, dopo alcune vicende
tra gli uffici del Questura, si spostano sul porto e vanno a pranzare al “Ristorante
Al Mandracchio”, uno dei tanti ristoranti dove la protagonista assoluta è
la cucina a base di pesce. Il Mandracchio è situato in una posizione con
un’ampia panoramica sul porto, ma soprattutto sulla “Mole Vanvitelliana”,
conosciuta anche come il Lazzaretto di Ancona.
Nei primi capitoli del giallo, mentre i nostri investigatori si incamminano verso il ristorante che qualcosa attira l'attenzione di tutti loro.
La Mole è un edificio di forma
pentagonale che si trova all'interno del Porto di Ancona. L’edificio e stato
progettato da Luigi Vanvitelli, il geniale architetto nato a Napoli
ma di origini olandesi (Lodewijk van Wittel è il suo vero nome),
che poi è colui che ha progettato la maestosa Reggia di Caserta. La Mole
è stata costruita nel 1733 su un'isola artificiale ed è collegato alla
terraferma da tre ponti. Il Lazzaretto in passato fu adoperato come: lazzaretto
di sanità pubblica, fortificazione a difesa del porto, deposito per le merci,
protezione del porto dall'azione delle onde. Affascinante per la sua forma
geometrica con 5 lati il monumento viene usato per ospitare mostre ed altri
eventi culturali; una parte di esso è destinata ad accogliere il Museo Tattile
Omero.
Nelle pagine del romanzo vengono
citati altri due ristoranti cittadini, o quasi. La “Trattoria Irma”,
anch’essa sul porto ma non distante dal Duomo di Ancona, intitolato a San
Ciriaco, il patrono della città. Il Duomo è una delle chiese più
interessanti della Marche. Sorge in posizione predominante sulla città, proprio
sulla sommità del colle Guasco in un luogo che nell’antichità era
occupato dall’Acropoli della città greco-dorica. Da San Ciriaco si gode di una
vista panoramica mozzafiato sulla città, sul mare e sulla Riviera del Conero.
Ora usciamo dalla città per raggiungere la località Poggio di Ancona,
dove troviamo un’altra citazione per gli amanti dell’enogastronomia. Quanto
tutto sembrava concluso ecco la cena conviviale che doveva suggellare la fine
delle indagini: tutti i personaggi “buoni” del libro si riuniscono a cena all’Osteria
del Poggio.
È giunto il momento di lasciare
definitivamente la città, che resterà sempre protagonista nel proseguo dei
fatti, ma il nostro viaggio imbocca la Statale del Conero per passare da Massignano,
solo perché ci vive Astryd Rosciani, una delle protagoniste principali del
giallo. Ma da questo piccolo paese sulle pendici del Conero ci passiamo di
corsa, Sirolo ci aspetta, e con essa i suoi ristoranti e le sue spiagge.
La prima tappa ci conduce al “Ristorante
delle Rosa” che, con la sua terrazza a strapiombo sul mare, è situato nelle
viuzze del centro storico del caratteristico paese. Il “Ristorante della Rosa”
è forse quello più caratteristico della cittadina.
Dopo una cena dai sapori tipici locali
è d’obbligo bearsi, come hanno fatto alcuni personaggi del romanzo, della vista
panoramica che si gode da Piazza Belvedere, il centro vitale di Sirolo.
Ma Aurelio Armio non si è limitato, tra un delitto e l’altro, ad accompagnare i
suoi “attori” in Piazza Belvedere.
Subito dopo la cena e la passeggiata per le vie del paese, ecco il gruppo di amiche a
fare un intrigante bagno notturno al chiaro di luna in spiaggia “Sassi Neri”,
forse quella più selvaggia e particolare del paese. Per raggiungerla è
necessario percorrere una repentina discesa con diversi tornanti, che mettono a
dura prova le vetture nel risalirla. Ma terminati i tornanti bisogna lasciare
l’auto e percorrere un sentiero che porta alla spiaggia. I più atletici possono
scendere direttamente alla spiaggia a piedi, percorrendo un ripido sentiero che
inizia in prossimità dell’Hotel Beatrice.
Ma il “Ristorante della Rosa” e
spiaggia “Sassi Neri” non sono gli unici luoghi dove la trama del romanzo si
ferma per una sosta. In altri frangenti delle indagini ecco che viene citato
anche il Ristorante “Da Silvio” e la spiaggia San Michele.
Direi che la prima tappa dei luoghi
della “tartaruga” possa concludersi qui.
Alla prossima tappa e verso nuovi
luoghi.
spiaggia Sassi Neri
... sempre i Sassi Neri
spiaggia San Michele
scogli e spiaggia delle Due Sorelle viste dalla vetta del Conero