"Nemo profeta in patria", Fausto Scatoli: un'ecceziona alla regola.
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25 febbraio 2023
FAUSTO SCATOLI, ovvero: non è vero che
“Nemo è profeta in patria”!
redazionale
Desenzanese doc, pensionato con la
passione della scrittura e dei viaggi. Ama la sua città e per questo la
vorrebbe forse diversa da come è ora. In passato è stato attivo e presente
nella vita cittadina.
Numerosi riconoscimenti letterari
raggiunti grazie ad una sensibilità e anche ad una buona dose di talento
artistico: i suoi racconti non solo si fanno leggere gradevolmente ma spesso
fanno riflettere e scavare nei messaggi, palesi o celati, dei loro contenuti.
E poi la poesia, ma quella dialettale,
quella delle radici, del territorio, del lago. Ma attenzione, il suo dialetto
non è esattamente bresciano, è quello desenzanese… già perché, come in quasi
tutto il nostro paese, da una località all’altra la lingua cambia, a volte
impercettibilmente, altre più marcatamente.
Quattro libri all’attivo: due raccolte
di racconti, un romanzo breve di fantascienza e un libro di poesie dialettali.
Oggi siamo lieti di incontrare Fausto
Scatoli, autore di Swanbook Edizioni di Desenzano del Garda, capace di sfatare
il detto “Nemo profeta in patria”! Infatti i suoi racconti e le sue poesie
dialettali trovano ampio consenso nella cittadina rivierasca e nelle località
adiacenti.
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Buongiorno Fausto e grazie per aver
accolto il nostro invito. Sei Desenzanese doc e nelle tue liriche dialettali
questo appare subito evidente. Nei tuoi versi c’è tutta la tua “desenzanesità”,
ricordi dell’infanzia, di vita, il lago, la tua gente. Cosa significa per te
scrivere in lingua dialettale?
Buongiorno e grazie a te. Il dialetto purtroppo si
va perdendo, contaminato da parole nuove o dalla modifica di quelle di un
tempo. Scrivere in dialetto vuol dire cercare di far sopravvivere la lingua
locale, divulgare usi e pensieri ormai fuori moda a causa della cosiddetta
globalizzazione.
Leggendo i tuoi versi sembra evidente
una differenza tra componimenti in italiano e quelli in dialetto che sembrano
essere più incisivi nei contenuti. È solo una mia impressione o c’è qualcosa di
vero?
È vero. Molto spesso l’italiano non riesce a
esprimere sensazioni o a illustrare situazioni come fa il dialetto. La
traduzione in lingua di una poesia dialettale difficilmente rende allo stesso
modo.
Tu hai riscosso e continui a
riscuotere importanti successi con i tuoi racconti, è il genere letterario che
preferisci?
Sì, nei racconti riesco a dare il meglio di me,
che siano storici, fantascientifici o di semplice narrativa. Ora sto provando a
cimentarmi in un romanzo. Chissà…
Nel 2022 sono usciti due tuoi libri,
una raccolta di racconti e una di poesie. Altri ne avevi già pubblicati. “Se
tira ‘l vent” è una raccolta di poesie in dialetto edita da Swanbook. Contiene
emozioni e ricordi, a volta anche intimi e che sembrano un viaggio nel tempo.
Come è nato questo libro?
Come dici tu, contiene ricordi ed emozioni, e lo
si può davvero definire un viaggio nel tempo, in quanto molte composizioni sono
cariche di nostalgia di ciò che fu. A me personalmente manca parecchio quel
mondo più semplice e pulito, per questo lo descrivo. O almeno ci provo.
In “Storie dello zodiaco”, la raccolta
di racconti edita da Costa Edizioni, sembra esserci un intruso tra i dodici
segni canonici che i più sono abituati a conoscere. Cos’è l’Ofiuco?
È il tredicesimo segno. Anticamente veniva considerato,
poi si decise di ridurre a 12 i segni, come i mesi dell’anno. Nel secolo scorso
si provò a reinserirlo, ma il tentativo non ebbe successo perché la sua
presenza avrebbe stravolto le date di tutti gli altri. Astronomicamente è
comunque una costellazione dello zodiaco.
Sappiamo che a breve uscirà una nuova raccolta di racconti che avrà contenuti molto intensi e che faranno
certamente riflettere. Si dice che alcuni di questi racconti lanceranno o
celeranno messaggi importanti e non solo dal punto di vista sociale e storico.
Cosa ci puoi dire al riguardo?
Beh, sicuramente alcuni dei racconti presenti sono
molto intensi e impegnati politicamente. Ci sono episodi della Seconda guerra
mondiale, dove ricordo la ferocia dei fascisti e dei nazisti sulla gente
inerme, ma ci sono anche riflessioni sugli anni di piombo e sulla violenza del
potere clericale nei secoli scorsi. Sì, è una raccolta di racconti “scomodi”,
almeno per qualcuno.
Tu non sei solo uno scrittore, ma spesso sei
impegnato anche in giurie di concorsi letterari. Come giudichi il livello delle
opere che vengono presentate nei concorsi? Cosa manca agli autori?
Diciamo che in una scala da 1 a 10 il livello
medio è intorno al 6. Poi ci sono ottimi picchi, certo, ma anche tante
sciocchezze. Quello che più manca agli autori è la conoscenza della lingua
italiana. Arrivano storie con punteggiatura completamente sbagliata o mancante,
con tempi verbali diversi, con frasi interrotte senza motivo. Ci sono spesso
delle ottime idee, che però non vengono presentate nel modo corretto.
Viviamo in una società attuale
piuttosto controversa che agli occhi della gente comune può anche apparire in
uno stato semi-confusionale dove mancano dei veri ideali. Può essere anche
questa una delle cause per cui si acuiscono tensioni sociali, incomprensioni e
intolleranze?
Di
sicuro la mancanza di ideali influisce su tutti i comportamenti societari, ci
vorrebbe una nuova fioritura ma vedo una passività incredibile anche in tanti
giovani. Ci si adegua troppo facilmente a tutto quanto e temo che, arrivasse un
nuovo oscurantismo, non ci sarebbero grandi reazioni. Siamo un popolo rimasto
senza spina dorsale.
Che ruolo possono avere i libri, la
narrativa e la poesia nella società attuale?
La
cultura in generale, e i libri in particolare, possono fare molto. L’importante
è divulgare, far conoscere e leggere. Se non leggi e ascolti solo la tv, non
sarai mai a conoscenza di quanto realmente accade. Leggere tiene la mente
aperta, fa capire tante cose.
Ti presto per un paio di giorni una bacchetta
magica: cosa cambieresti nella tua città e più in generale nel nostro paese?
Nella mia città metterei un po’ di verde,
chiuderei gli scarichi fognari a lago e mi darei da fare per sistemare o
cambiare la rete idrica, piena di falle. A livello nazionale mi piacerebbe
inventare una terapia contro il razzismo e la violenza, che sono in costante
aumento.