12 dicembre 1969: Piazza Fontana, la strage!
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12 dicembre 1969: La strage alla Banca Nazionale dell'Agricolutura
(di Aurelio Armio)
Nel 1969 avevo 13 anni, frequentavo la terza media. Quel venerdì, il 12 dicembre, ero con mia mamma da un orefice in viale Marelli a Sesto San Giovanni per prendere il regalo per Natale a mio papà: un orologio Longines Conquest 4 Stelle, lo ricordo bene quel regalo, preso a fatica con i risparmi delle mie paghette e con le mance ricevute anche dai parenti mesi prima nel giorno del mio compleanno.
Ma quel 12 dicembre lo ricordo bene
anche per altro: mentre eravamo nel negozio abbiamo visto che il viale Marelli
era stato invaso dagli operai della Magneti Marelli, i cui stabilimenti erano distribuiti
per centinaia di metri sul lato opposto del viale.
Ricordo che mia mamma era uscita a
chiedere cosa fosse successo e gli fu detto dell’esplosione di una bomba
fascista a Milano. Allora non esistevano internet e telefoni cellulari, eppure
la gente si muoveva e usciva nelle piazze per protestare ed indignarsi anche
solo grazie al passaparola di telefonate fatte dalle cabine telefoniche, e lo
si faceva davvero e tutti insieme, operai, studenti, lavoratori e gente comune,
non come ora che ci si “indigna (?!?!?!)” nascosti dietro monitor e display,
forse più che altro perché lo fanno tutti.
Resta il fatto che quella giornata,
prossima al giorno di Natale del 1969, non deve essere una data da dimenticare,
quell’orrendo attentato non era solo una bomba nella banca a cui si rivolgevano
gli agricoltori, i contadini (forse qualcuno di loro è stato anche partigiano),
quella bomba era un attentato a tutta l’Italia antifascista… E adeso vediamo,
visti i tempi, se la Digos verrà a chiedermi qualcosa per aver parlato di
Italia antifascista (che poi è cosa che deve essere e che hanno anche definito
a chiare lettere i padri della nostra Costituzione).
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Resta il fatto che dopo infiniti
processi quell’attentato (come altri che sono seguiti negli anni seguenti) sono
rimasti con tanti morti e nessun colpevole. Sono rimasti i depistaggi messi in
atto proprio da chi doveva esercitare la giustizia e la caccia ai colpevoli. I
due soli colpevoli accertati in revisioni successive del processo, Freda e
Ventura, non potevano più essere condannati perché nel primo processo (chissà perché
portato a Catanzaro… altro mistero di quella strana Italia antifascista degli
anni 60/70 e dove, guarda caso, era stato chiamato a testimoniare anche un
certo Giulio Anfreotti) erano stati assolti in via definitiva.
Di quel dicembre 1969 rimane anche l’ossessiva
caccia all’anarchico messa in atto dalla Questura di Milano e dal suo
Commissario Calabresi che, che probabilmente per convinzioni sue e, perché no,
ordini ricevuti dall’altro aveva deciso, anche con il contributo di falsi
testimoni come il tassista Cornelio Rolandi (testimonianza poi smentita in
seguito da indagini fatte come di doveva, seppure troppo tardi).
Di quel 12 dicembre rimane il
coinvolgimento di Pietro Valpreda, poeta, scrittore e ballerino, nonché
anarchico che rimase in carcere fino al 1972 con l’accusa di essere l’esecutore
della strage e che, con una “inusitata celerità della giustizia (?!?!?!)”,
venne assolto da tutte le accuse “appena” 18 anni dopo i fatti.
A dire il vero nella Milano di quei
tempi, quella del 1969 e degli anni seguenti, di veramente celere c’era il
famosissimo Reparto 3° Celere, un reparto mobile della Polizia di Stato, che
era sempre molto celere a scaraventarsi contro i cortei di operai e studenti.
Ma di quel 12 dicembre 1969 rimane
altro oltre all’numero delle vittime dell’attentato e al dolore dei parenti
delle vittime, di una città intera e di tutto il paese. Non dobbiamo dimenticare,
infatti, nemmeno il 15 dicembre, pochi giorni dopo i fatti che oltre al fermo
del Valpreda, hanno portato anche a quello di Giuseppe Pinelli, coinvolto
chissà come nella vicenda, o forse perché anch’egli con la colpa di essere
anarchico (nonché ex partigiano) e quindi vittima predestinata di una caccia
all’uomo unidirezionale messa in atto dalla Questura.
La sera del 15 dicembre Pinelli veniva
interrogato negli uffici della Questura, quelli del Calabresi e dei suoi
collaboratori, tra pare ci fosse un certo Marcello Guida (Ex funzionario
fascista in un’Italia già allora antifascista). Sta di fatto che Pinelli,
accusato a sua volta della strage, “fu suicidato” volando giù dalla finestra.
Personalmente trovo bizzarre almeno un
paio di cose di quell’interrogatorio di metà dicembre 1969: ai tempi gli
inverni di Milano erano davvero inverni, quindi erano freddi; mi pare strano
che, specialmente alla sera, le finestre si tenessero spalancate e trovo oltremodo
interessante che un sospettato che viene interrogato (probabilmente anche
malmenato), in mezzo a 4 0 5 funzionari di Polizia, come sembra che fossero i presenti
in quel momento, si alzi dalla sedia e si diriga alla finestra per lanciarsi
nel vuoto senza che nessuno riesca (o provi) a fermarlo. Oddio ancora più
impensabile che la finestra fosse chiusa e che il sospettato, in mezzo a diverse
persone che lo stavano interrogando, nel suo “presunto gesto disperato”, fosse
anche riuscito ad a raggiungere la finestra, aprirla e lanciarsi nel vuoto…
Ma queste naturalmente sono le
illazioni di uno che scrivi romanzi galli, e quindi deve necessariamente avere
una fantasia molto fervida.
Quello che invece non è fantasia sono
i tanti attentati con un numero spropositato di vittime che sono rimasti senza
colpevoli e con alcuni dei mandanti magari si aggirano ancora nelle stanze del
potere. E’ una lista piuttosto lunga e inquietante quelle delle stragi oltre a
quella del 12 dicembre 1969: posso citare il treno Italicus, Piazza della
Loggia, la Stazione di Bologna per arrivare al famigerato DC9 di Ustica…
Tanti morti, pochi colpevoli…
E oggi, a 54 anni da quel giorno, pare
che i problemi seri del paese siano quelli che gridare “viva l’Italia
antifascista” sia fastidioso per qualcuno, tanto fastidioso e serio da smuovere
l’interesse della Digos…
L’impressione crescente è che “chi”
non sia d’accordo con “chi”, in un nanosecondo possa essere classificato come
potenziale terrorista.