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"Claudia is on the sofa"

Rubriche > Premi Territorio & Cultura: le candidate
CLAUDIA IS IN THE SOFA

ovvero
Claudia Ferretti

intervista di Aurelio Armio


Continuiamo con le interviste alle finaliste per l’assegnazione dei Premi Speciali “Territorio & Cultura” del Concorso “Primavera è donna 2023”. Oggi incontriamo una musicista e cantautrice selezionata tra le 5 finaliste nella sezione “Musica, teatro & spettacolo”: Claudia Ferretti, meglio conosciuta come “Claudia is on the sofa”.
 
Claudia è un’affermata artista bresciana molto nota che ha collaborato con nomi importanti del panorama musicale italiano e internazionale.
 
Di lei conosciamo la sua “vita musicale”, la sua musica, ma vogliamo conoscere qualcosa di più su di lei, su chi è Claudia quando “non è sul sofà”.
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Ben ritrovata Claudia, noi ci siamo incontrati tempo fa, poi per mille motivi ci siamo persi un po’ di vista, anche la nostra redazione ha sempre seguito la tua attività e la tua crescita artistica.  Ma prima di parlare della musicista, vorremmo scoprire qualcosa su chi è Claudia donna, magari iniziando dai sogni e desideri di Claudia bambina. Cosa ci racconti di te?

Ben ritrovati a voi.
Claudia donna è una persona che agisce a modo suo, pensando a ciò che ama e la fa stare bene.
Non mi interessa seguire delle strade prestabilite o dettate dall’esterno. Per questo forse ora sono come non avrei mai immaginato da bambina. Da ragazzina non avevo grandi ambizioni o un sogno prestabilito da perseguire. Ho viaggiato più seguendo l’istinto e le vie della vita. Sono contenta di ciò che sono ora, ma forse per questa mia curiosità e irrequietudine le mie ricerche, i miei studi e le mie passioni non si arrestano mai.
Come sei arrivata alla musica?

Sin da piccola cantavo, con mia mamma e mia sorella, camminando in montagna, pensando di spaventare i serpenti con le nostre voci. Solo molto più tardi ho scoperto che in realtà sono le vibrazioni sul terreno a spaventarli.
Poi, un giorno, mia sorella mi ha proposto di diventare la chitarrista nella band (tutta al femminile) in cui suonava. Facevamo cover dei Beatles e ci chiamavamo Quarry Girls. Io non avevo mai imbracciato nessuno strumento, ma imparai e da allora non ho più smesso di suonare, di cantare, quindi di scrivere e comporre.
Se non avesti scelto la musica, quale professione o mestiere avresti svolto?

Penso che avrei dedicato la mia vita interamente alla scrittura, ho una laurea in Lettere e nella mia vita mi occupo anche di questo scrivendo come ghostwriter e come pubblicista. Oppure, chissà, forse avrei fatto un lavoro che riguarda gli animali, mi sono sempre piaciuti.
Perché “Claudia is on the sofa”?

Sul divano puoi rilassarti e riposarti leggendo e ascoltando musica, ma anche semplicemente guardando la Tv o bevendo birra, puoi stare dormire o lavorare, puoi stare solo o in compagnia di amici, di amanti o anche semplicemente del tuo gatto o del tuo cane.
Sul sofà posso scrivere canzoni o suonare o portare voi ad ascoltare la mia musica.
Qui posso fare accomodare chi desidero e chi viene a trovarmi, chi mi cerca e chi mi incontra per caso, chi suona con me e chiunque condivida le mie canzoni.
Vuoi venire anche tu?

Perché no? Potrebbe anche accadere!
La tua musica ha un’impronta decisamente internazionale, la tua sonorità navigano in mille sonorità diverse: dal cantautorato classico al blues, con delle contaminazioni rock per arrivare alle “ballad folk”. Sei molto poco italiana per essere italiana. Come la puoi descrivere la tua musica?

Non amo definire la mia musica all’interno di generi. Nelle mie canzoni si può trovare la natura, le praterie americane, ma anche intimi salotti scaldati da camini, vecchi e sporchi locali blues, atmosfere sognanti o anche nostalgiche, fino a liberatorie canzoni da ascoltare quando vuoi urlare a squarcia gola.
È una musica con cui viaggiare, in auto, a piedi o solamente con l’immaginazione.
Quali emozioni provi quando imbracci la tua chitarra e sali sul palco?

Ho sempre suonato molto lontano dalla mia città, per cui ogni concerto è un vero e proprio viaggio. Da un lato è molto stancante, dall’altro, ogni volta che salgo sul palco mi ricordo perché lo faccio e perché amo tanto la musica live.
Suono molto in tutta Italia e all’estero, quest’anno ho avuto il piacere di partecipare anche a Liverpool Sound City, un festival magnifico nella terra dei Fab Four, una fantastica esperienza.
Suonare le proprie canzoni è come mettersi a nudo, è donare tutti se stessi alle persone che sono lì per condividere quel momento, portarli nel tuo mondo e renderlo il loro.
Quest’anno ho dato vita a un set con la fantastica violoncellista Daniela Savoldi – Violoncela (già nota per collaborazioni con Vasco Brondi, Muse e Paola Turci). I nostri concerti insieme sono favolosi. Voci soffici, suoni ambientali da me registrati in natura, le chitarre e il violoncello creano un live tanto raccolto quanto grintoso che porta in mondi lontani fatti di forza e silenzio, sognanti e reali quanto i paesaggi sonori raccolti e resi musica.
Claudia con Omar Pedrini
Hai collaborato con artisti di grande importanza, aprendo spesso anche loro concerti. Non ci si arriva per caso a questi livelli. Cosa ti hanno lasciato o insegnato queste esperienze?

Poter vedere all’opera artisti di livello internazionale come Thurston Moore e Joan As A Police Woman, per esempio, è per me una scuola. Impari molto di come si gestisce il palco, dal sound check fino ai ringraziamenti finali.
Anche le collaborazioni con artisti afferenti ad altri linguaggi artistici, come scultori, pittori, animatori, attori e video maker, portano a una grande crescita, a portare nella propria forma di espressione riflessioni, metodi e riferimenti a cui solitamente non si presterebbe attenzione.
È importante creare anche una squadra di professionisti attorno a sé con cui lavorare bene e in serenità. Le mie etichette Riff Records (Bolzano) e Solaris Empire (Berlino) sono un dono prezioso per me. Così come lo sono gli uffici stampa che mi seguono (Promorama e FiveRoses Press). Grazie a questo lavoro la mia musica è riuscita a raggiungere anche BBC6 Uk!
La collaborazione è per me la chiave dell’evoluzione.
Nel 2022 sono usciti due tuoi nuovi singoli, uno dei quali, “Not my song”, è proprio fresco di pochissimi giorni, un brano delicatissimo e dalle atmosfere molto intime, parlaci di questo brano che è anche accompagnato da un video molto particolare e che è stato prodotto da un team di lavoro decisamente importante.

The Match e Not My Song sono i miei due ultimi singoli, nati da una ricerca personale che mi ha portato a ritirarmi da sola in montagna in inverno per scrivere la musica che aveva urgenza di uscire.
Sono due canzoni dedicate a chi vuole vivere la vita senza compromesso, a chi non lascia che la paura vinca, ma la prende sottobraccio e cammina lo stesso. Sono le canzoni di chi non guarda chi vuole indicare la via corretta da percorrere, ma preferisce prendere la propria via. E quando lo si fa ci si trova innanzi a delle scelte da prendere. Allora ci si chiede “Chi sono? Cosa voglio? Cosa è meglio per me?”.
Io penso che sia già una grandissima conquista sapere cosa NON si voglia essere e cosa NON si desideri.
Ho poi portato le canzoni così composte in studio e ho realizzato i brani che ora potete ascoltare su Spotify ecc. La dimensione intima dei brani è stata valorizzata da Alessandro “Asso” Stefana (che collabora tra gli altri con PJ Harvey e Vinicio Capossela), produttore dei due brani, registrando ogni strumento in diretta, portando attenzione al suono e alle atmosfere in cui immergere l'ascoltatore.
Pochi strumenti, suoni languidi di mellotron si insinuano ed emergono delicatamente al calore della chitarra che culla e riscalda l’ascoltatore nel viaggio sonoro della vocalità sofisticata scandito dal ritmo essenziale e pulito verso l’interiorità.
Insieme a noi Zeno de Rossi alla batterie e Woodpeckermastering al mastering.
Not My Song, il mio ultimo singolo, è la ballad dei silenzi, del non detto e del non fatto che creano insieme ciò che siamo.
“Io non sono una canzone d’amore, non sono una moglie e nemmeno una madre. Non sono ciò che vorreste. Ma so di certo che io non sono il peggio”.
Entrambe le canzoni godono delle fotografie di Sonia Raineri e dei videoclip di Cristian Filippini. Entrambi i video (che si trovano su YouTube) uniscono la fotografia tradizionale a elementi di animazione (arte che io amo viscerlamente, io la chiamo l’arte dell’impossibile).
In particolare il videoclip di Not My Song è un dialogo allo specchio con l’inconscio che rappresenta contemporaneamente il proprio io interiore, ma anche ogni singola persona che quotidianamente avrei potuto essere o che gli altri desidererebbero che io fossi: una brava moglie, una madre, una badante.
Claudia in bianco e nero, l’incoscio e gli “altri”, si contrappone a Claudia a colori reale e forte che prende coscienza di ciò che non vuole essere, con buona pace di coloro che resteranno delusi.
Tutto ruota intorno a uno specchio disegnato/acquerellato che rappresenta il confronto con se stessi e il mondo esterno, in un gioco di riflessi con le riprese in bianco e nero e sgranate girate da me stessa con selfie in cui da sola mi specchia nel mondo.
Un video dai tratti magici e sognanti per osservarsi dall’interno e dall’esterno, dall’occhio di uno smartphone o di uno specchio cantando: “Lascio che la mia natura sia. Non è così difficile o folle osservarmi anche se non sono lo specchio di te”.
La tua musica è tutt’altro che statica. Anche chi ti conosce e segue da tempo sa che da ogni tuo nuovo lavoro può aspettarsi qualcosa di assolutamente diverso e innovativo. Tu ami sperimentare e cercare nuove sonorità da fondere con l’armonia della tua voce e con l’intensità dei tuoi testi. Questa tua continua ricerca del nuovo è un viaggio verso l’ignoto o un viaggio dentro di te?

Ogni viaggio è sempre fuori e dentro sé. Si cammina nel tempo e nello spazio, si incontrano persone, profumi e sogni che valicano i propri consuetudinari riferimenti. A ogni passo quindi si trovano nuove vie anche dentro sé.
Un modo speciale di fare tutto questo è per me l’ascolto del paesaggio sonoro e dei suoni intorno a noi. Imparare a leggerli, scoprirli, identificarli e a comprendere cosa ci raccontano. Con i miei microfoni ambientali vado alla scoperta di città e boschi, di natura e di umanità e resto per ore ad ascoltare.
Amo il mondo dei suoni e amo raccoglierli.
Nella vita insegno Sound Storytelling e accompagno le persone in passeggiate sonore in cui camminando lentamente, in ascolto, guidate da me, possono imparare a leggere i suoni del mondo, a stare in ascolto attivo, a comprendere quali li facciano stare bene e quali no per riportarli nella loro quotidianità.
Nella vita esploro e creo paesaggi sonori per raccontare il mondo attraverso il suono.
Stimolo all'ascolto me stessa e le persone che svolgono percorsi insieme a me perché sono profondamente convinta che sviluppare l'attenzione verso la percezione amplifichi le possibilità di incontrare la bellezza del mondo e quindi riconoscerla, diffonderla e tutelarla.
Generalmente concludiamo le nostre interviste chiedendo agli interessati di descriversi con tre aggettivi.  Quindi lo chiediamo anche a te, anche se una parziale risposta possiamo trovarla in una bellissima frase che rubiamo dal tuo sito web: “La musica di Claudia Is On The Sofa è vita, incontro e racconto”.

Come ben hai scritto, la mia musica è vita, incontro e racconto. È ciò che vibra e si muove dentro e attorno a noi. È ruggito ed è silenzio.
L'Astrolabio di Swanbook
Redazione: Desenzano del Garda
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