Anche attorno al lago di Garda imperversano i "tornadi", oggi ne ho incrociato uno: Viviana Laffranchi.
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5 aprile 2023
ANCHE ATTORNO AL GARDA IMPERVERSANO I “TORNADI”,
OGGI NE HO INCROCIATO UNO: VIVIANA LAFFRANCHI
(di Aurelio Armio)
Energia pura allo stato brado,
eclettismo nella sua essenza, talento puro, impegno sociale, mamma e moglie,
scrittrice, ma soprattutto cantante, o per essere precisi musicista e
cantautrice, rocker e folk-singer.
Questa per sintetizzare potrebbe
essere l’immagine completa dell’artista che abbiamo il piacere di incontrare
oggi in una piacevole chiacchierata fra vecchi amici. E quale potrebbe essere
il luogo migliore per incontrare un’artista che vive appieno il suo territorio se
non davanti ad un bicchiere di vino in uno dei locali tipici che costellano le
località gardesane?
«Ci vediamo alla DegOsteria di Portese.», mi dice al
telefono quando abbiamo fissato l’incontro.
La “DegOsteria di Portese” non è stata
scelta a caso, ma semplicemente perché è il locale del marito di Viviana.
Bene, detto e fatto! Ci si vede lì!
Viviana è Bresciana Doc, sul
territorio è più che conosciuta, ma il suo talento indiscusso l’ha portata a
varcare i confini della sua Valsabbia (terra natia), del Garda, della Valtenesi
e del Bresciano per farsi conoscere anche lontano da “casa”.
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Un piacere
ritrovarti, Viviana, dopo un po’ di tempo, anzi, dopo che è passato anche troppo tempo! Ma veniamo
a noi: dalle nostre parti poco ci manca che ti conoscano anche i sassi del
lago. Ma per i nostri lettori che non ti conoscono (alcuni ti conosceranno il
29 aprile prossimo a Salò) iniziamo a raccontare chi è Viviana, iniziando dalla
bimba… Tu sei Valsabbina di origine. Chi era la bambina Viviana e cosa sognava
di diventare da grande?
Che bello
chiedermi della “Viviana bambina”. Viviana bambina era spensierata e già
scriveva canzoni, le custodisco gelosamente in quel primo diario segreto
regalatomi da zia Susy, quando ero ancora in seconda elementare. Ero troppo sensibile e buona,
questo è certo... già soffrivo per cose che “forse sarebbero potute succedere
poi”.
Chi è la
Viviana di adesso, caratterialmente, musicalmente, artisticamente e come è la
“donna” Viviana?
Dopo qualche
scottata, un frontale, una trombosi alla testa, posso dire che la Viviana di
oggi è una donna forte e molto motivata. Difficilmente mi sono prefissata
obbiettivi che non ho raggiunto. Continuo ad ammirare gli altri, a studiare, a
formarmi come artista ed insegnate di canto. Sono contenta di poter lavorare a
tuttotondo con la mia voce. Sono una donna realizzata, ma che vive di nuove
partite da giocare.
Tu sei a tutti
gli effetti una cantautrice. Cosa ti ha portato a comporre da sola musica e
testi dei tuoi brani?
Sì, sono una
cantautrice, nella mia nicchia ci sto bene, chi ha voglia di ascoltarmi è ben
accetto ed ogni mese gli ascoltatori aumentano un po’ di più. Credo che ci si
nasca “artisti”, si ha proprio il bisogno di creare, prima per gioco, poi per
passione, ma mi ripeto nel dire che a volte l’istino non è sufficiente. Bisogna
lasciare tanto spazio all’ascolto, alla meditazione e allo studio delle cose.
Le mie canzoni sono cresciute con me ed è bellissimo.
Come sono
stati gli inizi e come si sviluppata la tua attività musicale?
Gli inizi sono
stati elettrizzanti. Il palco è un’emozione indescrivibile, la voce trema
davvero e la condivisione con gli amici è preziosa. Però non è che sapessi bene
quello che stavo facendo… era un gioco, un gioco emozionante che non doveva
portar via troppo tempo allo studio. Rimpiango di non averlo fatto diventare
fin da subito “lo studio”.
Sei una specie
di mosca bianca: sei l’unica cantante che canta anche in dialetto bresciano.
Cosa rappresenta il dialetto nella tua musica, nei tuoi brani?
Il dialetto
bresciano in casa lo si parlava spesso. Spesso e con caratteristiche
differenti, perché mamma arriva dalla Valtrompia e papà dalla Valsabbia. Nella
musica mi ha regalato la leggerezza. Unica donna che canta e scrive in dialetto
bresciano, vero, e per lo più storie divertenti, le mie canzoni dialettali sono
una buona compagnia nei viaggi in macchina, quelli fatti in una calda e
spensierata giornata estiva.
A volte sembra che tu abbia due “anime musicali”: quella delle canzoni dialettali e quelle in lingua italiana. In apparenza due “Viviane”, ma molto più probabilmente sono il contenitore di tutta la tua sensibilità di artista e di donna. Ce ne vuoi parlare?
Hai proprio ragione! Due Viviana a seconda della lingua di scrittura. In italiano canto pezzi per lo più melodici ed introspettivi. Traduco in parole i sentimenti che provo o che ho provato, mi diletto anche nel raccontare storie che spesso di leggero hanno ben poco. Non è una scelta fatta con consapevolezza, è proprio quello che viene fuori quando imbraccio la chitarra in quei giorni di estro artistico spiccato…
In molti tuoi
testi emergono tematiche importanti che spesso vengono affrontate con una
leggerezza scherzosa che riesce a trasmettere con semplicità argomenti
importanti. Da dove nasce questa tua semplicità nel saper comunicare “cose
importanti” attraverso parole e musica?
Sono contenta
di questa tua lettura, credo che buona parte del merito vada agli accordi, agli
arrangiamenti abbastanza orecchiabili. Ho la fortuna di collaborare con
musicisti e produttori davvero in gamba.
La tua
crescita artistica e professionale, nel tempo, ti ha portato a scelte
importanti. Ti sei fatta coinvolgere in numerosi progetti benefici, mettendoci
“la faccia” come testimonial per dare visibilità a problematiche importanti.
Hai girato video molto particolari con compagni di viaggio particolari. Un
impegno ricco di significati, ce ne vuoi parlare?
Credo tu ti
riferisca al lavoro fatto per la cooperativa Cogess di Vallesabbia. Sì, io sono
molto legata al mio territorio natio, ho aiutato nella realizzazione di filmati
pubblicitari per un progetto nobile che si chiama “Gusto giusto”, questo
progetto unisce la collaborazione di ragazzi disabili che vengono avvicinati al
mondo del lavoro, con le piccole aziende agricole del territorio che realizzano
prodotti di prima qualità... sono stata il volto della campagna promozionale e
ti garantisco che visitare le aziende e conoscerne la storia, ti riempie il
cuore... e spesso anche la pancia… che buone cose ho assaggiato!
Ma tu non sei
solo artista da palcoscenico, da concerto, da serate. Nella tua vita c’è anche
l’insegnamento, e non un insegnamento banale, se mi passi il termine.
Io sono
orgogliosa di insegnare in due buonissime accademie musicali: “Le Dissonanze”
in Vallesabbia e l’accademia “S. Carlo” di Salò. Faccio anche un corso di musica
al centro psichiatrico di Nozza, è una sfida che mi arricchisce ogni volta di
più e che mi ha fatto iscrivere ad un corso di formazione aggiuntiva (avrò
l’esame a giugno, incrociamo le dita).
Parlare con te
è come viaggiare in un oceano artistico: non ti accontenti di ciò che hai e di
ciò che sei. Stai anche proseguendo nella tua formazione didattica, raccontaci
il perché di questa scelta.
Sì, non mi
fermo mai, chi si ferma è perduto... però l’estate metto lo stop ad
insegnamento e formazioni perché l’impegnò musicale è fittissimo. Io non sono
famosa a livello nazionale, io non faccio uno spettacolo a settimana, mi
esibisco quasi tutte le sere.
Ma Viviana
Laffranchi non è solo musica, hai anche scritto un libro: “Potrei essere tu”.
Come nasce il desiderio di lasciare qualcosa a chi ti conosce che non sia solo
musica?
L’ho sempre
detto sai? A quarant’anni scriverò un libro e l’ho fatto. Ho sempre scritto
molto, era la mia dote migliore anche a scuola, sapevo che questa cosa andava
presa seriamente e non ho finito... Il percorso per considerarsi un’autrice è
ambizioso, ma la mia migliore idea è ancora qui nel cassetto e non vedo l’ora
di potervela raccontare.
Non ci resta
quindi che aspettare di scoprire quale sia questa migliore “idea ancora nel
cassetto”.
Nell’attesa che
qualcosa accada, avremo il piacere di assegnare un premio a Viviana Laffranchi
il 29 aprile nelle grande serata che si terrà all’Hotel Conca D’Oro di Salò.