"I Peruvià": la cucina peruviana nel cuore di Brescia
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12 marzo 2023
I PERUVIA'
ristorante - pisco bar
vai San Rocchino, 24 - Brescia
Articolo e intervista di:
Aurelio Armio e Francesca Mori
L’enogastronomia è un mondo davvero
meraviglioso che non ci consente solamente di soddisfare vizi, piaceri o anche
necessità personali e desiderio di convivialità con persone care e amici, ma ci
consente di assaporare sensazione che vanno ben la soddisfazione del palato.
A chi di voi, affezionati lettori del
nostro magazine, non piace uscire a cena o pranzo per farsi coccolare da
prelibatezza di vario genere? E quanti di voi non sono “costretti” per
necessità di lavoro a pranzare fuori di casa?
Ebbene, recarsi in un ristorante, una
pizzeria, un winebar o dove meglio credete per mangiare qualcosa, spesso può
farvi scoprire mondi nuovi.
Pensateci bene: anche attraverso un
semplice e veloce pasto in ristorante o, anche da asporto, potremo fare un
viaggio culturale; un viaggio che potrà farci conoscere angoli del mondo che
molto probabilmente non abbiamo mai visitato, ma che possiamo scoprire
attraverso le tradizioni culinarie di paesi anche molto lontani dal nostro.
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La cucina che noi chiamiamo “etnica”,
altro non è che l’alter ego della nostra cucina tipica, quella regionale; quella
cucina che tante volte è circoscritta anche solo ad un piccolo paese, un borgo,
una valle, tanto è variegata.
Quindi non vi sembra corretto
affermare che entrando in ristorante cinese, messicano, giapponese… insomma in
quello che volete voi… è come ritrovarci in un punto d’incontro con un popolo
diverso da noi? In fondo la cucina di ogni paese rientra a pieno titolo nella
cultura di un popolo.
Ed ecco perché in questo articolo
intervista voglio presentare un ristorante che si trova in Brescia e che è a
pieno titolo un punto d’incontro con la cultura e le tradizioni del popolo
peruviano.
Dopo avervi tediato con questo
cappello magari noioso, entriamo nel vivo del problema: oggi voglio presentarvi
un locale dove attorno alla metà del mese di maggio realizzeremo una serata
letteraria nella quale oltre naturalmente poter apprezzare la cucina peruviana,
parleremo di un libro strettamente legato al Perù per i suoi contenuti e di una
importante iniziativa benefica che Swanbook unitamente alla sua preziosa e
sensibile autrice Francesca Mori intendono sostenere.
Quindi passiamo decisamente a
presentare Yuri e Mary, i titolari di “I Peruvià”, ristorante-pisco bar che si
trova in via San Rocchino a Brescia, un piccolo ma accogliente locale che i due
coniugi gestiscono con l’aiuto dei figli.
Per quanto riguarda il “pisco bar”, o
meglio, per quanto riguarda nello specifico il “pisco”, coloro che non sanno
cosa sia saranno costretti a leggere tutto l’articolo, perché saranno proprio i
due simpaticissimi coniugi a spiegarvi di cosa si tratta.
Buongiorno e grazie di aver accettato
di rispondere a qualche nostra domanda. Prima di parlare della vostra attività,
dobbiamo soddisfare la curiosità dei nostri lettori che vogliono conoscere
anche voi. Da quanto tempo siete in Italia e come vi trovate in un mondo
diverso dal “vostro” amato Perù?
Yuri: siamo
arrivati nel 1996, prima è venuta mia moglie e dopo nove mesi sono venuto anch’io.
C’era tanta nostalgia all’inizio, ma la forza e la volontà di poter cambiare le
nostre vite in meglio sono state più forti di tutto. Ci siamo adeguati, ci
siamo adattati in poco tempo, sia io sia Mary, mia moglie, perché ci siamo detti:
«Dobbiamo farcela». Ci siamo appoggiati e sostenuti a vicenda perché non avevamo
nessun famigliare qui; perciò, l’unico modo era unirci bene tra noi. Allora ci
siamo aggrappati l’uno all’altra e due idee hanno fatto una fusione ed è uscita
una sola idea. Di problemi ce n’erano sempre, alti e bassi come in tutte le
coppie, però l’amore e la passione che abbiamo entrambi ha superato tutti gli
ostacoli.
La passione e il lavoro nella ristorazione
quando sono iniziati? Ancora nella vostra terra madre o dopo?
Yuri: la mamma di
Mary è una cuoca bravissima e anche mia mamma lo era. La nostra famiglia era
molto numerosa, ai pasti eravamo sempre almeno in otto. Cucinava mia mamma,
cibi dai tipici gusti peruviani, ed era molto brava. Allo stesso modo abbiamo
potuto gustare la cucina della mamma di Mary, che si chiama Vilma, quando è
venuta a trovarci ed è rimasta dieci anni con noi, dandoci una mano con i figli
Alessandra e Stiven quando erano piccoli. In quegli anni abbiamo mangiato
benissimo e allora Mary ha imparato da sua mamma.
Mary: sì, in
effetti ho imparato da lei, che ci ha accompagnati da quando è nata Alessandra
per più di dieci anni. Ho guardato come faceva a cucinare. Quando ero giovane
non avevo imparato molto da lei, perché studiavo ed ero impegnata, invece
stando qua, un po’ mi piaceva osservarla, anche se ancora non avevo molto tempo
per la cucina, dovendomi occupare dei figli. Poi, quando lei se n’è andata,
sono stata costretta a ricordare tutto quello che mi aveva detto e insegnato, a
chiamarla e a provarci da sola.
Come è nata l’idea di aprire “I
Peruvià”? Se non sbaglio il ristorante è stato un’evoluzione di una precedente
attività di ristorazione.
Mary: il periodo
della pandemia ci ha aiutato tantissimo perché avevo molto tempo per provare,
mentre prima non era possibile. Da lì è nata l’idea di far assaggiare i nostri
piatti dapprima agli amici, che già in precedenza invitavamo spesso. Proprio
loro ci dicevano sempre che avremmo potuto organizzare un’attività di vendita
perché le pietanze erano molto buone. Abbiamo iniziato così con l’idea
dell’asporto, facendolo diventare una cosa seria, chiedendo i permessi,
informandoci, anche con difficoltà per poter fare tutto nel modo giusto,
occupandoci della licenza, grazie ad un’associazione che ci ha seguiti, e
organizzando la casa in modo da poterlo fare. Avendo poi creato una pagina
Facebook, abbiamo scoperto che eravamo in tanti peruviani qua a Brescia. Prima
non conoscevamo tanta gente, invece poi, tramite il nostro laboratorio, abbiamo
iniziato a conoscere tantissima gente. Io ne conoscevo pochissima perché ero
sempre in cucina, mentre Yuri ha conosciuto un sacco di persone perché
distribuiva lui dappertutto: dove lo chiamavano lui ci andava. È cominciato
tutto così, non mi sembrava quasi che fosse possibile. Poi le stesse persone
che ordinavano da noi ci dicevano: «Ma perché non aprite un ristorante?
Vorremmo venire con tutta la famiglia. Il cibo è buono ma ci piacerebbe anche
uscire, ritrovarci». Quest’idea ci ha animato a far diventare realtà questo
progetto, soprattutto perché non c’era nessun ristorante peruviano qui a
Brescia. È stato il punto di svolta, ci siamo detti: «Se non lo facciamo adesso
non lo faremo più», quindi ci siamo messi anima e corpo a organizzare tutto in
tempi brevissimi. Volevamo anche predisporlo a modo nostro, dargli un’impronta
peruviana originale. Per questo c’è voluto un po’ di tempo, ma volevamo che si
respirasse realmente un po’ di Perù.
A parte il tenervi legati alle vostre
origini, quali sono gli obiettivi e la mission che vi siete prefissati
proponendo la “vostra cucina nazionale”?
Yuri: il nostro
obiettivo è diventato come una missione per noi: diffondere questa cultura
lontana, che è dall’altro lato dell’oceano. L’obiettivo è che tutte le persone
di Brescia, e non solo, sappiano che c’è un posto di aggregazione dove possono venire
tranquillamente a mangiare pietanze peruviane e a vivere un’emozione dentro
questo locale.
Mary: la cucina
peruviana negli ultimi anni è sempre più apprezzata anche all’estero e questo
ci dà modo di farla conoscere anche qui a Brescia, facendo scoprire che
prodotti abbiamo, cosa mangiamo, com’è la nostra cultura. Visto che siamo il
primo ristorante peruviano qui a Brescia, in questo modo possiamo far conoscere
il nostro paese. Ci sono anche prodotti che si mangiano anche qui, solo
cucinati diversamente, altri invece dobbiamo farli arrivare, perché autoctoni.
I peruviani amano mangiare e mangiano bene, sono molto esigenti. In Perù si può
discutere, come di calcio, anche di cibo: si può arrivare perfino a litigare
perché appassiona tutti. Ci voleva un posto così.
Brescia è una città dalle importanti
tradizioni gastronomiche. Come è stata accolta la vostra proposta un po’
“inusuale” e molto diversa dalle usanze della tavola locali?
Mary: Brescia ha
accolto bene la nostra proposta, c’è stata grande accettazione, soprattutto dai
giovani, ma che poi fanno provare anche ai genitori, agli amici. Ci sono motivi
per mangiare qualcosa di diverso, per riunirsi, poi l’etnico dà curiosità,
voglia di provare una cosa nuova, oppure fare un vero e proprio viaggio
culinario dall’altra parte del mondo. Penso che sia questo ciò che attira
tanto.
Prima di parlare della cucina che
proponete, ho promesso ai lettori che avreste spiegato per bene che cosa è il
“pisco”… quindi a voi la parola.
Yuri: il pisco è un
distillato peruviano, sinonimo di Perù, come Macchu Picchu. Nel settore drink e
cocktail è un distillato bandiera. Ce ne sono tanti altri ma nessuno è come il pisco,
che è un distillato ricavato dall’uva bianca, non dagli scarti. Questo lo rende
molto morbido e delicato rispetto ad altre acquavite. Possiamo farci tanti cocktail:
il più conosciuto a livello planetario è il Pisco Sour, poi ci sono le
varianti: Maracuya Sour, Fragola Sour, Chilcano, Macchu Picchu, Peru Libre…
Per noi peruviani un incontro senza il
pisco non è un incontro. Dopo la birra c’è il pisco, questo è per noi. Anche
qui cerchiamo di far conoscere il più possibile questo distillato agli amici
bresciani.
Mary: ha una
gradazione tra i 35° e i 45°, a seconda dell’uva distillata e ce ne sono varie
tipologie. È come se fosse un brandy, ma il brandy viene invecchiato. Il Pisco
invece non viene invecchiato e resta più delicato.
Quindi il pisco è una bevanda tipica
peruviana… come la abbiniamo ai piatti che proponete? Quali sono le proposte
dei vostri menù?
Mary: il ceviche (piatto
di pesce crudo marinato nel lime) va abbinato al Pisco Sour, perché sono
entrambi acidi, con il lime. Il lomo saltado (piatto di carne di manzo, patate
e riso) invece si abbina con Pisco punch che è dolciastro. L’ajy de pollo (piatto
a base di pollo con peperoncino peruviano e riso) si abbina al chilcano. Ci
sono effettivamente dei cocktail che si abbinano con il cibo, così come con
alcuni dolci, per esempio i picarones (ciambelle di farina di zucca fritte).
Quanto c’è di voi e dei vostri ricordi
in quello che preparate in cucina e servite a chi viene a cena da voi?
Mary: tutto ci fa
ricordare la nostra terra. Ci fa piacere che la gente che da tanto tempo non torna
là ci dica che qui c’è il Perù. Ci capita che persone che lo hanno visitato ci
dicano di essere tornati nuovamente in Perù, attraverso i nostri sapori che
rievocano ricordi di viaggio. Il cibo accende subito la memoria in chi già
conosce questa cucina. Chi non la conosce invece la apprezza e torna
volentieri, anche portando altri amici.
Yuri: queste
esperienze, le persone che chiedono dei nostri sapori, che se ne stupiscono, ci
danno la carica. È un lavoro che facciamo con tanto piacere, quindi se ci
dicono qualcosa di iniziativa propria, ci danno la voglia di andare avanti ed è
straordinariamente bello.
Adesso vi pongo una domanda bizzarra:
perché i bresciani dovrebbero venire a cena da “I Peruvià”?
Mary: perché
proponiamo un cibo differente, con sapori diversi, fatto al momento, fresco, in
un ambiente molto famigliare, con un’accoglienza diversa, come piace a noi
sudamericani, per farvi sentire a casa, comodi, senza tanti protocolli, molto
easy. Così i bresciani conosceranno anche nuovi sapori e ingredienti. Tutto ciò
che facciamo lo curiamo con grande passione e amore.
Yuri: a volte si
dice che i bresciani sono chiusi, lo dicono perfino i bresciani stessi, ma non
è assolutamente vero, non concordo, perché ho visto sia giovani che adulti e persone
mature, venire da noi e trovarsi bene, viaggiando con il palato, altrove. Forse
queste emozioni non le trovano in altri posti, da qui portano a casa
un’esperienza alla quale si sono aperti. Amo Brescia, perché la tranquillità
che ti dà è impagabile. Mi manca sempre il mio paese, anche la sua proverbiale
confusione, ma se vado in Perù poi dopo pochi giorni mi manca questo posto, mi
manca Brescia.