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"L'inconsapevole" di F. Manara (recensione di Elenia Stefani)

Rubriche > Libri e recensioni
Cari lettori, eccomi qui con un nuovo libro.
Ho ascoltato la presentazione di “L’inconsapevole” all’interno della rassegna Librixia dell’anno scorso e l’ho subito acquistato.
Ahimè sono riuscita a godermelo solo durante questo mio soggiorno montano.
Ci troviamo ad affrontare la morte di una giovane adolescente alle prese con l’anoressia.
Un suicidio potente quanto significativo che porta lo psichiatra che l’aveva avuta in cura a domandarsi se avesse dovuto impegnarsi di più o, quantomeno, se avesse sottovalutato qualcosa.
Con questo senso di colpa addosso, Antonio Mazzini inizia ad indagare e, narrando ciò che scopre e alcuni frammenti della sua vita, porta il lettore a scoprire una parte di società, di mondo e di emozioni che spesso non si considera o non si vuol vedere. Ma cosa sarà successo alla giovane Paola?
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<<Wow, che storia!>>.
Aveva un’espressione perplessa ed era il minimo che potesse sortire dalla massa di avvenimenti che gli aveva rovesciato addosso.
<<Con tutto quello che mi hai detto, è più che legittimo dubitare che si sia trattato di un suicidio.>>
Sorseggiai il rhum. <<Questa è una storia in cui non c’è niente di inverosimile e niente di certo, Tiziano.>>
<<Abbiamo tanti indizi, ma molti li ricavi più dal tuo mestiere che non da fatti comprovati. Di prove faccio fatica a vederne, per addebitare a qualcuno un omicidio.>>
Cit. pagina 151
Fin dalle prime pagine di questo romanzo mi sono sentita catapultata nella psicologia realistica e concreta di questa storia.
L’autore, grazie alla sua formazione professionale, al suo realismo, alla sua capacità di narrare e trasmettere vissuti, emozioni e pensieri, incolla il lettore, accresce l’adrenalina e tocca molteplici tematiche attuali e, alcune, costanti nel tempo da anni e anni senza tediare, annoiare o allontanarsi dalla narrazione.
Fin dal principio, attraverso due adolescenti, ci troviamo a toccare argomenti come le violenze sessuali, gli abusi e l’anoressia.
Attraverso Carlotta, entriamo nel mondo degli abusi e delle violenze. Spirali di silenzio, il senso di colpa che spesso colpisce le vittime, l’alta percentuale di abusi perpetuati da famigliari o persone strette ai legami famigliari, l’assenteismo della famiglia o il non vedere, la paura che si ripeta e molto altro.
Con Paola, ci si addentra in quello che è uno dei messaggi cardine di questo romanzo: la famiglia.
Si tratta di una giovane ragazza adolescente alle prese con l’anoressia e che la madre manda a far guarire dallo psichiatra.
La sua morte prematura scuote il suo medico così tanto da portarlo ad indagare e, di riflessione in riflessione, di scoperta in scoperta, vengono descritte le conseguenze di ciò che si vive in famiglia, delle ripercussioni di ciò che spesso viviamo da giovani o da infanti.
Di come ciò che ci accade ci caratterizza, condiziona e ci “cambia” anche inconsciamente portandoci anche ad attuare scelte e comportamenti del tutto insensati e che ricadono, oltre che sulle nostre vite, anche su quelle di chi ci sta attorno e, in particolare, nei partner e nei figli.
Ci addentriamo totalmente nella psicologia più intima che esista: quella dettata dai legami e dai traumi che condizionano maggiormente le vite.
Un altro aspetto che si evince dalla lettura del romanzo riguarda proprio gli psicologi, psichiatri ma ogni figura in genere; e come? Spesso vediamo le persone solamente per il lavoro che fanno e ci dimentichiamo che ognuno di noi ha la sua vita, i suoi problemi, i propri difetti, commettere errori, insicurezze e fragilità e come spesso sia difficile rimanere obiettivi, esterni a delle dinamiche, osservare con lucidità. L’empatia spesso condiziona più di quanto si sia coscienti.
Non da meno il legame tra figli e madri; quel cordone che spesso si fatica a recidere e che porta alcune genitrici ad essere le prime a criticare, sentenziare, credere di avere il diritto di controllare ad ogni età i figli e, soprattutto, a perpetuare un senso di riconoscenza che la prole dovrebbe avere nei loro riguardi.
Insomma, si potrebbe sintetizzare, evidenziando che attraverso questo romanzo scopriamo quanto i vissuti famigliari siano determinanti nella vita di ognuno di noi e delle generazioni successive, la vastità e complessità del mondo che affronta una vittima di abusi, il silenzio e il menefreghismo di chi vede e si volta dall’altra parte e, principalmente, come spesso esser genitore non implichi per forza esserne degni… e che finale! Sono rimasta basita. Totalmente!
Insomma, cari lettori, un tripudio di psicologia e di realismo.
Alla prossima recensione, la vostra Ele
L'Astrolabio di Swanbook
Redazione: Desenzano del Garda
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