"L'uomo che suonava Beethoven"; recensione di Elenia Stefani
Rubriche > Libri e recensioni
Titolo: L’uomo che suonava Beethoven
Autore. Jean-Baptiste Andrea
(recensione di Elenia Stefani)
Cari lettori, addentrarsi nel passato
e nella sofferenza non è mai facile, ma spesso è necessario per riflettere e
capire le nostre fortune.
“Joseph
suona il pianoforte nelle stazioni e negli aeroporti. Suona e aspetta. Finché
un giorno Rose, il suo primo amore, non scenderà per caso da un treno o da un
aereo riaffiorando dal passato. Quasi nessuno si accorge di lui. I più attenti
apprezzano il tocco delle sue dita esperte ma la maggior parte attraversa
veloce i grandi atrii. A quei pochi che gli chiedono di lui, Joseph racconta
della propria vita. La morte dei genitori quando aveva quindici anni,
l'orfanotrofio sui Pirenei, la crudeltà dell'abate. Joseph è sopravvissuto solo
grazie a una strana società segreta e all'incontro con Rose. E adesso non può
che aspettare ciò che gli è stato promesso.”
Sono
stata attirata da questo libro grazie al titolo e alla copertina: il pianoforte
è da sempre una “coperta di Linus” per me.
Fin
dalle prime pagine scopriamo subito cosa significhi il dolore, da cosa è
“composto” e come ci perseguiti. Di pari passo l’esser orfani, la conseguenza
di questa ferita e il malvagio mondo che c’era dietro agli orfanotrofi.
Attraverso
Joseph e lungo questa trama scopriamo un tempo non molto lontano dal nostro
dove la discriminazione etnica, il cielo sociale e la chiesa erano fulcri e
metri di giudizio insindacabili.
Ci
addentriamo dentro al mondo delle violenze, del silenzio davanti agli abusi,
delle lotte per sopravvivere e cercare quell’amore, quel sentimento perso
insieme ai legami famigliari.
Di pari
passo c’è la passione per la cultura e la musica che, nel caso di questo
protagonista, diventa anche la sua ancora di salvezza e il mezzo attraverso il
quale scopre il sentimento dell’amore.
Solo
Beethoven -e chi conosce la sua storia sa la tristezza racchiusa- la via
d’uscita o, quantomeno, uno spiraglio di aria in un mondo di silenzio e
bigottismo.
Scopriamo
alcuni aspetti degli anni del passato vicino e ci possiamo porre delle domande
riguardo al dolore che era vissuto, alle menzogne, alle ipocrisie, alle
violenze sui minori e da parte della chiesa.
Credo
che si tratti di un romanzo che omaggia tutti quei bambini che hanno vissuto
negli orfanotrofi, tutte quelle persone che hanno sofferto e cercato una loro
strada, tutti coloro che si portano dietro una cicatrice immensa -visibile o
meno- che segna a vita.
Con una
scrittura toccante e viva, con un talento da far commuovere e un realismo come
pochi, Jean-Baptiste Andrea ha scritto un romanzo immensamente destabilizzante
e sincero.
Alla
prossima recensione, la vostra Ele
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