Gabriella Picerno: tra psicologia e narrativa (di A. Armio)
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INTERVISTA A GABRIELLA PICERNO
di Aurelio Armio
Oggi
incontriamo Gabriella Picerno, psicologa impegnata su più fronti, pedagogista,
consulente in sessuologia, impegnata da anni in numerosi progetti di assoluta
importanza per adulti e ragazzi con grande esperienza nel disegno infantile e
dell’apprendimento. È protagonista in molti progetti di formazione di
educazione alla genitorialità, dall’affettività alla sessualità. Non solo,
anche problematiche familiari del post-separazione e divorzio rientrano tra le
sue conoscenze professionali.
Fuori
dal suo studio, Gabriella si dedica con passione di pittura e fotografia,
scrive poesie e racconti, oltre a importanti saggi legati alla sua professione.
Abbiamo
conosciuto Gabriella Picerno in tempi non sospetti, o meglio pochi mesi prima
che l’Italia e il mondo venissero travolti dall’uragano Covid-19. Ora che
quella tempesta sembra essersi placata vogliamo scambiare quattro chiacchiere
con una professionista decisamente affermata e allo stesso tempo con una donna
dai mille interessi e dalle mille passioni.
Innanzitutto, benvenuta sulle pagine del nostro magazine.
Prima di farle domande relative alla sua professione le chiediamo chi è
Gabriella Picerno e cosa sognava la bimba Gabriella?
Sono
una psicologa con la passione della scrittura. Questa passione negli ultimi
anni sta diventando un impegno sempre più consistente. Dedico infatti una buona
fetta del mio tempo libero alla scrittura. Ho iniziato molti anni fa quasi
subito dopo la tesi della prima laurea. Questa passione è nata proprio negli
anni dell'università grazie ad un professore che ci ha stimolato a scrivere
molto (relazioni, ricerche, tesi per sostenere gli esami).
Ho
avuto un'infanzia abbastanza serena, cresciuta in una famiglia di insegnanti.
Ho sempre mangiato “pane e libri”. Mio padre era appassionato di letture
storiche e sulla sua scrivania c'erano sempre libri che io andavo a guardare
con curiosità. Ho molti cugini che fanno i mestieri più disparati, ma quando ci
incontravamo ognuno arricchiva l'altro dell'esperienza. Questa particolarità mi
ha sempre incuriosita e mi ha aiutata a crescere con uno sguardo sul mondo più
aperto. Da bambina sognavo molto il mare dove trascorrevo l'estate con i miei
genitori. Questa passione, sempre presente, credo sia una delle più grandi per
me. Mi piaceva molto anche disegnare spesso con mio padre che era molto bravo.
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Cosa
l’ha portata ad abbracciare una professione che entra nell’intimo delle
persone?
Sembra
strano, ma ho deciso quale sarebbe stata la mia professione in seconda media.
In prima superiore uscivo da scuola e andavo in una libreria vicino alla
stazione e acquistavo delle monografie “economiche” su Freud e Jung. Tornavo a
casa e mi mettevo a leggere. Mi ha sempre attratto la mente e i meccanismi che
portano a determinati comportamenti. L'interesse per la psicologia come per la
pedagogia è stato costante negli anni fino a farne una professione.
Lei
spazia dalle problematiche dell’infanzia e dell’educazione dei giovani nella
scuola e in famiglia, a quelle dell’essere genitori nel XXI° secolo, passando
dai disagi delle separazioni e dei divorzi, per arrivare a qualcosa che a
livello mentale potrebbe non girare per il verso giusto in ambito sessuale.
Cosa unisce tutte queste situazioni apparentemente distanti fra loro ma che
forse poi non lo sono così distanti?
Noi
siamo molte cose, molte di più di ciò che appare o che mostriamo. Corpo e mente
sono collegati ed è per questo che abbiamo un dovere verso noi stessi che è
quello di stare bene, adoperarsi per raggiungere un benessere. Io credo che noi
non siamo nati per stare male, anche se spesso ci adagiamo a questa condizione,
in quanto per raggiungere il benessere dobbiamo essere motivati, appassionati,
pronti al cambiamento. Tutto questo è faticoso e molte volte abbiamo paura di
perdere le nostre certezze, anche se negative. Mi occupo di bambini e
adolescenti da molti anni, ma spesso è necessario capire le relazioni
all'interno del nucleo familiare perché c'è sempre una relazione tra il nostro
mondo interno e quello esterno. Noi non siamo monadi, viviamo in un contesto
familiare e sociale che, nel bene e nel male, ci condiziona. Ogni comportamento
ha delle conseguenze su noi stessi e sugli altri e quindi un filo conduttore
sui vari aspetti della vita che viviamo riguarda la capacità di accettare le
nostre debolezze e riscoprire le nostre potenzialità che sono presenti in ogni
persona.
C’è
qualcosa del nostro io che potrebbe lasciare qualche ombra negativa fin dalla
giovane età e poi, in seguito arrivare fino all’ambito degli affetti e rapporti
famigliari che possa trascinarsi nel tempo e incrinare?
La
percezione di essere stati amati dai nostri genitori o da adulti significativi
apre la strada alla fiducia, ad affrontare le difficoltà della vita, ad aprirsi
in modo positivo agli altri. Senza questa percezione tutto diventa più
complicato e difficile, pensiamo ai bambini che non hanno mai conosciuto i
genitori, o che sono stati abusati o hanno vissuto in nuclei familiari “trascuranti
o assenti” dal punto di vista affettivo. Questi bambini fanno molta più fatica
a vivere in modo profondo i sentimenti. La paura dell'abbandono è sempre in
agguato. Il nostro passato è un'esperienza che dobbiamo capire, ma non è
l'unico percorso della nostra vita; pertanto, attraverso un percorso
psicologico è possibile ritrovare e riscoprire le risorse interiori necessarie
a vivere le relazioni in modo più equilibrato.
Viviamo
in un’epoca piuttosto strana, il post-pandemia, gli echi di una guerra,
contrasti sociali piuttosto accentuati e rumorosi. Sembrerebbe quasi che il
primo strumento di dialogo e confronto tra le persone e le generazioni siano i
social network, molti sembrano vivere in una specie di dipendenza da facebook,
instagram, dai selfie: quanto fa bene o fa male questo eccesso di tecnologia
che forse prevarica rapporti sociali più diretti e reali?
Secondo
me la tecnologia è stata mal interpretata, doveva facilitare la nostra vita e
in parte è stato così, ma per molti versi l'ha complicata e soprattutto il loro
uso smodato ha stravolto i rapporti e le relazioni. Si parla molto di “amici”
su Facebook alcuni fanno a gara a chi ne ha di più. In realtà la stragrande
maggioranza dei contatti non sono neanche conosciuti. L'amicizia prevede
frequentazione, condivisione. Tale frequentazione non può avvenire in rete, in
quanto lì non è possibile percepire bene i toni della voce, lo sguardo, il
linguaggio del corpo e soprattutto non è possibile abbracciarsi avere un
contatto affettuoso. L'uso eccessivo di questi mezzi può portare a una
dipendenza che non riguarda solo gli adolescenti, ma anche gli adulti che
spesso trascorrono molte ore sui Social, mentre dovrebbero dare il buon esempio
ai ragazzi...
L'uso
della tecnologia ha cambiato molto anche la sessualità: non c'è molto da
stupirsi se una buona fetta di persone preferisce avere “rapporti” via web: più
semplici, pratici e a basso coinvolgimento.
La
tecnologia non va demonizzata, ma bisogna fare molta attenzione all'uso
eccessivo che a volte diventa esclusivo, tralasciando altre modalità di
rapporto più profonde. Pertanto il mio invito è quello di contornarsi di amici
reali, con i quali si può intraprendere un'amicizia vera, dove è possibile
stabilire un confronto, una complicità, un'alleanza.
La
famiglia di oggi è lontana anni luce da quella della nostra infanzia e della
nostra gioventù, sono un po’ slegate dal modello classico di famiglia a cui si
è abituati a pensare, ormai le cosiddette famiglie allargate sono sempre più
numerose. Come è cambiato il rapporto genitori figli?
Mi
sono occupata a lungo della famiglia sia a livello clinico che di ricerca e
tuttora è sempre un argomento di mio interesse. Alcuni anni fa ho pubblicato
anche un saggio “Famiglie stra-ordinarie” dove viene trattata la trasformazione
della famiglia tradizionale e l'analisi dei nuovi nuclei familiari. La famiglia
è di per sé un'entità in continua evoluzione che subisce gli influssi di varie
culture non solo sociali, ma anche familiari-personali. Oggi c'è meno
stabilità, ma viene data più importanza ai sentimenti e quindi se questi
vengono meno si è più portati a cambiare partner e ad affrontare una
separazione. Ho cominciato a studiare gli effetti della separazione e del
divorzio negli anni Novanta, quando ancora ero una studentessa universitaria e
in Italia eravamo agli inizi delle ricerche. Molta esperienza l'ho fatta “sul
campo” iniziando a lavorare con i bambini e gli adolescenti. Studiavamo molto
le conseguenze del divorzio sui minori. Dopo molti anni, potrei dire che gli
effetti negativi sui figli sono presenti anche in quei bambini e ragazzi che
vivono in famiglie apparentemente unite, ma che non “respirano” un clima di
condivisione e amore. Insomma, quando si sta insieme per altri motivi, spesso
economici e non sentimentali.
Quindi,
questa nuova “famiglia” come è cambiata dal punto di vista affettivo?
Dal
punto di vista affettivo è cambiata molto, i genitori oggi esprimono di più le
emozioni con i figli, sono generalmente più affettuosi rispetto a trent'anni
fa. Anche il rapporto genitori figli nel corso degli anni si è trasformato
molto, ma non sempre in meglio. I genitori che dovrebbero essere una guida per
i figli, una sicurezza, non riescono più a dare le regole, ad essere autorevoli
tanto da trovarsi di fronte a un fenomeno deleterio a livello educativo che è
il genitore-amico. Un genitore non può essere amico del figlio, perché il suo
ruolo non è quello di stare alla pari del figlio, altrimenti non potrebbe
essere una figura di riferimento. Un altro grave problema è quello del
“desiderio”. Purtroppo, noto con una certa frequenza che gli adolescenti non
desiderano nulla, perché hanno già tutto, non devono faticare per ottenere
qualcosa, in quanto noi adulti ci sostituiamo a loro e arriviamo prima che loro
esprimano un desiderio. Credo che in molte situazioni stiamo crescendo dei
“rammolliti” che non riescono ad affrontare la vita.
E
dal punto di vista della sessualità, il vivere frenetico a cui siamo sottoposti
crea problematiche interiori alle persone?
La
sessualità è parte integrante e sostanziale della persona, ma è spesso
banalizzata, sminuita. Viviamo in un paradosso: la nostra società ci induce a
vivere la sessualità in modo più libero e consapevole rispetto al passato,
strizzando l'occhio alla trasgressione e alla disinibizione. In realtà molte
persone vivono male l'affettività e la sessualità, ne hanno paura, non sono
così libere come vorrebbero far credere, anzi i condizionamenti maggiori li
troviamo proprio nei sentimenti e nella sessualità. L'amore contiene in sé una
parte di mistero che spesso crea timore, è il non conosciuto, ciò che non
possiamo controllare. Questo contrasta molto con la vita frenetica e veloce che
conduciamo che ci obbliga ad avere tutto sotto controllo. Un grande amore
spesso non riusciamo a gestirlo e così ci accontentiamo di un “amoricchio” che
non ci porterà alla felicità, alla passione, ma diventa una copertina che ci
rende la vita tranquilla, senza scossoni da dover affrontare. Questo
appiattimento può assumere nel tempo altri nomi, quali: malinconia,
insoddisfazione, depressione, ansia...
Proprio
su tematiche, affini all’argomento della domanda precedente, è stato pubblicato
da poco il suo ultimo saggio: “Lascia che sia: eros, sentimenti, desideri,
passioni”. Un libro che parla dell’affettività e dello spazio che occupano
nella vita di ognuno di noi l’amore, il sesso e i desideri. Ci parli di questo
libro e a quale pubblico di lettori è destinato.
“Lascia
che sia” è un saggio divulgativo rivolto a un pubblico vario in quanto il tema
dei sentimenti, della sessualità e dell'affettività riguarda tutti, giovani e
meno giovani. Credo che i sentimenti diano un significato tale alla nostra
esistenza al punto che molte pazienti nel corso degli anni chiedono una
consulenza o iniziano un percorso psicologico in quanto vivono difficoltà
affettive. Il libro è arricchito dalle storie di alcuni dei miei pazienti,
senza le quali il testo sarebbe stato solo un escursus teorico sui sentimenti.
Proprio le loro storie hanno reso il libro vivo e fruibile. Nel testo sono
presenti anche altri temi correlati ai sentimenti, quali: l'intimità i legami,
la felicità, l'eros, il desiderio e molti altri. Il libro può essere letto in
modo consequenziale oppure a capitoli separati.
Torniamo
a parlare delle Gabriella donna, ha molte passioni che le riempiono la vita,
come le concilia con il lavoro e quanto sono importanti?
Le
mie passioni spesso coincidono anche con il mio lavoro. Senza passione non
sarebbe possibile realizzare nulla. Non posso nascondere che il tempo manca,
anche perché il lavoro mi impegna molto e richiede tante energie. In genere
scrivo la sera, spesso tardi, quando il silenzio intorno mi fa concentrare
meglio. Ho sempre un taccuino in borsa per annotare un verso poetico che arriva
improvviso o una situazione che osservo e che potrebbe essere interessante per
un racconto o un romanzo. La mia più grande fonte di ispirazione sono proprio i
miei pazienti che con le loro storie hanno stimolato la scrittura di racconti e
saggi.
Si
descriva in tre aggettivi: per essere molto concisa direi determinata,
poliedrica, affidabile.