"Uvaspina" di Monica Acito: recensione di Elenia Stefani
Rubriche > Libri e recensioni
Recensione “Uvaspina”
di Elenia Stefani
Titolo:
Uvaspina
Autrice:
Monica Acito
Casa
editrice: Bompiani
Buona giornata
cari lettori, è un po' che non condivido
recensioni, ma la vita è fatta anche (o soprattutto) di chiagnere e fottere e
il tempo a volte scorre; ma oggi voglio parlarvi di una nuova uscita
letteraria, nonché il romanzo d’esordio di una giovane firma nazionale: Monica
Acito.
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Questa è
la trama “ufficiale:
È nato
con una voglia sotto l’occhio sinistro, come un pallido frutto incastonato
nella pelle: Uvaspina si è abituato presto a essere chiamato con quel nome che
lo identifica con la sua macchia. A quasi tutto, del resto, è capace di
abituarsi: a suo padre, il notaio Pasquale Riccio, che si vergogna di lui; alla
Spaiata, sua madre, che dopo aver incastrato Pasquale Riccio con le sue arti di
malafemmina e chiagnazzara non si dà pace di aver perduto il proprio fascino e
finge di morire ogni volta che lui esce di casa. Ma soprattutto Uvaspina è
abituato a sua sorella Minuccia, abitata fin da bambina da un’energia che tiene
in scacco il fratello con le sue esplosioni imprevedibili, le ripicche, la
ferocia di chi sa colpire nel punto di massima fragilità, come quando gli dice:
“Avevano ragione i compagni tuoi, sei veramente un femminiello.” Eppure, solo
Uvaspina conosce l’innesco che rende la sorella uno strummolo, una trottola
capace di ferire con la sua punta di metallo vorticante. E solo Minuccia
intuisce i sogni di Uvaspina, quando lo strummolo la tiene sveglia e può
scrutare i suoi finissimi lineamenti nel sonno. Intorno a loro, Napoli: la
città dalle viscere ribollenti, dai quartieri protesi verso il cielo, dai
tentacoli immersi in quel mare che la fronteggia e la penetra. È proprio sul
confine tra la città e il mare, tra la storia e il mito, che Uvaspina incontra
Antonio, il pescatore dagli occhi di colori diversi, che legge libri e non ha
paura del sangue, che sa navigare fino a Procida e rimettere al mondo un
criaturo che dubita di se stesso.
Per me, questo romanzo è molto più di quello che viene
descritto nelle righe precedenti, ma andiamo per ordine.
“Uvaspina” è un libro che ti fagocita letteralmente dalle
prime pagine; all’inizio perché, da nordica che non ha mai visto la città dove
tutto viene ambientato, la curiosità verso quelle terre, quegli usi, le
abitudini e i “rituali” del territorio, porta a voler entrare sempre di più
nella vita dei personaggi e di Napoli.
Questo perché l’autrice ha una capacità immensa di descrivere
quei luoghi, ma soprattutto come si vive, cosa gli caratterizza, cosa rende
Napoli, Napoli e i suoi abitanti.
Questo aspetto viene espresso anche dal lessico che si trova
di pagina in pagina; vocaboli che io non conoscevo ma che, tramite amici
originari di lì, ho scoperto esser esattamente quelli tipici di quella terra.
Ciò, come poi enuncia anche l’autrice stessa nella nota
finale, è il sinonimo dell’amore che lei ha per questa città, per il suo modo
di esser vissuta e per ogni sfaccettatura che la caratterizza.
Ora andiamo ai personaggi: un vortice di realismo e di
personalità stupendamente descritti che portano, in base agli avvenimenti, a
ridere o commuoversi, arrabbiarsi o rimanere stupiti, domandarsi il perché di
alcune azioni o, semplicemente, trovarsi affini ai sentimenti di Minuccia o
Uvaspina.
Ciò che mi ha colpita maggiormente, insieme all’utilizzo di
un lessico specifico e degno di lode, è come il romanzo sia realistico nella
narrazione degli eventi e altrettanto negli aspetti psicologici dei personaggi.
“Uvaspina” è un romanzo ricco di psicologia, di realtà e di
metafore perché il protagonista, spremuto e mutevole davanti a ciò che vive (o
che subisce), siamo un po' tutti noi che subiamo, sopportiamo, veniamo usati
fino allo sfinimento, senza ritegno, senza rispetto.
Ci annulliamo, ci annientiamo per gli altri finché non rimane
nulla, nemmeno la forza di piangere.
Ecco, cari miei lettori, se posso esser onesta, mi inchinerei
davanti a questa giovane scrittrice perché ha una scrittura elitaria,
differente da molte narratrici odierne; è profonda, colta, ricca, precisa,
raffinata, realistica e sciolta.
“Uvaspina” è il suo romanzo d’esordio ed io sono già curiosa
di cosa potrebbe narrare in un secondo libro!
Alla prossima recensione, la vostra Ele