"L'abbaglio del tempo" di Ermanna Montanari: recensione di Elenia Stefani
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2022-06-22
Recensione di “L’abbaglio del tempo”
Titolo: L’abbaglio del tempo
Autrice: Ermanna Montanari
Casa editrice: La nave di Teseo
Cari lettori, ho appena terminato
questa lettura che mi è stata affidata all’interno di “Il torneo letterario di Robinson”
di Repubblica e credo di dover fare un respiro profondo prima di scegliere le
parole con cui descrivervelo.
Sono certa che molti di voi
conoscano -o abbiano sentito parlare- dell’autrice di questa biografia composta
da dialoghi, monologhi, racconti, quindi tralascio la biografia per andare al
sodo.
Ho pianto, ve lo giuro, perché mi
rivedo in lei.
Nonostante io possa esser sua
figlia, sono nata e ho vissuto in un paese dove (ancora negli anni ’90) non
esisteva il bagno in casa (mia nonna defecava esattamente fuori casa in luoghi
come quelli descritti dall’autrice) e l’atmosfera -o meglio, lo stile
famigliare- non era molto differente da quello narrato in queste pagine.
Ritrovarsi quasi a ritenere che
sia la propria storia ad esser narrata è davvero strano, inverosimile, ma vi
assicuro che è proprio così. Vi lascio intuire come ci si possa sentire e
quanta empatia scaturisca nella lettura.
Trovo questa biografia molto
coinvolgente ma, fidatevi, non perché mi appaia come la mia medesima, bensì
perché è narrata quasi come fosse un diario per sé stessi, quasi come se
l’autrice fosse di fronte a noi e, in base a ciò che le passa per la mente, al
ricordo di quel momento, condividesse la sua esperienza mettendosi a nudo.
Ci si ritrova a toccare tematiche
delicate quanto importanti e che spesso, ancora oggi, si cerca di nascondere
sotto il cuscino.
Ciò che ho amato di più di questo
libro è proprio il fatto che non si ferma a perbenismi, a “sotterfugi” ma, con
delicatezza narra di avvenimenti dolorosi, abominevoli ed esce dal selciato di
ciò che la società cerca di nascondere.
Troviamo argomenti come la
violenza, la derisione della donna, l’annullamento della personalità, la
freddezza glaciale di un genitore che acconsente placidamente ad abusi, che
egoisticamente annulla autostima e gioia della prole, che di legame ha solo
quello del sangue ma non emotivo.
Sarà che la mia esperienza mi ha
portata a non credere nella religione, a non credere nei legami famigliari, a
non credere ai doveri della società, ma ritengo che Ermanna Montanari sia
riuscita a portare il lettore in un conflitto interno molto forte dove ella,
mettendosi totalmente a nudo, diventa esempio e affronta i suoi incubi
nuovamente.
Si delinea un filo psicologico
importante fin dalle prime pagine e si capisce quanto ogni evento della nostra
vita ci caratterizzi e segni costantemente diventando quasi un marchio mentale
per noi stessi.
Guardare indietro, ripensare al
nostro passato dopo anni, ci porta a scoprire emozioni, eventi, interpretazioni
che non volevamo (o non riusciamo) a vedere; gli psicologici userebbero il
termine dissociazione.
Non so cosa penserete voi di
questa lettura, non so se e come l’affronterete, ma auspico che vi mettiate in
gioco, che entraste nei panni dell’autrice (e di molte vite nel mondo) perché
questa storia di vita (che inizia anni e anni fa) non è differente oggi…
cambiano forse alcune comodità ma molte situazioni, molti rapporti, non sono
mutati e magari, dopo aver scoperto “L’abbaglio del tempo”, aumenterà la
consapevolezza che ogni vita è a sé stante, che ogni persona ha un suo vissuto
e dei dolori silenziati al mondo quindi si potrebbe auspicare che il rispetto
aumenti.
Un libro che mi ha davvero
rapita, sconvolta, ammaliata, segnata e soprattutto, arricchita.
Alla prossima recensione, la
vostra Ele
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