Lo strano caso del giallo "La tartaruga di giada"
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Lo strano caso del romanzo giallo “La tartaruga di giada”: quasi 900, ma non le dimostra
di Rossana Prest)
Mi trovo nuovamente a parlare di un libro del quale ho già parlato con una recensione fatta a modo mio.
Il libro è “La tartaruga di giada”, un thriller scritto da Aurelio Armio, patron di Swanbook.
Ciò che mi aveva incuriosito del libro, al di là dell’accattivante e inusuale trama, è stata la cornice geografica in cui l’autore ha collocato i vari momenti della vicenda.
Ora torno a parlare di questo libro perché “La tartaruga di giada” ha superato un traguardo importante: più di 800 copie vendute, molto prossimo alle 900.
A suo tempo l’autore mi aveva confidato che il libro non era nato con l’intento di essere pubblicato, ma è andato in stampa solo necessità oggettive, interne a Swanbook, necessità che hanno poi portato alla sua pubblicazione: “per fortuna è stato pubblicato:” mi permetto di dire.
Dopo mille insistenze sono riuscita a strappare una breve intervista all’autore, decisamente restio aa avere visibilità. Forse ho raggiunto lo scopo grazie soprattutto al fatto di essere figlia di uno dei più cari amici di mio padre: lui e Aurelio Armio sono amicissimi fin dai tempi della scuola, l’Istituto Tecnico per Geometri, parlo degli anni ‘70.
Ma torniamo alla nostra intervista.
Aurelio, questo libro ha
raggiunto un risultato nelle vendite che personalmente ritengo pregevole se ci riferiamo a romanzi che non
rientrano nel grande circuito della grande distribuzione libraria. A cosa si deve questo successo?
Hai assolutamente ragione, è un
risultato inatteso, direi incredibile, soprattutto perché “La tartaruga” non è
un giallo nato per essere pubblicato, è finito in stampa per altri motivi;
infatti, per il libro non è stata fatta la consueta promozione riservata a
tutti i libri editi da Swanbook.
Dare una spiegazione al successo del
libro è inspiegabile, anche se effettivamente il libro è piaciuto e il risultato
di vendita è davvero gratificante. Per conoscere il perché del successo della
tartaruga, più che al sottoscritto, dovremmo chiederlo a chi ha letto il libro
e suggerito ad altri di acquistarlo.
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Ma come è nato questo giallo?
Come è stato pensato e poi scritto?
In realtà la storia non è stata
assolutamente né pensata né studiata: è nata per caso dopo aver letto una notiziola
riportata su non so più quale giornale o testata online che citava un bizzarro
omicidio accaduto, mi pare, in Australia. Sul momento quell’articoletto mi aveva
divertito, un po’ cinicamente, ma poi si è trasformato nell’elemento scatenante
che mi ha portato alla stesura del racconto. Non c’è stato nessuno studio, solo l'idea della "prina scena" del giallo.
Subito dopo l'idea di collocarla in una suite dell’Hotel Monteconero, un hotel che adoro. Da lì in poi tutta la storia si è snocciolata con una facilità estrema nel giro di una
quindicina di giorni.
Ma perché proprio quell’hotel?
E poi perché tutti i fatti collocati in luoghi descritti molto minuziosamente?
Non sono uno scrittore, per cui avevo
bisogno di riferimenti precisi per non perdere il filo della narrazione, quindi ho pensato che fare riferimento a luoghi e ambienti che conoscevo mi
avrebbe aiutato moltissimo nel non andare in confusione mentre sviluppavo la
vicenda.
Ecco perché l’Hotel Monteconero, dove
ho soggiornato più volte in passato e poi il Conero che è uno dei luoghi della mia
vita, una zona a cui sono molto legato. E la stessa cosa vale per tutti gli
altri luoghi menzionati nel libro, come Pantelleria, l’Argentario e tutti gli
altri: località e location dove sono stato realmente.
Qualche tempo fa parlando
sempre del libro, mi dicesti che anche per i nomi dei protagonisti e le loro
rispettive personalità e caratteri ti sei ispirato a persone reali che hai
conosciuto, ricordo bene?
Ricordi benissimo. Anche in questo
caso vale la regola, se di regola possiamo parlare, che tutti i personaggi e
anche nomi e cognomi, ovviamente accuratamente mescolati fra loro,
corrispondono a persone conosciute, persone che ovviamente nelle loro vite reali e con
i loro nomi reali, fanno tutt’altro che i criminali o i tutori dell’ordine.
Nella vicenda ci sono
sicuramente due protagonisti principali e molti personaggi che comunque si
ripresentano sempre nei vari episodi, sono pochissimi quelli che appaiono
fugacemente, a parte le vittime ovviamente e la stragrande maggioranza sono
tutti personaggi femminili. Una scelta voluta?
Di voluto nella “tartaruga di giada”
non c’è quasi nulla. Per il fatto che moltissimi personaggi del libro siano donne, beh… torno a ripetermi parte di quello che ti ho detto prima: mi sono
ispirato a persone che ho realmente conosciuto, più o meno intensamente, nel
corso della mia vita… la conclusione quindi vien da sé…
Meglio non approfondire questo argomento… Passiamo oltre. Nel libro non si parla solo di crimini, ma si
toccano anche temi diversi, come l’amore e, se vogliamo anche la sessualità.
Perché questa fusione in apparenza contrastante? Un misto tra atrocità e normalità quasi.
Non ci trovo nulla di contrastante in
realtà. Viviamo in un mondo dove accade di tutto, anzi, i massmedia di sguazzano nei passare con nonchalance da feroci attrocità a pettegolezzi amorosi, trascurando spesso tematiche importanti per la gente comune che da tempo vive in difficoltà, ma questo non il luogo per polemizzarci su. Tornando alla tartatuga, come accade nella vita, anche i personaggi di un libro o di un film,
prima di essere malviventi o persone rette, sono persone che hanno sentimenti,
debolezze, stati d’animo; che vivono momenti di delusione amorosa piuttosto che
di gioia od entusiasmo o, perché no, anche desideri carnali e trasgressivi.
Quindi anche i miei protagonisti possono andare oltre i loro ruoli nella
vicenda, lasciando spazio all’amicizia, all’amore, alla convivialità.
Torniamo al racconto: quando ho
letto la prima volta "La tartaruga di giada" e sono arrivata al punto in cui sembra tutto finire, mi sono
ritrovata invece a tre quarti del libro e per arrivare alla fine, in pratica, ho
scoperto che c'era una specie di secondo finale oltre a quello che sembrava essere scontato. La cosa mi ha piacevolmente
stupito, anche questo un caso non voluto?
Forse no, forse in questo
caso no. Mi spiego: mi sono divertito talmente tanto a scrivere “La tartaruga
di giada” che, quando sono arrivato alla soluzione del caso ero quasi deluso
perché la storia era praticamente conclusa. Ma io avevo ancora voglia di continuare a
scrivere e poi, in fondo, mi ero anche affezionato alle mie protagoniste, era davvero entrato nella vicenda come se fossi uno dei personaggi del racconto. Quindi trovare il
modo di andare avanti è stato del tutto naturale. Pensa che se avessi mandato
in stampa il libro nella sua stesura naturale anziché le quasi 400 pagine
sarebbero state il doppio, ma ho dovuto necessariamente mettermi una mano sulla
coscienza e l’altra, quella più importante sul portafoglio. Stampe un libro di
400 è certamente un costo importante, il doppio improponibile
Bene, ringrazio Aurelio per questa simpatica chicchierata e dò appuntamenti ai miei lettori al mio prossimo articolo
Rossana Prest