Intervista a Sabrina Angiolilli - L'Astrolabio Online Magazine

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Intervista a Sabrina Angiolilli

Rubriche > Reset, a cura di Sabrina Angiolilli
08/05/2020

Oggi ad inaugurare la rubrica Reset intervistiamo Sabrina Angiolilli, creatrice di questo spazio, interior designer, travel designer, blogger co-creatrice di Light Tribe, amante della natura, degli animali, della musica, della danza, scrittrice e poetessa per passione.
Visto che in questo momento, il virtuale, è diventato parte integrante della nostra quotidianità, io vi dico che ho realizzato questa intervista, seduta in mezzo ad un prato, con i miei cani,  in una splendida giornata di sole.
Ciao Sabrina perchè hai deciso di concederci questa intervista?

Penso che siamo in un momento storico, dove il confronto, l’apertura, la voglia di farsi delle domande e mettere in discussione il certo, sia fondamentale. Dopo il Covid 19 niente sarà più come prima, ma questo non è necessariamente un male, dipende dalla voglia che abbiamo di affrontare le nostre paure e di entrare davvero in contatto con noi stessi e questo è possibile solo iniziando a farsi delle domande.



Quindi mi stai dicendo che ti metti spesso in discussione?

Direi che è fondamentale non prendersi troppo sul serio, ma soprattutto la cosa importante è farsi le domande giuste. La nostra mente è sempre pronta ad attivare sistemi di sabotaggio continuo, ad inquinare le risposte con le paure e i sensi di colpa, a non deludere l’altro, a recitare il giusto copione per quel ruolo, insomma sempre più proiettati ad un ascolto esterno piuttosto che interiore.
Mi spieghi meglio cosa sono le giuste domande?

Quattro anni fa il mio corpo ha cominciato a darmi segnali molto forti di disagio fisico, in realtà era già successo altre volte, ma ora mi stavo rendendo conto che il non ascoltarli, mi avrebbe portato verso qualcosa di irreparabile. Ed io che ho sempre considerato il mio corpo, un luogo sacro e i segnali che mi inviava, strumenti di conoscenza più profonda, ho iniziato a farmi le giuste domande. In realtà, per chi osservandomi, si fermava ad un’analisi superficiale, la mia vita era invidiabile: una casa in un posto meraviglioso, un marito amorevole, due splendidi cani, viaggi, una persona piena di vita, di energia, di passioni e allora … allora Sabrina perchè  quel malessere? La risposta è solo una, non mi facevo le giuste domande, quelle che molto spesso non hanno delle risposte immediate, ma che ti obbligano a fermarti, ad andare in profondità, molto in profondità. Quelle domande  che sembrano non avere senso, rispetto alla realtà che stai vivendo, quelle che ti chiedono di andare oltre: oltre il velo della paura, oltre la superficialità, oltre i sensi di colpa che quasi sempre non ci riguardano, oltre il giudizio degli altri, incuranti di condizionamenti esterni, soprattutto da parte delle persone che ci sono vicine e che non possono comprendere il nostro disagio, oltre la paura di amare anche le nostre parti buie, insomma quelle che permettono di ascoltare e valorizzazione il proprio IO.
Quindi mi sta dicendo che la profonda conoscenza di se stessi, passa attraverso il riconoscimento del proprio Ego?

Purtroppo la parola Ego viene usata spesso con un accezione molto negativa. L’ego cioè il senso di sé individualizzato, la mente cosciente è importante per riconoscere il proprio valore e di conseguenza la interconnessione di cui facciamo parte.
Il nostro cervello è un capolavoro evolutivo, il nostro subconscio è una biblioteca che contiene tutte le informazioni nell’universo, soprattutto quelle che ci riguardano, se lo nutriamo con amore e consapevolezza il nostro Ego inizierà a guarire.
L’uso malato che ne facciamo, quasi sempre nasce dal tentativo di nascondere le nostre ferite, e per far questo la mente usa il controllo, si nutre del passato e si proietta nel futur evitando accuratamente il presente: ciò implicherebbe un entire diretto, reale, di cuore, usando il corpo, un sentire molto più istintivo, profondo e quindi più in linea con quello che siamo.
Ricordo che durante un safari notturno in Sudafrica, ad un certo punto nel rumore assordante di quel silenzio, in mezzo a quelle praterie immense, con un cielo avvolgente, ho provato una sensazione non definibile, da una parte un grande smarrimento, quello che il mio corpo vedeva, era immenso, rispetto al mio minuscolo essere terreno, ma nello stesso tempo, ero felice nel pensare che io facevo parte di quel sistema, ero un meccanismo di quell’ingranaggio, che senza la mia presenza fisica e energetica non avrebbe avuto la stessa armonia e bellezza.
Ecco cosa e per me un sano Ego, è una mente, che si allinea con il cuore e che prende coscienza della sua unicità e di quando può donare nel riconoscersi come tale, è un IO libero da qualsiasi condizionamento sempre in evoluzione e in cambiamento.
Ma dove troviamo gli strumenti per lavorare e costruire un Ego sano?

In realtà noi abbiamo già tutto in dotazione, dobbiamo solo riportarli alla luce e questo è possibile attraverso la conoscenza e l’ascolto di noi stessi. Da questa convinzione, ma soprattutto dalla nostra esperienza di crescita personale, io e Emilia abbiamo deciso di creare un blog che si chiama Light Tribe, che vuole essere proprio un luogo non luogo di scambio di informazioni, una tribù, appunto, dove tutti sono uguali, ma dove ognuno porta il proprio sostegno e la propria esperienza. La ricchezza in questo mondo è data dalle varietà di persone, dalla loro esperienze e dai tempi di crescita, che sono diversi per ognuno, se mettiamo insieme tutto questo, otteniamo uno scenario molto vario, dove ognuno può diventare per l’altro una guida, affiancarlo per un pezzo del proprio percorso, offrire delle conoscenze, che possono o essere subito metabolizzate e innescare dei cambiamenti, oppure essere semi che con il giusto nutrimento diventeranno alberi rigogliosi. Questo non da più un valore totalizzante alla figura del Guru, del Maestro, come detentore di verità assolute, che molto spesso, finiscono solo per innescare in noi un senso di inadeguatezza e di dipendenza, ma permettono a tutti i nostri compagni di viaggio di diventare co- creatori del meraviglioso progetto che si chiama vita.
E l’idea di Reset come si inserisce in questo cammino?

 
Io sono entrata nel lockdown come molte persone, con tanti progetti che si stavano realizzando, con un cambio di vita profondo, ma anche con alle spalle, un lavoro su me stessa, un lungo percorso conoscitivo e di ascolto, insomma con alcuni strumenti  molto utili in un periodo di immobilità forzata. Ma quello che ho notato, ascoltando le richieste che venivano fatte alle persone, a cui era stata forzatamente tolta la libertà, era quello di approfittare di questo periodo per guardarsi dentro, farsi domande, nutrire lo spirito. Tutto molto sensato, molto giusto, ma io avevo scelto liberamente, in consapevolezza di iniziare questo lavoro, soprattutto l’avevo sperimentato sulla mia pelle, attraverso incontri con persone, meditazioni, bagni di gong, seminari, mossa dalla curiosità, dal bisogno, dalla voglia di ricominciare ad amarmi e non dalla paura e dalla costrizione. Però una cosa mi sembrava preziosa e probabilmente mai più replicabile, questa assenza temporale, questo azzeramento di ogni abitudine della vita quotidiana, appunto questo Reset.
 
L’essere costretti a stare chiusi in casa, nel nostro rifugio abituale, avendo una percezione filtrata di ciò che fuori nel mondo-natura stava accadendo, ci ha riportato come nel grembo materno, nel nostro spazio sacro intimo, dove nutrirci di emozioni e cibo preparandoci a una rinascita. Una gestazione nella tempistica meno umana, ma molto più vicina  a quella del mondo animale, perché forse in questo momento storico, quello che dobbiamo ritrovare è un linguaggio istintivo, più che razionale.Quindi questo spazio vuole incontrare quei viaggiatori che hanno qualcosa da offrirci, degli strumenti  per riattivare un dialogo con il nostro mondo esteriore che possa essere un albero, un’animale, del cibo, un brano musicale, il concetto non cambia, quello che ora ci serve è ricominciare a conoscere empiricamente  il mondo, con un approccio diverso, ritornando ad essere quella parte di un ingranaggio più grande, con la consapevolezza della nostra  azione- creazione-nutrimento.Tutto questo lo realizzeremo attraverso interviste e video, attraverso uno scambio produttivo, cercando di offrire il maggior numero possibile di punti di vista, offrendo diversi pezzi di un puzzle che ognuno di noi potrà completare liberamente.



Di solito noi chiudiamo l’intervista con una sola parola, qual’è la tua?  

Viaggio. Auguro a tutti di dedicarsi il giusto tempo e di godere del viaggio più che della meta.
"Cosa altro è viaggiare, se non il cuore aprire, la mente liberare e il corpo infine nutrire”

L'Astrolabio di Swanbook
Redazione: Desenzano del Garda
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