L'anno che verrà
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L’anno scolastico 2019/2020, almeno quello vissuto a
distanza, se ne è andato in archivio una ventina di giorni fa con i saluti
finali, rigorosamente a distanza anche quelli, tra docenti e alunni.
Alcuni si
son dati appuntamento a settembre in presenza, altri, docenti con incarico
annuale, hanno augurato uno speranzoso arrivederci.
Ben lontani, dunque, i
tempi dei saggi o delle feste di fine anno, con la presenza a volte dei
genitori, che hanno sempre contraddistinto l’ultimo giorno di scuola nei vari gradi
d’istruzione.
Gli alunni delle classi quinte della scuola primaria non
hanno avuto modo di salutare di persona le maestre che li hanno seguiti per
cinque anni, così come gli alunni delle classi terze della scuola secondaria di
primo grado che hanno visto i docenti per l’ultima volta online, giusto per
discutere un elaborato conclusivo, lontano parente dell’esame di stato
conclusivo del primo ciclo, primo vero esame che gli studenti italiani affrontano
dopo otto anni di scuola. Unica eccezione è stata concessa ai maturandi che
hanno salutato i propri docenti attraverso uno scambio di sguardi, vista la
presenza tassativa della mascherina. Mentre scrivo queste righe continuano a
rimbalzarmi nella mente le parole della canzone di Lucio Dalla “L’anno che
verrà”. Certo, la tematica della canzone non ha nulla a che fare con il mondo
della scuola, però, a soli due mesi di distanza dal primo settembre, è lecito porsi
delle domande partendo proprio dal titolo della canzone di Dalla: come sarà
l’anno scolastico che verrà? Allo stato attuale regna ancora l’incertezza.
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Le linee guida, varate sino ad ora dal ministro
dell’istruzione Lucia Azzolina, sembrerebbero prendere la strada di una
integrazione tra didattica in presenza e a distanza con una estensione del
tempo scuola al sabato, dichiarando, dunque, addio alla settimana corta.
Ingressi scaglionati, turni, divisione delle classi dovrebbero agevolare il
mantenimento delle distanze a scuola evitando troppi assembramenti. E’ chiaro
che alla base di una ripresa della scuola a settembre ci debbano essere, oltre
a queste linee generali, alcune condizioni fondamentali tra cui l’organico a
pieno regime. In questi giorni moltissimi sono i docenti precari che stanno
compilando la domanda di partecipazione al concorso ordinario e straordinario
le cui prove dovrebbero svolgersi a settembre. Nel frattempo verranno
aggiornate nei mesi estivi le graduatorie del personale docente di seconda e
terza fascia a cui attingere sin da subito. Alla base di queste indicazioni
generiche vi è, anche, l’organizzazione di ogni istituto in base all’autonomia
scolastica, ovvero ogni dirigente avrà ampia autonomia proprio sugli orari
delle lezioni e sui luoghi più adatti per ospitarle. Si potranno, quindi,
riconfigurare le classi, accordarsi anche con gli enti locali per trovare nuovi
spazi. Di fronte a tutte queste ipotesi, che verranno vagliate nel periodo
estivo, una certezza, comunque, c’è. La prima campanella dell’anno scolastico
2020/2021 suonerà il 14 settembre, più di sei mesi dopo il 22 febbraio, giorno
in cui suonò, per l’ultima volta, in presenza.