Gli oli DOP di Sicilia
Rubriche > Sicilia a cura di Giuseppe Macauda
GLI “OLI DOP” SICILIANI
L’olivo, con molta probabilità, è
stato introdotto in Sicilia dai Fenici, tra il IV e l’VIII sec. a.C. La
tradizione vuole che l’ateniese Aristeo, insegnò agli antichi siciliani come
estrarre l’olio, inventando “u trappitu” (tradizionale oleificio a
pressione).
In Sicilia, la coltivazione
dell’olivo si estende per quasi tutta l’isola, ma solo alcune aree si
distinguono per la rilevanza della coltura e per le peculiari caratteristiche
dell’olio, spesso tutelato e valorizzato da una Denominazione d’Origine
Protette. L’olio extravergine d’oliva è uno dei componenti essenziali della
dieta mediterranea grazie al fatto che esso si ricava dal frutto e non dal
seme, particolarità che gli consente di racchiudere importanti qualità
organolettiche e nutrizionali.
Il cosiddetto oro verde è composto per la
maggior parte da lipidi, ricchi di acidi grassi, in particolare di acido oleico
monoinsaturo che rende l’olio adatto per la frittura e per la conservazione di
prodotti sott’olio, oltre che essere un vero e proprio toccasana per la salute
del sistema cardiovascolare.
L’olio extravergine contiene vitamine
e beta-carotene che hanno funzioni antiossidanti per tutto l’organismo a
vantaggio di tessuti e cellule, rallentando il loro invecchiamento.
Per essere considerato di buona qualità, l’olio deve
lasciare in bocca una nota amara, quasi piccante.
Sostieni L'Astrolabio
Dona con PayPal
un piccolo contributo
per noi è un grande tesoro
ci aiuterai a fare informazione
un piccolo contributo
per noi è un grande tesoro
ci aiuterai a fare informazione
Come per tutte le produzioni agricole che devono essere tutelate, anche per l'Olio Extravergine d'Oliva il marchio DOP si assegna a produzioni dove
l’intero ciclo produttivo, dalla materia prima al prodotto finito, ovvero dalla pianta al frantoio, viene svolto
all'interno di un'area geografica ben delimitata, dove deve essere verificata la tracciabilità di ogni momento della produzione. E' quindi di assoluta importanza l'area geografica di produzione, dove sono paritetamente importanti sia il contesto naturale che il fattore umano, elementi che comprendono metodi e tecniche di produzione e di trasformazione; elementi imprenscindibili per ottenere un prodotto unico e inimitabile.
Per poter ricevere un il marchio DOP, un determinato olio di
oliva deve essere prodotto da olive coltivate, raccolte e trasformate nella zona
riconosciutadalla DOP.
L'olivicoltore la cui azienda si
trova in un territorio che ha ottenuto il riconoscimento DOP e che
intende commercializzare la produzione del suo olio con tale marchio, deve
attenersi al disciplinare di riferimento per la produzione degli oli DOP. Deve inoltre sottoporre ai controlli di qualità e sulla produzione di un Ente di Certificazione indipendente e riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
Il disciplinare di produzione stabilisce le norme di coltivazione dell’oliveto, dalla raccolta al
confezionamento dell’olio, che devono essere rigorosamente rispettate
per ottenere il marchio olio DOP.
Una volta ottenuta la DOP, l'olivicultore sarà periodicamente soggetta a diversi controlli di conformità al disciplinare di
produzione da parte degli enti preposti.
Il Consorzio di
tutela vigila costantemente sulla commercializzazione dei prodotti tutelati dalla
denominazione di origine protetta.
L’Indicazione Geografica Protetta, meglio conosciuta come IGP, è il marchio di
qualità che viene assegnato ai prodotti agricoli o alimentari dove una sola
fase del processo produttivo ha un legame con la zona geografica di
riferimento.
La sostanziale differenza tra le due denominazioni è che, mentre per l'Igp é sufficiente che solo una fase della filiera produttiva abbia un collegamento con il territorio, per la DOP tutto il processo produttivo, dalla campagna fino al confezionamento finale del prodotto avvenga sul territorio.
Come per il marchio DOP, anche i produttori IGP devono attenersi alle rigide regole sancite dai disciplinari di riferimento, il cui rispetto è garantito da un organismo indipendente di controllo.
Come per il marchio DOP, anche i produttori IGP devono attenersi alle rigide regole sancite dai disciplinari di riferimento, il cui rispetto è garantito da un organismo indipendente di controllo.
Le Denominazioni d’origine riconosciute all’olio extra
vergine d’oliva siciliano sono: la DOP “Monti Iblei”, la DOP
“Valli Trapanesi”, la DOP “Val di Mazara, la DOP “Monte Etna”, la DOP “Valle del Belice” e la DOP
“Valdemone”.
La DOP “Monti Iblei”
La
coltivazione dell’olivo in questa zona è antichissima. La zona di produzione si
estende sui Monti Iblei, in massima parte sugli altipiani compresi tra le
province di Siracusa, Ragusa e Catania.
Il
disciplinare di produzione distingue otto menzioni geografiche aggiuntive:
“Monte Lauro”, “Val d’Anapo”, “Val Tellaro”, “Frigintini”, “Gulfi”, “Valle
dell’Irminio”, “Calatino”, “Trigona-Pancali”.
Il
disciplinare, specifico per ogni menzione geografica aggiuntiva, prevede
prioritariamente le cultivar Tonda iblea, la Moresca e la Nocellara etnea e, in
misura minore, altre cultivar o genotipi locali. La Moresca dà oli dal fruttato leggero, anche se da
frutti poco invaiati, si possono ottenere oli di maggiore intensità olfattiva.
Di norma dà oli dolci, con bassa intensità di amaro e piccante.
La
DOP “Val di Mazara”
La
denominazione di questa DOP fa riferimento ai giustizieriati di epoca Normanna che dividevano la Sicilia in cosiddette Valli: Val di Mazara, Val di Noto e Valdemone.
Le
aziende olivicole sono circa 30.000 distribuite nella provincia di Palermo e
nell’Agrigentino nei comuni di: Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Menfi,
Montevago, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice, Ribera, Sciacca.
Le varietà
ammesse dal disciplinare di produzione sono: Biancolilla, Cerasuola, Nocellara
del Belice, che possono concorrere da sole o congiuntamente per almeno il 90%,
l’ulteriore 10% può provenire da altre cultivar autoctone.
La
Biancolilla produce oli con fruttato d’oliva d’intensità leggera o media.
All’olfatto dà sensazioni di mandorla verde, meno di frequente di carciofo o
pomodoro. Al gusto l’intensità di amaro e piccante è di norma leggera.
varietà Nocellara del Belice
La
DOP “Valli Trapanesi”
L’olio extra vergine di oliva DOP “Valli
Trapanesi” è prodotto dalle olive delle cultivar: Cerasuola e Nocellara del
Belice, da sole o congiuntamente, e in ogni caso in misura non inferiore al
80%.
Quest’ultima dà oli di elevata intensità olfattivo-gustativa
con note di cardo o carciofo gradevoli, di rado pomodoro verde, accompagnate da
amaro e piccante d’intensità medio-alta.
La
DOP “Monte Etna”
Le caratteristiche
orografiche e la natura dei suoli dell’area di produzione sono fortemente
caratterizzate da ciò che resta dall’attività vulcanica. Nel Catanese comprende
i comuni di: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Paternò, Ragalna, Randazzo,
S. Maria di Licodia.
Nel Messinese i comuni di Malvagia, Mojo Alcantara e S.
Domenica Vittoria.
L’olio
DOP Monte Etna è ottenuto dalla Nocellara etnea (per almeno il 65%) e dalle
varietà: Moresca, Tonda iblea, Ogliarola messinese.
La nocellara, nelle prime
fasi di maturazione produce oli vivaci con sensazioni di cardo o carciofo e,
talvolta, di pomodoro verde, mandorla verde e foglia.
La
DOP “Valle del Belice”
L’area
di produzione è quella della Valle del Belice e più segnatamente comprende i
territori di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna, Salaparuta, Santa
Ninfa.
Estesa circa 12.000 ettari, rappresenta uno
dei pochi esempi di omogeneità pedo-climatica e colturale dell’Isola, dove si è
diffusa principalmente la cultivar autoctona Nocellara del Belice. L’olio DOP Valle del Belice presenta: colore
verde intenso, profumo di fruttato d'oliva appena raccolta, tono erbaceo,
sentori di pomodoro e carciofo, retrogusto di mandorla con sensazioni di
piccante.
La DOP “Valdemone”
Anche
questa DOP prende il nome di uno dei tre giustieriati in cui fu
divisa la Sicilia d’epoca Normanna. L’olivicoltura si diffuse nel Valdemone già
alla fine del ’400.
Il
paesaggio agrario dell’area è molto caratteristico, si contraddistingue per le
asperità della sua orografia, in cui s’identifica nettamente una fascia
costiera e una collinare.
L’area
di produzione estesa 35.000 ettari circa, comprende tutto il Messinese, con
esclusione dei rilievi montuosi dei Peloritani e dei Nebrodi.
Le
cultivar ammesse dal disciplinare sono la Santagatese e l’Ogliarola messinese.
La
seconda dà oli con sensazioni di carciofo, pomodoro o erba leggere. Il
fruttato d’oliva di norma e di leggero-media intensità. Leggera l’intensità di
amaro e piccante.