Incontro con Virginia Murru
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Non è raro incontrare degli
scrittori in procinto di pubblicare un nuovo libro.
L’intervista che segue si
differenzia un po’ dallo standard: la scrittrice che incontriamo sta per
pubblicare due diverse raccolte di poesie, la prima intitolata “Sentieri” e la
seconda “Canti per un’innocenza”.
Si tratta di due percorsi
poetici diversi, ma con linee di convergenza comune.
L’autrice che risponde alle
nostre domande è Virginia Murru, poetessa che ha ottenuto numerosi e importanti
riconoscimenti in prestigiosi Premi letterari, nazionali e internazionali.
Parlare di
Virginia Murru è un po’ come entrare nella storia dell’Associazione CircumnavigArte
e quindi anche di Swanbook, la casa editrice da cui è nato L’Astrolabio Online.
Infatti
Virginia Murru è stata vincitrice assoluta del Premio “Il Sirmionelugana”
edizione del 2012, l’anno successivo ha fatto parte della giuria dello stesso
concorso ed è stata determinante protagonista per la realizzazioni di due serate
straordinaria che si sono tenute sul lago di Garda che hanno avuto come ospite
Giovanna Mulas.
Ecco il perché
Virginia Murru è molto più che una semplice autrice che pubblicherà con
Swanbook.
Ma
torniamo alla vera natura di questo articolo e parliamo di Virginia come poetessa
e scrittrice.
Chi si avvicina alla poesia
della Murru noterà nel susseguirsi dei versi, la sua consapevole visione della
vita.
E’ un’acuta e arguta
osservatrice dell’animo umano, delle sue debolezze e contraddizioni, dei
contrasti tra la vita quotidiana e l’io non di rado contorto degli esseri
umani.
La Sardegna è un tema
ricorrente nello scenario di questo narrare in versi, è la terra di origine
della poetessa, e leggendo con attenzione quasi si ha percezione dei profumi e delle
essenze dell’isola, in una sequenza d’immagini che esprimono le caratteristiche
di rara bellezza, e si fissano poi nella mente del lettore.
Cercheremo di conoscere
Virginia Murru attraverso le nostre domande.
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Lei è nata in un piccolo borgo montano, ma a 5 km dal mare – a Baunei - lungo la linea di costa nel versante sud del Golfo di Orosei, in Ogliastra. Attualmente vive in un villaggio sul mare, a Girasole, sempre nel nord Ogliastra. Ha sempre vissuto in questa zona della costa orientale della Sardegna?
Non sempre. Sono nata in questo splendido borgo, a quasi 500 metri di altitudine, quando ero piccola nevicava anche per un mese. Della sua giurisdizione fa parte un territorio meraviglioso sul piano naturalistico e paesaggistico, e comprende tutta la parte sud del Golfo di Orosei. La costa presenta piccole spiagge, cale e insenature che sono autentiche perle incastonate in questo paradiso, basterebbe citare Cala Goloritzé, monumento naturale protetto dall’Unesco, la cui immagine è stata peraltro scelta per la copertina della mia seconda pubblicazione in versi, ‘Blu oltremare’.
Aggiungo solo che sono molto fiera delle mie origini, ritengo anzi un privilegio essere nata davanti a tanta bellezza, giunta fino a noi incontaminata.
Mi piace sottolineare che la giurisdizione del piccolo borgo in cui sono nata, comprende 40 km di costa, assolutamente immuni dal cemento, per scelta delle amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo.
Ho vissuto in questi luoghi bellissimi della Sardegna fino ai 15 anni, poi mi sono trasferita a Cagliari, in una bella Casa di studio, inaugurata proprio da adolescenti come me, con diversi indirizzi di studio La Casa era bellissima, circondata da un grande giardino, impianti sportivi.
A Cagliari ho frequentato scuole superiori e Università, ho seguito studi di tipo economico, ma senza convinzione, visto che durante le lezioni universitarie scrivevo versi nella mia agenda.
Cala Goloritzè
Nella sua vita la poesia e la
narrativa sono state da sempre protagoniste? La “bimba” Virginia, ai tempi in
cui giocava con le bambole o con le amiche, cosa sognava di fare da grande?
Quando ero bambina vivevo in
un mondo fantastico, avevo (e ho) un temperamento positivo, che si entusiasma
davanti agli spettacoli della natura. Sorridevo
sempre. Ero anche molto curiosa verso i
fenomeni naturali e ossessionavo gli adulti con domande continue. Frequentavo
assiduamente la biblioteca del mio borgo, leggevo libri di narrativa per
ragazzi, in pochi giorni, e poi salivo le scalette della modesta biblioteca
trafelata, chiedendone un altro da portare a casa.
Scoprii anche la biblioteca
della scuola, abbastanza fornita, e continuai questa congerie di letture per
ragazzi, quelle storie avevano il potere di scaraventarmi in un altro mondo,
alimentavano la mia immaginazione. Soprattutto nelle sere autunnali e
invernali, quando era troppo freddo per giocare all’aperto con le mie coetanee.
Da bambina sognavo di diventare medico, sogno mancato.
Penso che la scintilla della
passione per la scrittura venga dalla mia infanzia, ricordo che quando
frequentavo la scuola media, il professore di lettere leggeva i miei temi in
classe, a me sembrava strano, ma ne ero comunque orgogliosa. Ho cominciato a
scrivere con un certo impegno dopo i 25 anni, i numeri, nonostante gli anni
trascorsi all’Università, e una laurea giunta fino alla tesi, non mi
interessavano, erano stati del resto solo un mezzo incubo. Avevo frequentato
per inerzia il mio corso di studi, ma non l’ho mai amato. Un errore che mi è
costato.
Nella sua poesia la vita è la
protagonista che sembra prendere il sopravvento su ogni cosa, vi appare nelle
sue molteplici manifestazioni, e in tutte le sfaccettature. Nelle sue liriche c’è
un posto privilegiato per i quattro elementi della vita: terra, aria, acqua e
fuoco, ma si percepisce la presenza di qualcosa di divino che sovrasta, e sta
al di sopra di tutto. Quanto è importante la Natura e il Creato per lei?
La vita monopolizza il mio
pensiero, forse perché finora è stata simile ad un’ombra che mi cammina al
fianco, e non ne conosco il volto. Ma proprio per questo suo essere un miraggio
mi affascina ancora di più. Mi lascio travolgere da tutto ciò che rappresenta
vita in movimento, come il volo di un falco, e non solo, mi attrae anche una
rupe, una montagna, che può apparire inerte, e invece per me ha un’anima,
perché è parte del tutto che ci governa.
Io sono credente, e la mia
non è una fede d’istinto, ma di ragione, Per me l’Universo pulsa all’unisono
con la vita sulla Terra e i suoi 4 elementi. Non ho mai immaginato Dio in
sembianze di materia, perché lo sento come un grande Spirito intelligibile, che
tutto attrae a sé, perché è un’unica sola Energia.
La natura è un perenne
spettacolo, con un’intelligenza autonoma, rispetta i suoi cicli ed è perfetta
poiché provvede ad ogni sua creatura. Ma noi siamo talmente distratti e
arroganti che non riflettiamo ai suoi fenomeni, alla disarmante bellezza
dell’ambiente che ci circonda, diamo tutto per scontato.
Ma “la vita non è uno scherzo”
– ha scritto il poeta turco Nazim Hikmet.
Un capitolo a parte vorrei
riservarlo alla violenza sui più deboli, sulle donne e sui bambini. In diverse
liriche tocca questi temi, che sono una piaga sociale a tutti gli effetti. Possiamo
affermare che i suoi versi non sono fini a se stessi, ma vogliono essere un
sasso scagliato per infrangere i vetri del silenzio, oppure un urlo molto forte
per raggiungere chi finge d’essere sordo?
Per dirla con un luogo comune ... è una domanda da un
miliardo di dollari. A volte la violenza è la triste colonna sonora nel vissuto
di certe donne. La violenza è stato il pane nero della mia esistenza, e non
voglio andare oltre.
Certamente la Poesia è un veicolo
ed un mezzo conscio e inconscio, che permette di portare in superficie traumi
appena sopiti, esperienze che sono state stipate nei ripostigli compiacenti
della mente, complice un destino la cui parola d’ordine è tacere, silenzio. I
miei componimenti in versi, mio malgrado, scaraventano fuori dal mio intimo
stralci di vissuto, un magma a volte incandescente che finge di dormire sotto
la cenere.
Nella mia poesia c’è tanta
autobiografia, ma preciso che non tutto quello che ho scritto mi appartiene come
esperienza personale.
Nelle prossime settimane
saranno pubblicati, quasi in contemporanea, due raccolte di poesie, due
percorsi diversi, tuttavia si percepisce qualcosa che li unisce. Come mai la
scelta di due opere in contemporanea?
Un caso. Mi sono stati
attribuiti due premi nell’ultima edizione del Concorso Letterario “Il Sirmionelugana 2019”, dei quali uno prevede la
pubblicazione di una silloge da parte della Casa Editrice Swanbook. ‘Sentieri’
è il titolo di questa raccolta.
Avevo tanti altri testi
disponibili, e ho così deciso di pubblicare un’altra silloge, che ho intitolato
‘Canti per un’innocenza’.
Ci parli di “Sentieri”, come
è nato?
Sentieri potrei definirlo
come la ‘saga’ della Vita, questa bellezza inafferrabile che non di rado ci
sfugge di mano. Ne esalto appunto le attrattive, ma anche gli angoli in ombra,
le sfide, l’inesorabile corsa verso il suo equilibrio, le deviazioni. Ci sono
io dentro, ma anche esperienze al di là di me, c’è la Natura con la sua
esuberanza, la mia amata isola, la mia Sardegna.
E “Canti per un’innocenza”?
Nella seconda raccolta,
‘Canti per un’innocenza’, vado un po’ più in profondità, lo scandaglio diventa
su certi aspetti del vissuto sopraffino, nel senso che talvolta è necessario
tuffarsi fin nei fondali per riemergere con l’essenza del proprio sentire.
E’ uno stile libero da schemi o
tendenze, penso di avere maturato negli anni un modo d’essere in poesia
personale, una mia personalità poetica, nel bene o nel male, non sta a me
dirlo. Tuttavia non amo gli eccessi, mi piace il senso della misura, non i
sensazionalismi, ma neppure i voli pindarici, insomma prediligo il verso acuto,
efficace sul piano espressivo, non ridondante.
La sua poesia non tratta solo
dell’animo umano, le sue debolezze e i lati oscuri, ma c’è anche tanta
Sardegna, la sua terra, la sua isola, e c’è anche la gente della Sardegna.
Quanto è importante per lei la Sardegna, terra che può essere tutto e il suo
contrario: dall’essere ritenuta da molti la mitica Atlantide (anche con qualche
prova fondata se vogliamo), e poi Ichnusa e la patria dei guerrieri Shardana,
che pare furono le guardie scelte di alcuni faraoni egizi. Che cos’è la
Sardegna per lei?
La Sardegna per me è Terra Madre. Penso che
l’insularità favorisca un maggiore attaccamento alle proprie radici, ebbene io
affermo d’essere nata qui con orgoglio, fierezza. La Sardegna, com’è noto, è
terra antichissima, di Cultura millenaria. Di recente è stata proposta la
candidatura dell’isola come Patrimonio dell’Umanità, all’Unesco.
La Sardegna, sul piano archeologico, storico e
culturale, è un museo a cielo aperto, basterebbe pensare che circa un quinto del patrimonio archeologico della Nazione si
trova proprio in Sardegna, con i suoi 7.000 nuraghi, 3.500 ‘Domus de Janas’,
Menhir e siti di necropoli, 10.000 torri, Pozzi sacri legati al Culto delle
acque, Tombe dei Giganti e tanto altro ancora, per non parlare dei Giganti di
Monti Prama, sensazionale scoperta i cui scavi, ancora oggi, a distanza di 30
anni, portano alla luce nuovi reperti di circa due millenni fa. In definitiva
pochi Paesi al mondo, con il loro patrimonio Culturale millenario, possono
competere con questi numeri. Lo affermano archeologi ed esperti.
Quanto ad Atlantide, io affermo che
i riscontri degli studiosi, le loro ipotesi e teorie, sono piuttosto deboli,
quando non inconsistenti. Ma i sardi non ci tengono mica tanto, sono fieri dei
Shardana, guerrieri fortissimi e imbattibili, la cui presenza, con solidi
richiami storici, si trova anche in Egitto, come protettori dei Faraoni. Erano
tuttavia dei guerrieri mercenari.
Il suo percorso artistico non
è circoscritto alla sola poesia, ha pubblicato anche romanzi e anche il
giornalismo, come se il suo animo, dal profondo, volesse raccontare qualcosa,
volesse invitare a riflettere sulla vita e sull’universo. Come riesce a navigare
in questo mare?
Beh, è un mare pieno
d’insidie ... e non so se i miei remi
sono adeguati ai suoi flutti, lo affermo consapevole che oggi l’informazione è
una giungla in cui è facile smarrirsi, e smarrire la propria identità. Io sono
giornalista pubblicista iscritta all’Albo,
La società odierna è come
un’erma bifronte, non sai qual è il volto esatto al quale fare riferimento,
perché c’è troppa tendenza al caos, all’insulto della verità e di chi se ne fa
artefice. Io ho scritto fino a giugno in un giornale diretto da un giornalista
Rai, Alganews, che aveva il vizio di esprimersi con obiettività e senza timore
riverenziale, insomma era irriverente quando occorreva, c’erano le migliori
firme italiane, io ero piccolissima davanti a tanti maestri, ma ero stimata
molto e per tre anni è stata una buona palestra di giornalismo. Alganews è
stata costretta a chiudere perché troppo bersagliata di querele, il direttore
non ne poteva più di ricorrere ai legali, e mai si è trattato di responsabilità
a carico del giornalista preso di mira.
Comunque, il quotidiano online ha
dovuto chiudere i battenti, con la speranza che tra qualche mese possa
riaprire, ci stavo molto bene, e mi dispiacerebbe se venisse inghiottito dalla
perfidia altrui. Scrivo in un altro giornale online, diretto sempre da un
giornalista Rai, ci sono anche qui tante ottime firme, e poiché non si finisce
mai d’imparare, io sono sempre disponibile.
Ho pubblicato un romanzo, “La
notte dell’Orsa Maggiore”, che tratta del problema dei sequestri di persona, è
la storia di una giovane donna rapita dall’Anonima.
Come immagina il futuro di
Virginia Murru, e il suo mondo nel futuro?
Buio pesto. Nonostante
l’ottimismo, che è sempre stato al timone della mia esistenza, non è facile
almanaccare, non per chi ha una vita sconquassata come la mia. Non ho le chiavi
del mio futuro, non ho nemmeno quelle di casa mia,
Ed infine, tre aggettivi per
descriversi:
Ostinata, perseverante,
obiettiva.