Giuseppe "Beppe Macauda" e i suoi "Anni diversi"
Rubriche > Interviste e inchieste
						La prolificità artistica e la continua
						e crescente creatività di uno dei più prestigiosi poeti, anzi meglio dire
						scrittori e cultori del suo territorio di origine, ci ‘costringe’ ad
						incontrarlo per una nuova intervista.
						
						Stiamo parlando ovviamente del Prof.
						Giuseppe Macauda, che rappresenta il prototipo dell’uomo mai fermo e mai domo:
						docente scolastico, studioso delle tradizioni e della natura iblea, poeta,
						scrittore, aggiungiamo anche agricoltore perché produce un suo olio, un olio
						che ha dentro di sé i sapori della terra da cui nasce.
						
						I suoi studenti lo stimano, lo
						apprezzano, penso che per loro sia quasi un parente, magari uno zio acquisito.
						
						Nella sua Modica e nel territorio dei
						Monti Iblei è un’istituzione, potrei definirlo come un robustissimo carrubo,
						uno dei simboli del ragusano: albero robusto e rustico, ma che dona frutti
						dolcissimi.
						
						Lo scorso anno, proprio più o meno di
						questi tempi, ci siamo incontrati per parlare di “Cromie”, un’armoniosa
						raccolta di poesie che ha ottenuto un importante successo di critica e di
						pubblico.
						
						Verso fine anno 2020 è arrivato nelle
						librerie “Anni diversi”, una raccolta di racconti molto intima e personale.
						
						Un viaggio dentro e fuori l’artista
						che inizia dai tempi in cui ragazzino e con i calzoncini corti scorrazzava per
						le sue campagne, per arrivare all’età della maturità passando prima dai tempi
						degli ardori giovanili e della vita da studente universitario.
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Prof. Macauda, potrei definirla
						un camaleonte che cambia pelle e colore passando dalla poesia ai racconti con
						estreme facilità. Sintomo inequivocabile di semplicità e genuinità. Lei come si
						vede in questo suo altalenarsi tra due generi letterari apparentemente lontani?
						
						Poesia e narrativa non si escludono a
						vicenda, anzi sono, secondo me, vene diverse che originano dallo stesso cuore,
						anche se seguono regole formali diverse. Poesia e narrativa possono occupare
						uguale spazio nella produzione di un artista: la prima consente immediati
						sfoghi emotivi, la seconda permette riflessioni più logiche e ponderate.  La poesia resta una parte importante della
						mia produzione, perché come hanno detto alcuni critici generosi: “per i versi
						sono istintivamente portato”.
								Come è nata la raccolta di
						racconti “Anni diversi”?
						
						Ho scritto questi racconti per fissare
						i momenti belli di un passato vissuto con gioia e semplicità. 
						
						Doveva essere un omaggio alle persone
						che mi hanno voluto bene e con le quali ho vissuto esperienze di sincera
						condivisione e di felicità autentica. Poi diversi amici e scrittori mi hanno
						invitato a pensare alla pubblicazione, per “far diventare la singolarità di
						un’esistenza un patrimonio condiviso in cui i lettori possono riconoscersi.”
						
						Sfogliando il libro scopriamo
						che più che “Anni diversi” può essere paragonato ad un diario di vita, vita
						vissuta. E forse il titolo è esattamente la rappresentazione migliore dei suoi
						contenuti. Perché scrivere un libro così?
						
						Ho meditato molto sul titolo da
						assegnare alla raccolta. Alla fine ho scelto “Anni diversi” affinché i giovani
						lettori possano riflettere fin dalla prima pagina sui grandi cambiamenti socio-economici
						che hanno trasformato lo stile di vita degli italiani negli ultimi quaranta
						anni. Abbiamo migliorato gli strumenti e gli ambienti di lavoro, possediamo tanti
						oggetti che rendono la vita attuale più comoda, ma abbiamo perso il contatto
						con la natura e la capacità di guardare gli altri e il mondo con semplicità.
								Leggendo il libro, racconto per
						racconto, per i non ragusani e i non siciliani, si ha come l’impressione di
						fare un viaggio nelle campagne e nei piccoli borghi contadini. Un viaggio che
						si percorre attraverso i suoi ricordi. E’ pura casualità questa mescolanza di
						ricordi di vita e di tradizioni antiche?
						
						In alcuni racconti mi sono volutamente
						soffermato sulla descrizione di alcuni “riti rurali” del passato, perché ho percepito
						che molte persone li hanno dimenticati o non li hanno mai vissuti. Conoscere le
						tradizioni popolari e i costumi sociali della propria terra significa conservare
						un’identità culturale. A tal proposito Robert Heinlein ha affermato: “Una generazione
						che non conosce la sua storia non ha futuro…”
								Altri racconti sembrano essere
						dediche, ad amici, a parenti e ai suoi genitori: è una percezione corretta che
						si può formare nei lettori?
						
						I protagonisti di alcune storie non
						sono personaggi, ma persone vere dotate di grande spessore umano o della
						capacità di affrontare i variegati eventi della vita con determinazione e
						coraggio, mantenendo la capacità di ridere e far sorridere…
						
						Sono cioè “storie di uomini raccontate
						in una prospettiva di esemplarità morale”.
								I due libri, “Anni diversi” e
						“Cromie”, sono usciti entrambi in un anno che definire malefico è piuttosto
						riduttivo. Sappiamo che lei ha raggiunto altri importanti risultati in ambito
						artistico e culturale, nonostante le difficoltà del periodo. Che cosa ha
						lasciato nel Macauda scrittore e insegnante, fino ad ora, questo lungo anno di
						Covid-19?
						
						Durante questo anno difficile dal
						punto di vista emotivo e sociale ho cercato di “aggrapparmi” alla scrittura e
						alla cultura per non cadere nel vortice della paura. Ho vinto due importanti
						premi letterari (Città di Scicli e Mare nostrum) e partecipato attivamente al
						salotto letterario on line “Chez moi”, creato dal prof. Enzo Randazzo di
						Sambuca. Un’esperienza affascinante, che mi ha permesso di dialogare con scrittori
						importanti (Antonio Caprarica, Lidia Tilotta, Josefina Cerutti, Massino Acciai
						Baggiani, Franco Donatini…) e conoscere tante donne e uomini che amano il confronto
						culturale.
								Quale altra chicca ci riserverà
						per il futuro il poliedrico Giuseppe Macauda?
						
						Attualmente sono impegnato nella
						scrittura di racconti gialli. Vorrei coniugare la passione per il genere letterario
						con l’amore che nutro per la mia gente e la mia terra. E’ un’esperienza che mi
						sta entusiasmando molto.
						
						Cosa ci aspettiamo da questo
						2021, ormai giunto ad un quarto del suo cammino?
						
						Il 2021 sarà ancora un anno difficile.
						La vaccinazione dovrebbe, però, alimentare la speranza di un miglioramento dei
						rapporti sociali, culturali ed economici. Dobbiamo provare con accortezza a
						riprendere le nostre abitudini quotidiane e i nostri impegni sociali e
						culturali, superando l’ondata di pessimismo che ci stava travolgendo. 
								



