Sorveglianza di vicinato
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SICUREZZA PARTECIPATA OVVERO: PIU' VICINI, PIU' SICURI
LA SORVEGLIANZA DI VICINATO
fonte della notizia:
AltroConsumo "InTasca" maggio 2020
Una delle paure che assillano i
cittadini è quelle dei furti nelle case, delle truffe porta a porta e degli
atti vandalici.
Nei quartieri residenziali è un
pullulare di telecamere piazzate sulle villette e nelle palazzine, ma spesso ci
dimentichiamo che il primo strumento di prevenzione questi crimini sono proprio
gli occhi dei cittadini.
Seguendo questo concetto è nato il “controllo
del vicinato”.
Ma che cos’è il controllo del
vicinato?
Si tratta di un progetto di
prevenzione della criminalità, che presuppone la partecipazione attiva dei
cittadini residenti in una determinata zona e la loro collaborazione con le
Forze di polizia statali e locali.
Quindi fare “Controllo del Vicinato”
significa promuovere la sicurezza urbana attraverso la solidarietà tra i
cittadini, con lo scopo di ridurre la possibilità che vengano commessi reati
contro la proprietà e le persone.
In pratica agli abitanti dell’area
interessata è semplicemente richiesto di alzare il livello di attenzione
attraverso pochi, semplici passaggi: tra questi, il “far sapere” che gli
abitanti della zona sono attenti e consapevoli di ciò che accade intorno a
loro.
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Infatti, se i vicini lavorano insieme
per ridurre l’appetibilità degli obiettivi, i furti e tanti altri “reati
occasionali” potranno essere limitati. A nessuno viene chiesto di fare eroismi,
ronde o chissà cosa di speciale.
A tutti invece è richiesto di prestare
maggiore attenzione a chi passa per le strade nonché alle situazioni anomale
che possono saltare all’occhio o generare apprensione ed allarme.
In pratica tutto ruota attorno a
semplici concetti di convivenza sociale, ad un modo di vivere che un tempo era
forse già diffuso: si tratta di un tornare ad una coesione sociale per creare
sicurezza e, perché no, anche riscoprire il gusto di salutarsi e socializzare
tra vicini, un modo di socializzare che specialmente al nord sembra essersi
perduto.
Quindi possiamo dire le armi migliori
per il controllo del vicinato sono la solidarietà tra i vicini e su una buona
dose di senso civico.
Un proverbio giapponese recita “se vuoi
che la tua casa sia sicura lo devono essere anche le strade del tuo villaggio”.
Alcuni comandanti di Polizia Locali
interpellati hanno praticamente risposto nel medesimo modo: “Bisogna
intercettare il malintenzionato sulla strada facendo opera di prevenzione, così
non arriverà a minacciare le nostre case”.
Il progetto di controllo del vicinato
coinvolge ormai più di decine di migliaia di famiglia, in particolar modo dei
Comuni del nord Italia.
Questa filosofia di socializzazione si
basa sulla creazione di reti tra le persone, una sorta di mutuo soccorso tra
gente che abita nella stessa zona e che spesso non si conosce, ma che inizia a
collaborare insieme e con le forze dell’ordine, per segnalare qualcosa di
sospetto.
Le aree dove è attivo il controllo di
vicinato sono segnalate da un cartello bianco e giallo, sul bordo la scritta
"Zona controllo del vicinato" con un disegno stilizzato che in genere
raffigurano una casa con una staccionata e una famiglia sottobraccio a un
poliziotto.
Ma come funziona? I Comuni sono
suddivisi zone, ognuna corrisponde a un gruppo di persone della zona collegate
con una chat whatsapp dove vengono fatte le segnalazioni di auto sospette,
tentativi di furto, atti vandalici, danni al patrimonio e all’ambiente (rifiuti
abbandonati per strada o nei campi), tentate truffe.
Ogni gruppo ha un coordinatore che
riporta le informazioni importanti, sempre via whatsapp, alle forze
dell’ordine. In questo modo i cittadini e tutori dell’ordine sono allertati in
tempo reale, un sistema che ha a che vedere con le ronde, anzi è esattamente
l’opposto.
Ovviamente i cittadini non intervengono
mai in prima persona, ma fanno solo segnalazioni alle forze dell’ordine. In
pratica di tratta di un presidio permanente, fatto da volontari disarmati.
Sono le forze dell’ordine chiamate a
intervenire, il cittadino segnala e basta.
Naturalmente i cittadini che decidono
di costituire una zona di controllo del vicinato devono fare una adeguata formazione
affinché il sistema funzioni e la cosa più importante che viene indicata è quella
di non intervenire mai e in caso di pericolo immediato, ma chiamare il 112.
Per esempio, se c'è un'auto sospetta
che gira per il quartiere a bassa velocità facendo foto alle case, chi ha visto
l’auto prende nota di targa e tipo di veicolo e di qualsiasi particolarità
trasmettendo l’informazione al coordinatore che deciderà se mandarla alle forze
ordine.
Oppure
se un cittadino vede che stanno forzando la porta del suo vicino di casa
chiamerà subito il 112.
Forze
dell'ordine e cittadini uniti
Come
funziona la collaborazione con le forze dell'ordine?
Già
molti prefetti hanno avallato l'iniziativa: i primi protocolli di sicurezza
partecipata tra Comuni e Prefetture risalgono al 2016. Ormai in Italia sono una
settantina le prefetture che hanno inserito nei Patti di Sicurezza il progetto
di Controllo del vicinato.
Dove
c’è una buona diffusione del controllo del vicinato e quindi il maggior numero
di famiglia coinvolte nel progetto, aumentano le segnalazioni dei tentativi e
diminuiscono i furti o altri reati.
E poi con questo progetto si ha più
coesione sociale, si torna a salutarsi tra vicini, e questo non può fare che
piacere. C'è un risvolto sociale, il ritorno ai cortili di una volta che non è
solo sentirsi più sicuri, ma anche aiutarsi reciprocamente. Ci hanno dato
notizie che in questo periodo di emergenza sanitaria alcuni gruppi di controllo
del vicinato si sono attivati per aiutare gli anziani, per esempio fare la
spesa, ma anche solo farli sentire meno soli con una telefonata.
Anche in questo caso alcune
segnalazioni possono portare a conoscenza anche situazioni di disagio. In
provincia di Varese a accaduto che è stata segnalata la presenza di un'auto
sospetta con una persona a bordo che tutti i giorni sostava per 4-5 ore in un determinato
posto e poi se ne andava. A seguito di un controllo la pattuglia scopre che si
trattava di un uomo che aveva perso il posto di lavoro ma si vergognava di
dirlo alla moglie e così ogni giorno fingeva di andare al lavoro e restava in
auto finché non era ora di rientrare a casa. Bene la polizia locale del posto
ha attivato i servizi sociali che sino riusciti a trovare un lavoro all’uomo.
COME
RIDURRE IL RISCHIO DI FURTI E TRUFFE
Bastano
poche regole e tanto buon senso: Ecco qui un mini vademecum per ridurre i
rischi di furti e truffe.
I
NOSTRI RIFIUTI RACCONTANO
Quando acquistiamo oggetti di valore, sbarazziamoci
delle confezioni rendendo impossibile riconoscere quello che contenevano e
rendiamole anonime rimuovendo etichette o scritte che siano riconducibili a noi
o al nostro indirizzo.
Distruggiamo i contenitori per non
dare preziose informazioni ai ladri. Scatoloni vuoti di computer e altri
contenitori di oggetti costosi non dovrebbero sostare intatti sui nostri
balconi o davanti alle nostre case in attesa di essere ritirati dal servizio di
raccolta rifiuti.
QUANDO
SIAMO IN VACANZA
Quando siamo in vacanza, i nostri
vicini sorvegliano la nostra casa e quando loro sono in vacanza, dovremmo fare altrettanto.
Dovremmo perciò: ritirare la loro posta, evitando che si accumuli e riveli che
la casa è vuota; tenere sgombra la loro entrata (pulire davanti alla villetta)
per segnalare che la casa è abitata;
prendere nota di persone e veicoli sospetti che dovessero passare e ripassare o
parcheggiare senza motivo lì attorno e segnalare alle forze dell'ordine.
ATTENTI
AI SOCIAL NETWORK
A volte sui social accettiamo
l’amicizia di amici degli amici di cui in realtà sappiamo poco. Condividere
informazioni con loro potrebbe metterli nella condizione, anche
involontariamente, di diffondere informazioni su noi preziose per i ladri.
Occorre quindi prudenza. Se i nostri smartphone
hanno la funzione di geolocalizzazione attivata, ogni nostra
foto postata sui social network
indicherà automaticamente dove siamo in quel momento anche ai ladri.
TRUFFE
PORTA A PORTA
Se un visitatore si presenta alla
nostra porta dicendo che rappresenta la società o l’ente tal dei tali, chiediamogli
un documento d’identità. Se sono veramente quello che dicono di essere non
dovrebbero avere alcuna difficoltà a esibirlo. Il biglietto da visita non vale.