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23 maggio 1992: 29 anni dopo!

Rubriche > Cronaca e Notizie
23 maggio: Falcone, l'anniversario della strage, seguita due mesi dopo da quella di via d’Amelio.
29 anni: cosa è cambiato...? Una certezza resta: un fil rouge immaginario e reale, una lunga striscia di sangue.
Anche quest’anno si svolgono a Palermo le celebrazioni nel ricordo delle stragi di mafia del 1992, con la presenza del Presidente della Repubblica, sotto l'Alto Patronato del Parlamento Europeo e con il Patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. La manifestazione fa parte del percorso voluto dal Ministero per favorire nelle scuole attività didattiche e approfondimenti sul tema della legalità e per una cittadinanza attiva, responsabile e consapevole.
Ma al di là di quelle le manifestazioni per ricordare questa data, personalmente continuo a chiedermi perché sui fatti gravi che accadono in questo paese il popolo, i cittadini, le persone, GLI ELETTORI, non possono mai conoscere la vera verità?
Il 23 maggio, come il 19 luglio, sono date che rimarranno indelebili nella memoria storica del nostro paese.
Sul come e perché siano potuti accadere due fatti come questi ho l’impressione che andrebbe fatta una “chiarezza” diversa da quella, diciamo, “ufficiale”.
Troppi misteri su come un cambio di itinerario, quasi improvviso, era così “segreto” che in tanti lo conoscevano; troppi misteri su un’agenda rossa che molti hanno visto ma cha nessuno ha mai trovato, oddio forse uno che passava per “strada” l’ha raccolta e gli ha fatto cambiare strada per portarla verso un’altra “Contrada”.
Ma queste sono mie “illazioni”, da cittadino normale quasi pensante.  
Ma da “bravo cittadino” mi limito a ricordare due Giudici Amici che, come dimostra l’evidenza dei fatti, erano terribilmente scomodi: resta sempre da capire a chi fossero veramente scomodi.
Una domanda a cui temo mai avremo risposta.
Sono molti i misteri che avvolgono questi due episodi: “A chi davano più fastidio Falcone e Borsellino? Agli esecutori materiali delle due stragi? O forse a qualcuno ben rintanato nella sale dei palazzi del potere? O forse ancora a tutte e due queste possibilità?”
Di sicuro non davano “fastidio” a tutte, alle tante persone per siciliane e di tutto il Paese, questa è l’unica certezza.
Indubbiamente Falcone e Borsellino stavano scavando a fondo in pantani e fogne che quasi sicuramente andavano ben oltre la lotta alla mafia… forse nell’agenda di Borsellino non c’erano solo nomi di criminali e assassini di fatto, ma anche di altri potenti burattinai.
Ma non sono solo questi i “misteri nascosti” di questo nostro Paese, la lista potrebbe essere lunghissima, mi limito a citarne solo alcuni.
Potrei citare Portella delle Ginestra, ma non lo faccio. Però il dubbio che Salvatore Giuliano sia stato un capro espiatorio perfetto per un efferato atto criminale rimane, come rimane il sospetto che qualcuno (o qualche due) con quella strage abbiamo preso i classici due piccioni con una fava, colpendo al cuore il popolo e creando i presupposti per togliersi dalle palle un personaggio “fastidioso” alla mafia e al potere. Forse la sintesi perfetta di questa vicenda è in un articolo pubblicato dall’Europeo dal giornalista Tommasi Besozzi che intitolò una sua inchiesta “Di sicuro c’è solo che è morto”. Da sempre nella storia i “capipopolo” sono sempre stati scomodi a chi amministra il potere: Salvatore Giuliano, Tommaso Aniello D’Amalfi (il Masaniello), Michelangelo Arcangelo Pozzi (Fra Diavolo), Carlo Pisacane e… perché Francesca La Gamba… tutti uniti da destini e “scomodità” simili.
Potrei citare, ma non la voglio citare, la vicenda di un piccolo aereo che si schianta al suolo il 27 ottobre 1962, su quel piccolo aereo viaggiavano tre persone: il pilota ovviamente, un giornalista americano e Enrico Mattei.
Ma forse molti dubbi sulla vera verità per quello che è stato definito un tragico incidente rimangono. Come rimangono molti dubbi su alcune morti o sparizioni successive, come ad esempio lo strano rapimento del giornalista
Mauro De Mauro, forse perché sospettato di aver scoperto che quel piccolo aereo era stato sabotato. Il De Mauro non è mai stato ritrovato. Anni dopo è stata accertata l’esplosione di una bomba sull’aereo.
Misteri parzialmente risolti, o praticamente irrisolti rimangono quelli di Piazza Fontana (1969), Treno Italicus (1974), Ustica (1980) e la Stazione di Bologna (1980).
In mezzo a queste date incorniciate da misteriosi misteri, potremmo inserire quelle del 2/11/1975, quando colui che è stato additato forsennatamente per la sua immoralità veniva ucciso da un minorenne che poi nel 2005 ha candidamente ritrattato dichiarando che non era stato lui l’assassino: in effetti della sua innocenza era convinta quasi tutta l’opinione pubblica, tranne quelli che dovevano coprire qualcosa! Resta il fatto che quell’omicidio mai è stato a sfondo sessuale… forse in qualche sua inchiesta Pasolini stava scavando dove secondo alcuni non doveva scavare. Del resto lo sappiamo che in Italia non si può scavare dove è vietato, se poi lo si fa nelle fondamenta dei “Palazzi” finisce sempre che qualcuno ci lascia la pelle. Ancora poche settimane fa la scrittrice e intellettuale Dacia Maraini, grande amica di Pasolini, ha nuovamente sollecitato di riaprire il caso Pasolini, ipotizzando che tutto potesse essere collegato a quel piccolo aereo del 1962.
E non dobbiamo tralasciare il 3 settembre 1982, quando il Generale Dalla Chiesa e la moglie vennero assassinati: un uomo mandato allo sbaraglio e senza protezione, sembra quasi un’esecuzione annunciata… o voluta.
Dopo di lui, per arrivare al nostro 1992, molti altri magistrati e funzionari delle forze dell’ordine hanno fatto la stessa fine: Ninni Cassarà, Rocco Chinnici, Boris Giuliano su tutti…
L’unico in questo paese a cui era concesso di scavare era il presidente picconatore, peccato che sia portato nella tomba molti segreti di stato inquietanti, su tutti le verità sul rapimento e il delitto Moro.
Sicuramente da amante dei gialli, dei quali sono un becero scrittore dilettante, mi piace pensare, o millantare diranno molti, che ci sia un lunghissimo fil rouge, cinicamente la definizione “fil rouge” calza tragicamente a pennello, perché questo filo rosso è una lunga e interminabile scia di sangue. Un fil rouge che parte da qual Primo Maggio 1948 per congiungersi all’autunno 1962, passando per altre date fino al 2/11/1975 per poi arrivare al 1978 (dove oltre Moro ricordiamo anche Peppino Impastato nello stesso giorno), per arrivare al 23 maggio e 19 luglio del 1992.
E’ giusto ricordare, è giusto trasmettere ai giovani la memoria dei fatti: la memoria storica deve rappresentare un vero sentimento di coesione tra vecchie e nuove generazioni, tra chi è passata, vivendoli, attraverso a questi fatti e chi deve sapere cosa è accaduto nel Paese prima di loro.
L’unica vera forza trainante per il sapere deve essere la scuola, è lì che, insieme alle famiglie, si forgiano i cittadini del futuro: abbiamo il compito di forgiarli nella legalità, nel rispetto, nel sapere e nella memoria.
Il 23 maggio non deve essere solamente il giorno per ricordare i Giudici Falcone e Borsellino, ma deve essere un giorno in cui dovremmo ricordare tutte le morti civilmente inspiegabili, morti incolpevoli che hanno avuto la colpa di essere una minaccia… per chi non si sa… o fingiamo innocentemente di non sapere.
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