Un dolce canto di primavera
Rubriche > La voce di Lucia
Voce
di miele cullata dal vento
s’ode
lontano ed è lieve il sapore
di
quelle note che Kore ci invia
sul
limitare di nuove speranze.
Canta
la terra e rilascia la figlia
imprigionata
da Ade crudele:
rimane
il tempo da viver leggeri
per
rischiarare una notte sconfitta.
(Lucia Lo Bianco da “Note di Primavera”,
diritti d’autore riservati)
Il rapimento di Kore (Persefone) o il furto della primavera?
Un
dolce canto di primavera
Aria leggera, profumate
fragranze e nuovi tepori. La primavera si annuncia così e da secoli albeggia
nei cuori appesantiti dal lungo inverno mentre balenano prospettive di giornate
più lunghe e serene passeggiate all’aperto. Tanti sono i riferimenti letterari
che ci propongono questa stagione come un vento di rinascita in ogni ambito,
naturale e spirituale, quasi un rito di passaggio che solo possa garantire il
rinnovarsi della vita.
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Durante il Medioevo era
proprio in primavera che i pellegrini intraprendevano lunghi viaggi verso
luoghi di culto come Santiago de Compostela, Roma, Gerusalemme quasi un
ringraziamento nei confronti di chi li aveva aiutati e sostenuti durante i mesi
freddi. La primavera si caricava allora di forti connotazioni spirituali e
religiose che accompagnavano la vita comunitaria degli individui.
Dovremmo chiederci quale
sia oggi il potere mediatico della primavera, nel reiterarsi di limiti e
divieti che appesantiscono gli animi degli italiani già prostrati da un anno di
emergenza sanitaria. Possiamo ancora parlare di rinascita in un momento in cui
gli animi si ritrovano intristiti nell’impossibilità di godere della bella
stagione coi propri cari in allegria? È lecito gioire e sperare ancora che
aprile purifichi l’aria con la sua dolce pioggerellina mentre vengono nuovamente
penalizzati gli abbracci e i contatti umani?
Se il 2020 aveva mutato
prospettive e punti di vista lasciando però aperta la possibilità di un
cambiamento, il 2021 sembra essersi arroccato su una strada senza ritorno cui
solo la vaccinazione di massa potrà portare il tanto agognato “respiro”. Ecco
allora che la fase storica che stiamo vivendo si carica di nuovi imprevedibili
simboli a connotare le nostre esistenze. Il vaccino con la sua primula dalle
primaverili essenze si afferma come la metafora del rinnovamento e della
salvezza, unica sola opportunità da cogliere per toccare la luce, infine,
all’uscita del tunnel.
Un nuovo elisir di lunga
vita sta per dare una definitiva svolta al periodo negativo che ormai viviamo
da troppo tempo. Non è forse un caso che le vaccinazioni si stiano concentrando
proprio agli albori della primavera in cui si prevede una diffusione su una
larga fetta della popolazione in modo da raggiungere progressivamente la tanto
discussa “immunità di gregge” che dovrebbe rendere possibile la libera
circolazione all’interno del nostro paese.
Ritorna allora, quasi
ripescato dal nostro inconscio collettivo, il mito di Kore e del patto con Ade
suo sposo il quale le consentiva di ritornare sulla terra dalla madre Demetra.
Ciò rendeva possibile la fioritura dei campi e lo splendore delle messi
necessarie per garantire il sostentamento degli esseri umani dopo il lugubre
grigiore invernale. Potrà il potere salvifico e rigenerativo della dea donare
la tanto attesa immunità da quel virus che è entrato ormai così pesantemente
nel nostro quotidiano? Nel ciclico alternarsi delle stagioni il dolce canto
della mitica Kore sembra giungere ancora una volta a risvegliare dal torpore
della lunga notte invernale annunciando la libertà in una nuova primavera.
(di Lucia Lo Bianco - 24/04/2021)
Ade rapisce Kore