Il mondo della scuola: tra confronti e speranze
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Siamo, ormai, agli sgoccioli
dell’anno scolastico 2019/2020, un anno che entrerà di diritto nei ricordi di
studenti, docenti e famiglie.
La scuola chiuderà i battenti, così come li ha
chiusi da fine febbraio, con la didattica a distanza che la fa da padrone. Si
prospettano, dunque, gli ultimissimi giorni di lezione a distanza, riunioni
collegiali e scrutini da remoto e solamente gli esami di stato in presenza con
tanto di distanziamento e mascherine.
Di solito, quando si chiude un anno, che
sia scolastico o sportivo si tirano le somme, cosa che per quanto riguarda la
scuola non si sta facendo poiché si sta già pensando, da qualche mese, a come
si ripartirà a settembre. In poche parole la preoccupazione non è tanto per la
chiusura di quest’anno scolastico, ma per la riapertura del prossimo. E qui
partono già le prime prese di posizione.
Da una parte c’è chi difende le
proprie decisioni, il Ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, la quale
sostiene che la didattica a distanza, non sostitutiva delle lezioni in classe,
sia, comunque, una valida alternativa a quella in presenza e che non bisogna
aver paura delle lezioni a casa poiché il digitale è reale, è la lingua dei
ragazzi. Dall’altra sindacati, partiti, filosofi, in primis Massimo Cacciari,
ex sindaco di Venezia, sostengono che la didattica a distanza non possa essere
il futuro della scuola perché nessun tablet o computer può sostituire il
rapporto diretto con gli insegnanti e la socialità che la scuola offre.
Dando
uno sguardo fuori confine ci si accorge che in Danimarca le scuole hanno
riaperto già ad aprile con un numero massimo di 12 studenti per classe e il
distanziamento di, almeno, due metri tra studenti. In Germania le scuole hanno
riaperto gradualmente dal 27 aprile, giorno in cui sono rientrati in classe i
ragazzi che devono sostenere gli esami. In Francia le scuole hanno riaperto, ma
subito chiuso per un aumento dei nuovi contagi da Covid 19 anche tra gli
studenti. In Italia, lo si intravedeva già da marzo, tutto è stato spostato a
settembre confidando, non tanto nel generale inverno, più volte decisivo nella
storia, ma nel solleone estivo che potrebbe debellare, parzialmente, il virus.
Che sia diventata una questione, quasi esclusivamente, stagionale lo dicono
anche gli esperti che parlano già ora di una ripresa del virus in autunno. E
allora, nonostante gli interventi degli accademici, dei segretari delle
principali sigle sindacali, nonostante i confronti che continueranno ad esserci
anche per tutta l’estate, solo a fine agosto sapremo con certezza, in base alla
curva dei contagi, se si potrà tornare nuovamente tra i banchi, cosa che si
augurano tutti: studenti, docenti e famiglie.