Scuola e coronavirus di Franco Fabris
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LA SCUOLA AL TEMPO DEL
CORONAVIRUS
Franco Fabris
Docente di scuola secondaria di I° grado (Prov. di Venezia)
Venerdì
21 febbraio è stato l’ultimo giorno che ho vissuto in classe con i miei alunni.
Ci siamo congedati con l’ultima lezione di geografia, sulla Svezia, e ci siamo
dati appuntamento, come sempre, a lunedì, augurandoci un buon week-end. Eravamo
tutti ignari, in realtà, di quello che stava già accadendo nella vicina
Lombardia dove il Coronavirus si stava già diffondendo a ritmo vertiginoso. Da
quel giorno docenti e alunni non hanno più messo piede a scuola. La temporanea
chiusura, che all’inizio si presentava come un prolungamento del ponte di
Carnevale, si è protratta per tutto il mese di marzo e si protrarrà anche,
probabilmente, nel mese di Aprile. È impensabile, ora, azzardare ad una data di ritorno in
classe, più probabile pensare, forse, alla luce anche della curva dei contagi,
che l’anno in presenza, almeno per gli studenti, sia terminato in una uggiosa
mattina di fine inverno.
Ecco,
allora, che la didattica in presenza, tanto amata o odiata dagli studenti, è
stata sostituita in toto dalla didattica a distanza con non poche difficoltà.
Sia per noi docenti sia per gli studenti la didattica a distanza viene vissuta
come un qualcosa di nuovo, divenuto necessario in questo momento di emergenza.
Al momento, dopo aver verificato che la dotazione informatica a casa sia,
almeno, in uno stato decente e dopo aver rinforzato, per chi non ha internet illimitato,
i giga presenti nelle varie sim, i docenti sono più iperattivi che mai e
mettono in campo tutto quello che la tecnologia offre al fine di mantenere un
contatto costante con gli alunni e le famiglie. Gruppi whatsapp, audio lezioni,
video, piattaforme online, mail sono strumenti utilizzati quotidianamente,
strumenti che hanno sostituito in toto quella che era la didattica in presenza.
Più passano i giorni e più sono gli stessi studenti, dopo l’entusiasmo iniziale
dell’utilizzo delle nuove tecnologie, ad accorgersi di quanto sia importante la
relazione umana in classe anche con quel docente che, magari, non è proprio il
massimo della simpatia. Manca la battuta al momento giusto, il sorriso, il tono
della voce che si alza o si abbassa a seconda dei momenti.
La
tecnologia è sempre stata sinonimo di progresso e sicuramente sia ai docenti
sia agli alunni questo periodo permetterà di acquisire competenze informatiche
che potranno servire in futuro, soprattutto, alle giovani generazioni. Una cosa,
comunque, rimane chiara e definitiva per tutti, alunni e docenti: la didattica
non può e non potrà mai essere il corrispondente di quella in classe perché è costitutivamente
impossibile riprodurre a distanza quello che si fa in presenza.