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The Showmen: anime nere in cuore napoletano

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Questa storia la prendiamo davvero alla lunga, andiamo indietro di 75 anni comodi.
Siamo nell'Italia del 1945, quando la tragedia della Seconda Guerra Mondiale sta finalmente volgendo alla sua fine, dopo anni di tremende violenze ed eccidi che hanno colpito, come sempre fanno le guerre, solo innocenti e le fasce più umili delle popolazioni: resta sempre un mistero capire come mai i ricchi non muoiano quasi mai nelle guerre, ma questa è un’altra storia che nulla ha a che vedere con quella che stiamo per raccontare.
Dunque, dicevamo, siamo nel 1945 e siamo a Napoli, città che al tempo era diventata la più importante base americana durante la liberazione e proprio per questo la città era un brulicare di militare americani che si mescolavano alla vita della popolazione. Questo rimescolarsi di razze e di lingue rendeva Napoli in città che ai giorni odierni non esiteremmo e definire cosmopolita.
La città venne liberata ancora prima dalla tirannide nazista e già da dopo l’armistizio, tra le rovine e le macerie della guerra iniziava a intravedersi la rinascita e il ritorno alla vita.
Anche la musica subiva gli influssi che giungevano da l’oltreocèano, i militari e i marinai dello zio Sam portavano con sé il boogie-woogie, il blues, il rhythm and blues e tutti quello che poi negli anni è diventato il rock’n roll.
Ma le “mescolanze” di quel periodo non erano circoscritte ai soli usi e abitudini o ai generi musicali, erano anche “mescolanze” tra uomini e donne.
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A Napoli molti ragazzini erano chiamati proprio per questo “figli della guerra” e proprio in riferimento a questa situazione è nata una canzone che ormai è una pietra miliare della musica popolare napoletane ma anche del nostro patrimonio musicale e sociale, mi riferisco alla “Tammurriata Nera” che racconta proprio la storia di una donna napoletana che dà alla luce un bimbo di colore, concepito proprio durante la presenza americana negli anni della guerra.
E proprio nei primi mesi del 1945 vengono alla luce due bimbi che saranno in seguito protagonisti della storia che racconteremo: Mario, di madre napoletana e di un soldato americana e Gaetano, figlio di James Smith, militare afroamericano e di Anna Senese.
I due scugnizzi crescendo si incontrano e diventi amici inseparabili, certamente una parte del loro destino li accomunava e nel loro dna era viva la napoletanità, ma nel lor sangue erano presenti tracce evidenti delle origini dei rispettivi padri e tutto questo sfociò nella musica, dove i due negli anni a seguire, insieme ad altri talentuosi musicisti furono i precursori di generi musicali poco presenti in Italia negli anni sessanta: il soul e il  rhythm and blues.
Mario (Musella) e Gaetano, che preferiva farsi chiamare come il padre James, mantenendo però il cognome della madre (Senese) formano alcuni gruppi musicale fino a che nel 1966 (insieme a Franco 'Frankie' Del Prete, straordinario batterista (scomparso nel febbraio si quest'anno), a Elio D’Anna, sassofonista e polistrumentista, a Luciano Maglioccola, tastierista e Giuseppe Botta alle chitarre) il gruppo The Showmen.
The Showmen è un gruppo che lascerà tracce indelebili nella storia della musica italiana, nonostante la loro attività sia circoscritta a pochi anni. Possiamo certamente affermare che gli Showmen insieme ad un altro gruppo, certamente più longevo di loro, i New Trolls, siano state la band che hanno tracciato un nuovo e importante percorso musicale innovativo nella musica italiana.
Se i New Trolls sono stati il gruppo che, per quanto molti altri vorrebbero attribuirsi il merito, per primi hanno portato l’hard rock e la psichedelia nella musica italiana, e i nostri Showmen sono stati i pionieri del blues, del soul e del rhythm and blues.
La musica degli Showmen univa tradizione black e con la melodia classica della canzone napoletano, il loro sound era intriso di contaminazioni, per quanto che per quell’epoca parlare di contaminazioni fosse impensabile, di napoletanità, pulsazioni afroamericane e suoni d’oltreocèano. Furono realmente i precursori di un nuovo sound che dal dopoguerra fino ancora ad oggi contraddistingue molta musica napoletana, nella quale si mescolano rock, jazz e blues: è anche grazie a loro che Napoli iniziò a scuotere il panorama musicale italiano.
La loro produzione musicale spazia tra molti orizzonti, tra la riproposizione di classici del blues e del r&b e una produzione di brani scritti da loro, passando anche attraverso la rielaborazione di classici della musica leggera italiana come “Un’ora sola ti vorrei”, con la quale vinsero anche il Cantagiro nel 1968 nella sezione riservata ai complessi; parteciparono anche al festival di Sanremo in un paio di occasioni.
Il gruppo si è sciolto è riformato più volte, ma in realtà il suo vero scioglimento è quello del 1970, per quanto negli anni successivi le sue rifondazioni sono in pratica finite sul nascere.
Ma come spesso accade da uno scioglimento possono nascere nuove e ancora più importanti esperienze musicali e molti dei componenti il nucleo originale degli Showmen fanno parte della storia della musica e della cultura del nostro paese.
Mario Musella continuerà come cantante solista, collaborando con il sassofonista Enzo Avitabile, il chitarrista Carlo Manguso e altri musicisti dell'area vesuviana, fino alla sua prematura scomparsa soli 34 anni nel 1979.
Gli Osanna di Elio D'Anna
Elio D’Anna prima forma insieme al chitarrista Danilo Rustici gli Osanna, una band molto importante nel panorama progressive rock italiano, poi abbandona la musica suonata, diventando raffinato e studioso musicologo, occupandosi di iniziative imprenditoriali nel settore sociale.
James Senese e Franco Del Prete, insieme la tastierista Mark Harris e al bassista Tony Walmsley, forse il più importante gruppo rock jazz italiano.
Ricordando il periodo dei suoi inizi artistici e quindi il periodo degli Showmen, James Senese in una sua intervista raccontava che registrarono il loro primo disco in tre mesi, sotto la supervisione del grande Vito Tommaso, produttore e musicista, che seppe cogliere tutte le istintività del gruppo.
Napoli Centrale
Senese racconta ancora che stavano in albergo a Roma per tre giorni la settimana e Roma, per loro ragazzi delle periferie napoletane, era come New York.
Quell’album vendette oltre un milione di copie, cifra impressionante per quei tempi e la loro vita cambio da un giorno all’altro: nel 1969 The Showmen era l’unico gruppo napoletano a pubblicare per una casa discografica nazionale e che scalava le classifiche.
Il racconto del sassofonista continua dicendo che quel 33 giri raggiunse quel grande successo sullo strascico di quello che il gruppo aveva raccolto qualche mese prima con la vittoria al Cantagiro con “Un’ora sola ti vorrei”, canzone scritta nel 1938 e che dopo degli Showmen fu ripresa anche da Giorgia in suo CD prodotto da Pino Daniele.
Senese spiega che il LP “The Showmen” è stato un disco che si identificava con il suo territorio e la sua cultura, la voce di Mario graffiava, a James ricordava il graffio di Ray Charles e molti dicevano che il suo sax sembrava quello di John Coltrane, con i martellanti ritmi della batteria di Franco Del Prete che sostenevano tutto il sound, che così commentava le sue emozioni: “Tra noi c’era un qualcosa di magico: eravamo un’unica anima. Quando Mario cantava ‘Georgia on my mind’ io da dietro la batteria, pur non capendo una parola d’inglese, piangevo dalla commozione, cosa che succedeva anche quando James si lanciava in uno dei suoi incredibili assoli. Eravamo ragazzi semplici che, con passione e dignità, provammo a riscrivere, con la musica, il nostro destino».
Quel disco conteneva anche «Non si può leggere nel cuore» di Franco Califano, «Gloria ricchezza e te», «Papa’s got a brand new bag» e «Let yourself go» di James Brown, «Credi, credi in me», cover di «Mercy Mercy Mercy» di Joe Zawynul.
Questo gruppo di scugnizzi, tutti nati sul finire della guerra o poco più in là, saranno sconosciuti a molti dei nostri lettori, ma hanno contrassegnato un’epoca importante nella musica intaliana.
Alcuni di loro anche in seguito hanno lasciato momenti incancellabili nella musica.
Elio D’Anna, prima di rimettere nella custodia sax e flauto, ha affrontato viaggi importanti prima con gli Osanna e poi con gli Uno e ha composto colonne sonore di film di grande successo.
James Senese e Franco Del Prete con Napoli Centrale hanno fondato una band storica, che ancora oggi infiamma le platee e che sono stati trampolino di lancio di un certo Pino Daniele, che ha mosso i primi come bassista in Napoli Centrale.
Quello con Pino Daniele per Franco e James non è stato solo un sodalizio artistico, ma è stata anche una grandissima amicizia, per James uguale a quella che lo aveva legato a Mario Musella.
Questa è una storia che nasce da lontano, ma che è una storia che merita di essere raccontata.
L'Astrolabio di Swanbook
Redazione: Desenzano del Garda
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