I giovani e il fumo
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02/06/2020
I giovani e il fumo: tabacco, sesso e …
Un feeling pericoloso che si
trasforma attraverso nuovi percorsi: la sigaretta elettronica e i social.
Da inchieste e studi
realizzati sia da ricercatori universitari che da associazioni di consumatori
il 20% dei giovani si avvicina sempre più frequentemente alla sigaretta, alcuni
dati parlano del 20%.
Mentre la pubblicità dei
prodotti da fumo è vietata e trova contrapposizione con una lotta serrata
contro il tabagismo per tutti, ma in particolar contro il tabagismo nei
giovani, sui social network si alimenta l’immagine che la sigaretta e il fumo
siano un gesto positivo e sexy.
A seguito di continue campagne antifumo portate avanti da associazioni che lottano
contro il cancro, di inchieste di Altroconsumo e altre associazioni di
cittadini, dell’intervento dell’Antitrust, finalmente il Ministero della Salute è
intervenuto con decisione ribadendo nuovamente che la pubblicità di questi
prodotti è assolutamente vietata, è lo anche sui social, e annunciando di aver richiesto l’avvio
di un “percorso legislativo finalizzato all’aggiornamento della normativa”, per
renderla più specifica.
Sembrerebbe che la sensibilità
delle istituzioni verso questo delicato tema ci sia.
Ma questo non ci impedisce di
porci alcune domande: la società sta davvero facendo qualche passo in più
sull’argomento fumo? Se è vero che lo “svapo” trova ad esempio su Instagram un
nuovo luogo in cui parlare ai giovani per attirarli al fumo, cosa succede
invece con le sigarette tradizionali?
Una prima risposta ce la siamo
data: il fumo sui social esiste e intensifica tutto il suo carico di
pericolosità.
Il fumo è, soprattutto per i
giovani, un potenziale danno in prospettiva futura, può certamente prospettare
una ‘carriera da fumatore’.
Ai danni causati dal fumo si associano
problemi di salute significativi durante se ci si approccia al tabacco e ai
suoi derivati in tenera e giovane età oltre ad essere un fattore di rischio da
adulti per l’insorgere di malattie polmonari croniche, e non solo, è causa
anche di problemi cardiovascolari e tumorali. I piccoli fumatori hanno una
ridotta funzionalità polmonare e hanno più probabilità di soffrire di mancanza
di respiro, tosse, catarro e respiro sibilante. La nicotina, oltre a creare
dipendenza, può alterare il processo di maturazione del cervello, con
ripercussioni su capacità cognitive e disturbi dell’umore.
Secondo diversi studi, l’età
in cui si comincia a fumare determina quello che il giovane potrà essere nel
futuro, da adulto. Le statistiche indicano che il 90% dei fumatori inizia ben prima
dei 18 anni il suo rapporto con il tabacco e le sigarette e più una persona è
giovane quando inizia, più è alta la probabilità che diventi un fumatore ‘professionista’
da adulto.
A contrapporsi a queste
statistiche altre confermano che chi non inizia a fumare durante l’adolescenza
è improbabile che cominci a farlo in seguito.
Riteniamo che un grande
compito della società, delle istituzioni, della medicina e dei cittadini sia
quello della prevenzione della diffusione del fumo tra i giovani: questo è davvero
un tema chiave per loro e per la salute pubblica e per il futuro.
Per quanto i dati attestino
che il fumo nei giovani sembrerebbe in calo (del 3% in meno rispetto al 2014
secondo la Global Youth Tobacco Survey 2018), in Italia fuma ancora il 20% dei ragazzi
compresi trai i 13 e i 15 anni e sono in maggioranza le ragazze che sono più
dei ragazzi.
Anche l’Airc (Fondazione per
la Ricerca sul Cancro) ha lanciato l’allarme: l’attenzione deve restare alta
sui giovani e sulle donne fumatrici, il cui numero è in crescente aumento: +24%
nel 2017 rispetto al 2016. Ma torniamo a parlare della
pubblicità sul fumo, spesso anche occulta oppure spinta a viva forza dagli
influencer sui social. I signori dell’industria del tabacco sanno alla oerfezioneche quello dei giovani è un mercato di enorme importanza strategica, è la grande miniera dei consumatori del domani.
La pubblicità dei prodotti da
fumo è vietata, ormai da anni, (sono lontani i tempi in cui sulle sfreccianti
formula uno campeggiavano gli sponsor del tabacco) e, in effetti, facendo una
ricerca sui social sembrerebbe non esserci il fenomeno di grandi influencer che
sponsorizzano palesemente, nominandole, certe aziende, ma questo non esclude
che accada in modo occulto.
Un recente studio commissionato
dall’associazione statunitense Tobacco-Free Kids certifica che da post e
testimonianze raccolte, le case produttrici di prodotti per il fumo avrebbero
chiesto a persone seguite sui social, in vari paesi, tra cui l’Italia, di
partecipare ai loro eventi, pubblicare foto, hashtag (parole chiave)
concordati, che alludessero al loro marchio.
Giusto per non fare nomi
eccone alcuni esempi di hashtag utilizzati per surrogare ai giovani uno strano,
ma mirato ai fini commerciali, concetto di ‘autonomia e indipendenza’:
#YouDecide, #DecideTonight quelli che sarebbero stati usati per Marlboro,
#FreedomMusic per Winston, #lus per Lucky Strike.
Le aziende si sono ipocritamente
giustificate in vari modi, sostenendo di aver rispettato le leggi locali o di
essersi rivolti solo ad adulti già fumatori: peccato che i post fossero
visibili a un pubblico di più paesi e soprattutto costituito dai giovani che
sono notoriamente la stragrande maggioranza di frequentatori dei social.
Questa situazione creatasi ha
dato luogo a una petizione rivolta a social e istituzioni Usa per regolamentare
la comunicazione sul fumo e sullo svapo.
In Italia ha aderito, fra
tanti, l’alleanza scientifica contro il fumo ‘Tobacco Endgame’, che su questo
argomento ha scritto anche al governo.
Ma se andiamo su Instagram, cercando contenuti legati al fumo, cosa troviamo?
Ci auguriamo che genitori attenti abbiamo notato che alcuni dei beniamini della musica rap e trap dei loro figli si ritraggono con sempre maggior frequenza e con una certa disinvoltura nell’atto di fumare: sono solo sigarette? è la domanda da porci.
E se non fosse solo tabacco?
Magari marijuana o altro, non è sempre facile capirlo.
Tutto questo fa parte di uno stile, di una moda, potremmo dire, ma quello che appare evidente è che il fumo rappresenta un simbolo di ribellione e trasgressione.
Proviamo ad immaginare quanti
milioni di ragazzini di tutto il mondo seguono i loro beniamini in questo modo,
così pervasivo e impattante e devastantemente pericoloso: questa non è forse
una forma di pubblicità occulta?
Ci sarà forse qualcuno dietro
a questi idoli e simulacri dei noi giovani?
Proviamo un po’ a immaginare a
quanto possa valere agli occhi degli adolescenti una sola immagine di un
personaggio influente che fuma una sigaretta, con gusto e soddisfazione e con fare
“da artista maledetto”: questo tipo di immagini che impatto pensate possano
avere rispetto a una qualsiasi campagna pubblicitaria tradizionale: da che
mondo è mondo i giovani (è stato così anche per noi a suo tempo) cercano di
emulare i loro idoli, che siano artisti o sportivi.
Tutto questo sistema mediatico
dove porta? Indubbiamente ad inculcare nei giovanissimi l’idea che il fumo sia
qualcosa di normale e quasi benefico, e questo è l’aspetto effimero del
problema, Quello reale invece ci porta ai danni gravi del fumo per i più
piccoli e la società, in questo senso davvero non ha delle responsabilità
rispetto al proliferare di questi messaggi astutamente veicolati sui social,
quando sono seguiti da così tanti giovani?
Sarebbe una cosa importante
che i genitori provino a fare una ricerca sugli hashtag più diffusi sull’argomento
fumo, questi sono alcuni dati: #smoke (20,6 milioni di post a maggio), #smoking
(5,8 milioni) o - in italiano - #fumo (281mila), #sigaretta (131mila).
In numerosissimi post sono
pubblicate milioni di foto che ritraggono donne che fumano. Non ci vuole molto
per capire come l’immagine della sigaretta viene spesso associata alla
sensualità, alla bellezza femminile, al glamour, all’eleganza.
Sembrerebbe a volte evidente di
come associato al fumare una sigaretta si celi anche il mondo dell’erotismo,
nel quale, in effetti, la stessa sigaretta ha sempre rappresentato un feticcio.
Non capita di rado che qualche
profilo sui social si venga poi rimandati a siti pornografici, in altri ancora
incappiamo in siti dove ci sono solo foto professionali di modelle che fumano.
Se gironzolando ancora
capitiamo sulla foto di una ragazza che fuma, in pose non particolarmente
provocanti e tra i
commenti: “Molto carina! Ti
piacerebbe lavorare come smoking model?”
Nessuno ha mai pensato che
dietro il connubio fumo e sesso possa celarsi il rischio pedofilia?
Le nostre responsabilità
Chiariamo una cosa: è
certamente libera volontà di un comune utente dei social quella di farsi una
foto mentre fuma, ma quello che ci chiediamo è altro. Sappiamo tutti che Il
fumo può uccidere, lo abbiamo visto, per anni si è lavorato per eliminarlo dai
contenuti visti dai più giovani, per anni la legislazione ha posto divieti e
limiti per evitare che se ne desse un’immagine positiva, anche ottenendo
progressi importanti. Ma dobbiamo domandarci, e naturalmente è anche giusto che
ognuno di noi si dia la sua risposta:
è giusto che nel mondo virtuale
più frequentato dai ragazzi circolino immagini positiva della sigaretta e del
fumare?
è giusto che ci sia una
promozione del fumo nei social, mentre fuori si cerca in tutti i modi di
combattere il tabagismo tra i giovani?
abbiamo oppure no tutti noi una
responsabilità, a cui tutti siamo chiamati, affinché i social non siano un
luogo in cui, intenzionalmente o meno, si “concimano” nuove generazioni di
fumatori?