Viviana Laffranchi: a viso aperto e cuore in mano
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In occasione
dell’imminente uscita del nuovo singolo “Bye bye summer” che sarà contenuto nel
CD “Inconsapevole”, album che uscirà più avanti per l’etichetta Multiforce di
Tiziano Giupponi, abbiamo la gioia di rincontrare un’amica che qualche anno fa
ha collaborato con grande successo con noi, regalando momenti di grande
spettacolo.
La nostra ospite è Viviana Laffranchi, musicista e cantautrice valsabbina e gardesana di
adozione, giacchè vive a San Felice del Benaco.
Viviana è un’artista
molto legata al suo territorio di appartenenza, è stata definita “la ragazza
del dialetto”, ha scritto e prodotto numerosi pezzi in dialetto, raccontando gli aspetti popolari della brescianità. Una produzione
dialettale che ha consentito a Viviana di affermarsi in un settore dove
predominano gli uomini.
In periodo di
lockdown, non potendo, per ovvi motivi, tornare nella sua Vestone, come sarebbe
accaduto normalmente se il 2020 fosse stato un anno normale, si è avvicinata
alle sue origini abbracciando la sua gente, dedicando a loro “L’inno della
Valsabbia”, ovviamente scritto nel suo dialetto.
Ma
noi siamo qui per parlare del nuovo del singolo di Viviana e per far conosce a chi vive lontano
dal Garda, una cantautrice ricca di talento, genuina, sincera e umile, tanto da farla scrivere su sé stessa: “Che volete che scriva su di me ... sono una vip dei
poveri, ma ho tantissimi amici che mi fanno sorridere anche quando dovrei
piangere e ... fra tutte le altre cose che ci sarebbero da dire, io dico ... W
LA MUSICA”
L'inno che Viviana a dedicato alla sua terra: la Valsabbia
L'inno dedicato alla sua terra, la Valsabbia
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Ben
ritrovata Viviana, noi ci conosciamo da tempo, ho avuto l’onore e il piacere di
collaborare con te in alcuni eventi, ma raccontiamo a chi non ti conosce chi è Viviana
Laffranchi. Innanzitutto, che bambina è stata la piccola Viviana? Studiosa o
monella? Giocava con le bambole o correva per i prati?
La
piccola Viviana era una bambina timidissima, raccontano che mi bastava un filo
di lana per perdermi ore da sola a giocare. Però appena iniziata la scuola, già
scrivevo le prime canzoncine che mai avrei creduto di poter cantare in
pubblico, vista la mia timidezza.
Come
è entrata la musica nel tuo mondo?
Il
mio mondo è sempre stato fatto di musica, già all’ asilo ricordo che avevo
sempre una colonna sonora immaginaria (un po’ alla Peter Griffin), era
bellissimo. Per studiare ho aspettato le superiori purtroppo e ancora sto
studiando. Potessi ricominciare, inizierei anche prima.
Mamma
e papà, i tuoi fratelli, hanno condiviso la tua scelta di vita?
Sì,
mi hanno permesso di iscrivermi alle accademie che ho frequentato, forse
faticavano a credere che potesse diventare un lavoro.
In realtà faticavo a
crederlo anche io ... vengo dalla Vallesabbia, dove il lavoro è visto come
qualcosa che difficilmente ha a che vedere con l’arte. Però poi anche in tempi
grigi per tanti (e non parlo di covid, perché quello è grigio anche e
soprattutto per l’arte) io riuscivo ad essere la parte musicale di serate ed
eventi e iniziavo ad essere cercata nelle accademie del bresciano per portare
la mia esperienza a ragazzi che intendevano avvicinarsi al mondo del canto
moderno.
E
gli inizi del tuo viaggio nella musica? Hai studiato musica?
Ho
preso lezioni private, ho frequentato l’accademia delle Dissonanze, dove oggi
insegno e l’Accademia Preludio di Brescia. Ho fatto tantissimi stage e corsi di
doppiaggio, speaker radiofonico, dizione, lettura espressiva, composizione di
un brano. Ho cercato di imparare ad utilizzare la voce a tuttotondo.
Una passione
che è diventata professione o professione che è diventata passione?
… decisamente
una passione che è diventata professione e che per qualche anno mi stava
sfuggendo di mano. Ovvero, la passione stava lasciando il posto ad una
professione un po’ triste. Amo insegnare quello che ho appreso alle persone, ma
durante i live avevo messo da parte Viviana Laffranchi per lasciare il posto a una
show girl pronta ad accontentare ogni richiesta, come ogni “Alvaro Soler” del
momento, per permettere di ballare e di divertirsi a tutti quanti. Senza nulla
togliere anche a questo aspetto fa parte
del mio lavoro e paga di più che “il cantautorato dei poveri” come lo chiamo
io, però il lockdown mi è servito a ritrovare me stessa e a rimettermi
educatamente in gioco.
Sei da sempre
molto presente in iniziative, eventi importanti e anche nelle feste popolari.
Come lo vivi il rapporto che con il tuo pubblico, con chi ti segue … (e sono
tanti davvero)?
Io adoro la
gente, mi piace guardare e vedere (che sono due cose diverse). Capita che mi
emozioni fino a commuovermi ad una cena aziendale, ad un pranzo di Natale, ad
un matrimonio. Un’emozione bellissima è stata l’inaugurazione della ciclabile a
Limone: vedere gli addetti ai lavori, quelli che per lunghi mesi hanno lavorato
appesi piangere a dirotto, il sindaco e la moglie scalzi che ballavano fra la
gente. Nessuno badava alla pioggia che non è riuscita a rovinare la festa,
troppo entusiasmo e gioia. Come si fa a non amare questo lavoro!
Viviana con la band
Come riesci a
conciliare il lavoro con la famiglia e la vita privata, sei mamma di due figli,
come riesci a goderteli e seguirli?
D’estate sono quasi tutto
il giorno con loro e d’nverno concentro tutto il tempo che ho per renderlo di
qualità ... Al
mio bimbo faccio un sacco di sorprese
Il
tuo amore per la musica non è solo scrivere, cantare e fare concerti o
collaborazioni con molti artisti, ma è anche insegnamento. Quanto è importante
e gratificante per un musicista insegnare musica e canto?
Non
credo sia uguale per tutti, io parlo per me. Voglio bene a tutte le persone che
ho formato. Con gli adulti sono nate ottime amicizie, perché poi si finisce per
essere anche un po’ psicologi, non voglio abusare del termine, non ho studiato
psicologia, ma il canto è uno sfogo, una liberazione da tutte le ansie della
giornata e sovente capita di piangere. I bambini mi raccontano i loro sogni,
qualche paura, tirano fuori il coraggio e a volte trovano la passione.
Questo
è un anno di sofferenza per arte e spettacolo. Come hai vissuto il lockdown e
come stai vivendo questo periodo di grande incertezza, che peraltro sta
penalizzando il lavoro di tantissimi lavoratori dello spettacolo?
Come
ti dicevo, io scrivo e studio ogni mattina, sto lavorando ad un nuovo libro e
approfondendo la chitarra. Mi preparo a ripartire alla grande, insomma, certo
non è facile e la paura per il futuro non manca. Ho un album che adesso non so
quanto aspetterà in cantiere, non avrebbe molto senso farlo uscire ora che non
lo posso presentare dal vivo come vorrei.
Nonostante
il lockdown hai scritto anche un romanzo, parlaci di “Potresti essere tu”
Ho
firmato un contratto con Angolazioni editore qualche mese prima dell’arrivo del
covid, doveva essere un romanzo che un finale diverso, invece ho prolungato la
stesura fino agli inizi di giugno e “Potresti essere tu” è uscito il 20 di
giugno con una parte finale in cui la protagonista si trova ad essere donna,
madre, moglie e anche figlia durate questa maledetta pandemia. Ho raccontato di
Martina, una ragazza che vive raccontando ad un diario segreto di lei stessa e
della gente che le passa accanto. E’ un libro ricco di sentimento e di vicende
di vita. Sono raccontate tante storie, tanti caratteri. Il titolo è stato
scelto proprio per questo, è facile riconoscersi in uno o nell’altro
personaggio. Sta piacendo, sto iniziando a presentarlo qua e là. Sono contenta!
Hai comunque
trovato stimoli e l’energia (che mai ti manca a prescindere) per realizzare un
nuovo progetto musicale. Parlaci di “Bye bye summer”, singolo che uscirà il 16
ottobre e naturalmente vorremmo qualche anticipazione su “Inconsapevole”, l’album
che conterrà ”Bye bye summer” e che uscirà fra qualche tempo.
Andare in
studio e vedere nascere un pezzo mio, credo che sia una delle emozioni più belle
che io possa provare. Vedere gli amici di una vita alternarsi per impugnare lo
strumento e suonare i miei brani è un qualcosa che non so nemmeno spiegare. Lì ho
chiamati tutti, alcuni non li sentivo da tempo. Adesso spesso si sceglie di
lavorare con suoni finti, lavorare più di pc che non di strumento vero e
proprio. Invece io sono andata alla vecchia. Quello che si sentirà nel disco è tutto
vero. Le chitarre di Michele Coratella e Federico Chikko Zanetti, le batterie
di Amos Castelnuovo e Mauro Carraro, l’armonica di Luka Nocco, le tastiere, l’organo,
il pianoforte di Giulio Scalmana ... Tutti strepitosi davvero! Hanno regalato
tantissimo ai miei brani e lo hanno fatto per il gusto di suonarli e alla fine
mi hanno pure ringraziato. So che non è da poco e li ringrazio io tantissimo.
Spero possiate ascoltare presto, Nel frattempo Vi regalo “Bye bye summer” che è
un pezzo che racconta di quelle spensierate estati degli anni 90. C’ è un po’ di
malinconia in un video che mostra tanti oggetti di allora.
Anche per te la domanda consueta che poniamo ai nostri intervistati: descriviti utilizzando solo tre aggettivi!
Matta,
poliedrica,
sincera.
Ora non ci resta che aspettare di riascoltare e rivedere finalmente in concerto Viviana.
Nel frattempo guardiamo il video e ... perchè no ... leggere il suo libro.