Nerone: un imperatore privato
Arte e Cultura > Il viaggio di Ulisse a cura di Maria Chiara Dal Cero
Tra i tanti imperatori
della storia romana, molti sono noti per vicende particolari, travestimenti o
peculiarità caratteriali. Basti vedere le numerose monografie su alcuni
protagonisti come Caligola. Nella cerchia di questi si trova sicuramente anche
Nerone, ultimo rappresentante della dinastia Giulio-Claudia, eccentrico
personaggio che non lasciò indifferenti nemmeno i suoi concittadini.
Tutti conoscono questo
personaggio con una forte connotazione negativa sul suo conto perchè la sua
politica è stata effettivamente in alcuni punti brutale e anche folle.
Salì al potere nell'anno
54 d.C. e fu caratterizzato fin da subito da una politica molto malleabile e
retta, ma che non durò per tutto il tempo del suo regno.
Il suo vero nome latino
è Lucius Domitius Aenobarbus Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus, il quale
ricorda molti nomi della stessa dinastia da cui proviene.
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In realtà, come già
anticipavo, all'inizio del suo governo si può parlare di “quinquennio felice”
perché, ancora giovane per un potere così ampio, fu accompagnato dalla mano
destra sicura e bramosa di potere della madre Agrippina, la quale cercò in ogni
modo di portarlo al vertice del regno anche con modi non del tutto ortodossi.
Vediamo quindi che già nell'entourage del novello imperatore si stagliano
figure non completamente risanatrici della politica romana né tantomeno capaci
di intraprendere strade ortodosse.
Una figura invece di certo più politicamente
corretta nel percorso di reggenza dei primi cinque anni neroniani fu invece il
filosofo Seneca, autore di molte opere di filosofia, tra le quali spicca in
questa situazione il De clementia, un'opera rivolta direttamente a
Nerone in cui si indicava la strada più corretta da percorrere nella reggenza
di un impero così vasto come era quello romano.
Nerone e Agrippina
Lo stile di Seneca fa
ancora tremare gli studenti sui moderni banchi di scuola perchè si caratterizza
per un periodare molto brachilogico a volte, mantenendo comunque la sua tipica
marca: l'inconcinnitas motivo per cui il modo di scrivere può essere
contrapposto a quello di Cicerone.
Quindi all'interno di questo binario che prevedeva da una parte la madre e
dall'altra il filosofo, Nerone inizia a sentirsi stretto tra le redini materne
e proprio per questo comincia ad assaporare il gusto del potere che presto
diventerà sostanzialmente dispotico.
Dopo questi famosi
cinque anni, la sua politica subì un netto mutamento: si macchiò di matricidio
e costrinse Seneca ad allontanarsi dalla vita politica nonostante le sue
esortazioni per rimanere nella rotta un governo equilibrato.
In questo nuovo periodo,
trova terreno fertile un nuovo protagonista, il prefetto del pretorio
Tigellino, il quale sembra adattasi maggiormente alla politica così controversa
di Nerone, e al quale viene lasciato un potere molto influente.
È chiaro che accanto ad
un uomo così portato a non avere mezze misure non poteva essere accanto a lui
una sola moglie: la prima che “conquistò” il cuore di Nerone infatti fu
Ottavia, che il quale poi la lasciò per sposarsi invece con Poppea, che era
vista da tutti, compresa la madre di Nerone, come una cattiva influente sulla
politica neroniana.
Essenzialmente però il
tratto che più spicca di Nerone nella sua linea di direzione dell'impero è
quello di prestare molta attenzione all'ambito privato, senza prestare molta
considerazione ai veri problemi del popolo e del Senato.
Alcuni studiosi infatti vedono nell'incendio che devastò Roma nel 64 a.C. (uno degli episodi per cui Nerone fu ricordato nella storia) il vero motivo per cui Nerone potè costruirsi una propria villa privata: la Domus Aurea. In questa casa spettacolare Nerone ospitò le opere più importanti dell'antichità dando l'incarico ad un suo servo di andare per le corti più fiorenti anche fuori dall'impero e di tornare con opere d'arte famosissime da poter esporre.
Fin dal passato la Domus Aurea ha destato curiosità: è qui che “nascono” le grottesche dopo che la villa cadde in rovina per il disuso.
Si dice che in una delle sale più importanti della domus vi fosse un sistema rotante sul soffitto circolare perchè l'imperatore potesse seguire il cambiamento dei segni dello zodiaco nel trascorrere del tempo. Di certo la capacità di far percepire stupore e meraviglia non mancavano nella folle mente di Nerone.
Alcuni ritengono che
anche l'incendio sia stato causato proprio in funzione della costruzione di
tale dimora: si dice infatti che Nerone stesse recitando in greco l'Iliupersis,
poema riguardante la caduta della città di Troia, mentre alle sue spalle Roma
bruciava immersa nelle fiamme. E in questo caso la colpa dell'incedio sembra
essere attribuita proprio all'imperatore che si procurò una situazione molto
simile a quanto egli stava recitando.
Se si pensa che
l'incendio distrusse in gran parte anche la prima casa di Nerone, la Domus
Transitoria, questo potrebbe venire in appoggio a quanti lo incolpano del
misfatto secondo il principio di distruggere la casa precedente per doverla
ricostruire ex novo.
Roma dopo tale sventura
fu ricostruita: molti infatti erano i luoghi popolari in cui spesso avvenivano
incendi più o meno gravi, tra questi la Subura (corrispondente oggi al Rione
Monti), quartiere povero e malfamato che gli imperatori cercano tutti i modi di coprire (non ultimo Augusto
che alzò un muro alto circa 30 metri per coprire la zona e per isolare il suo
foro da eventuali incendi con una pietra utilizzata appositamente per tale
funzione).
La ricostruzione
prevedeva strade larghe, case su pochi piani e una maggiore attenzione
all'utilizzo di materiali che spesso erano altamente infiammabili.
La personalità di Nerone
indubbiamente mostra di avere un ego smisurato e questo si riflette anche in
vari aneddoti che ci riportano diversi autori antichi.
In particolare. egli
creò sul modello dei giochi istituiti ad Olimpia (le Olimpiadi appunto) i
propri giochi personali chiamati Neronia in cui il canto e la poesia non
potevano mancare dato che erano attività predilette dall'imperatore. Si recò
anche in Grecia per partecipare ai giochi, dai quali uscì vincitore, ma alcune
fonti riportano che finì così perchè dopo essere caduto durante una corsa con
il carro, gli altri atleti temendolo si ritirarono per non superarlo.
Tornando invece a Roma,
si ricorda anche una statua colossale voluta da Nerone posta nella zona dove
ora sorge il Colosseo (da cui prende il nome), vicino comunque alla domus
aurea. Questa rappresentava la sua effigie, la quale fu poi cambiata con la
testa del dio sole dagli imperatori successivi. Chiaramente di questa imponente
statua fatta con materiali preziosi non ci è rimasto nulla, se non le
sempiterne citazioni degli antichi.